Il fatturato mondiale delle aste di arte contemporanea, tra il 1° luglio 2021 e il 30 giugno 2022, si chiude a 2.7 miliardi di dollari e fa registrare una leggera contrazione del -1.1%, frutto – dicono gli analisti di ArtPrice nel loro ultimo rapporto dedicato all’arte Ultra Contemporanea – della politica di tolleranza zero sul covid messa in atto dal Governo di Pechino.
La Cina, infatti, nello stesso periodo del 2020/2021 era la leader incontrastata di questo segmento mentre oggi ha perso il -33% e lasciato la testa del mercato che è stata riguadagnata dagli Stati Uniti, cresciuti del +20%.
Sui pericoli globali della strategia zero covid cinese già in estate eravamo stati messi in guardia da ISPI che vi aveva dedicato uno dei suoi Daily focus. “In nome della politica ‘zero covid’ – scrivevano il 15 luglio scorso – negli ultimi mesi il governo cinese ha imposto lunghi lockdown improvvisi anche totali in diverse città e pesanti restrizioni alla mobilità, che hanno zavorrato la ripresa economica della Cina. La ridotta performance cinese alimenta timori anche al di là dei confini nazionali, mentre i responsabili politici di tutto il mondo, alle prese con le sfide della guerra in Ucraina e le interruzioni delle catene di approvvigionamento, sono costretti ad aumentare i tassi di interesse per frenare l’inflazione, e ovunque cresce lo spettro di una recessione economica globale“.
Senza la politica zero covid della Cina, infatti, il mercato globale dell’arte contemporanea sarebbe cresciuto del +9%. A conferma, nel caso ce ne fosse stato bisogno, di come il mercato dell’arte sia una realtà profondamente globalizzata.
Arte contemporanea: in 20 anni passati da 90 milioni a 2.7 miliardi di fatturato
Detto questo, 2.7 miliardi di fatturato totalizzati tra il 2021 e il 2022 sono stati realizzati dalla vendita di 119.400 opere (+12%) a firma di 39.880 artisti – di cu ben 5300 al loro debutto in asta – , con 5.100 nuovi record e un tasso di vendita del 33%, sostanzialmente stabile al periodo precedente (2020/2021).
Contrazioni a parte, il dinamismo di questo segmento di mercato è incredibile: in dieci anni il suo valore è raddoppiato ed oggi è, addirittura, 31 volte più alto rispetto a venti anni fa. Valeva 90 milioni di dollari nel 2000, mentre oggi si attesta sui 2.7 miliardi di dollari e pesa per il 17.6% del mercato totale dell’arte.
A trainare il mercato dell’arte contemporanea, i tradizionali medium (dipinti, sculture, fotografie, video ecc), cresciuti dello 0.8% mentre gli NFT perdono terreno e, per il secondo anno consecutivo, registrano un forte calo: -46%, passando da 110.5 a 60 milioni di dollari.
La carica degli Under 40
Tra i dati più interessanti che emergono del nuovo rapporto ArtPrice la crescita del mercato dell’arte Ultra contemporanea, che tratta artisti con meno di 40 anni e che raccoglie, al suo interno, tutte le tendenze più “calde” del momento: artiste, Street Art, Arte africana contemporanea e via dicendo.
Oggi questo segmento pesa solo per il 2.7% sul mercato totale dell’arte, ma vi si legano molte delle dinamiche che ne stanno riconfigurando la geografia, dalla forte competizione tra New York, Londra e Hong Kong, all’emergere delle nuove capitali del mercato globale dell’arte, Tokyo e Seoul in testa.
Quello dell’arte Ultra contemporanea è un fenomeno nato dei primissimi anni 2000, ma in accelerazione costante, tanto che oggi il numero di artisti under 40 presenti in asta è quintuplicato e il loro fatturato aumentato di ventisei volte in poco più di venti anni e nel primo semestre 2022 si è attestato sulla cifra record di 200.9 milioni di dollari.
I dati del rapporto ArtPrice, d’altronde, parlano chiaro, gli under 40 in asta nel primo semestre 2002 era 543, nel 2022 sono stati 2670. Allo stesso tempo sono aumentate di sette volte le transazioni (691 Vs 4847) e, come detto, di ventisei il loro fatturato, passato dai 7.7 milioni di dollari dei primi sei mesi del 2002 agli oltre 200 di quest’anno. E oggi rappresenta ormai il 16% dei ricavi delle vendite di Arte Contemporanea e il 2.7% del mercato totale dell’arte.
I dati sul fatturato in asta degli artisti under 40 mostrano quattro picchi: il primo, 188 milioni di dollari, nel 2008, trainato da Banksy, Cecily Brown, Jenny Saville e I Nyoman Masriadi. Poi nel 2014 ($ 180,8 milioni), grazie ai lavori di Dan Colen, Adrian Ghenie, Tauba Auerbach, Joe Bradley e Aili Jia. Nel 2021 il totale ha raggiunto i 293 milioni di dollari spinti dalle incredibili vendite delle opere di Matthew Wong, Avery Singer, Amoako Boafo, Flora Yukhnovich, Fewocious, Toyin Ojih Odutola e Loie Hollowel. E infine il primo semestre 2022, che ha stabilito un nuovo record, battendo in soli sei mesi i risultati annuali del 2008 e del 2014. Anche in questo caso i protagonisti sono Matthew Wong, Avery Singer e Flora Yukhnovich, con l’aggiunta di Christina Quarles.
…e in Europa inizia ad imporsi la Svizzera
Da un punto di vista geografico, al calo del -33% nei fatturati delle aste cinesi di arte contemporanea, ha risposto il +20% degli Stati Uniti che hanno totalizzato più di 1 miliardo di fatturato, e il +15% del Regno Unito che oggi occupa la terza posizione nel mondo con un fatturato di 486.325.385 $ pari al 18% del mercato. Ma a crescere sono un po’ tutte le piazze, anche quelle un tempo periferiche, come la Corea del Sud che registra un +344% e si trova al 5° posto con il 2,4% del mercato, subito dopo la Francia (+9%).
Male la Germania dove il fatturato si è contratto del -15%, mentre l’Italia, alle prese con una difficile ripresa economica, è comunque riuscita a limitare i danni chiudendo il periodo con un -3%, anche se il peso del nostro paese sullo scacchiere globale è veramente esiguo: 0,6% e 11° posto. Continua a crescere rapidamente, invece, la Svizzera (+31%) che si sta imponendo come piazza di grande interesse per l’arte contemporanea nel cuore del Vecchio Continente.
Sul fronte delle case d’aste, infine, il dominio anglosassone è assoluto: Christie’s (31% del fatturato globale) , Sotheby’s (26%) e Phillips (14%). Le tre major rappresentano oltre il 70% del valore di questo segmento. Di fronte a questi risultati, le principali case d’aste asiatiche, China Guardian (3%), Poly Auction (3%), Seoul Auction (1,3%) e SBI Art Auction (1,2%) risultano veramente ben poca cosa.