Bertolami Fine Art presenta un’asta interamente dedicata a Corrado Cagli, aperta dal 15 ottobre al 2 dicembre, che raccoglie 43 lotti con stime comprese tra 250 e 18.000 euro. La selezione non punta sull’effetto iconico ma costruisce un percorso cronologico che permette di osservare in modo diretto l’evoluzione dell’artista, dalle prime prove figurative alle fasi più analitiche della sua produzione.
Alcune opere sono già state aggiudicate, come L’attesa (lotto 10, 1950), venduta per 13.500 euro.

Le radici figurative: un linguaggio che sta cambiando
Il catalogo si apre con opere come Atleta (lotto 12, 1940), stimato 2.000 euro. Si tratta di un lavoro che conserva ancora la struttura della Scuola Romana, ma in cui già si percepisce una tensione interna, un superamento delle forme stabili che aveva caratterizzato gli anni Trenta. È un’opera che permette di capire come il passaggio all’astrazione non sia stato improvviso, ma frutto di una progressiva ridefinizione della figura.

Il 1950 come soglia: Cagli dopo l’esilio
La parte centrale dell’asta ruota attorno ai lavori del 1950, anno cruciale nel rientro dell’artista in Italia e nella sua rielaborazione delle esperienze americane.
Kalamara (lotto 2), con una stima di 18.000 euro, rappresenta il vertice economico della vendita, ma non necessariamente il punto più “risolto” del percorso: più che un’opera definitiva, appare come un nodo dove gesto, simbolo e colore si sovrappongono senza cercare una sintesi. Lo stesso vale per Gabel il Gac (lotto 5, 16.000 euro) e per Migratori (lotto 7, 15.000 euro), opere che mostrano la densità di quel momento ma anche la sua irrequietezza.

La presenza di più lavori dello stesso anno offre un’occasione rara: osservare come Cagli sperimenti soluzioni diverse senza abbandonare del tutto l’idea di composizione, mantenendo un equilibrio mobile tra struttura e improvvisazione.
Il rallentamento del gesto: Cagli a metà degli anni Cinquanta
Con Enigma agricolo (lotto 43, 1955), stimato 8.000 euro, il linguaggio si fa più controllato. Il riferimento agricolo del titolo non è illustrativo, e la materia non procede più per accumulo rapido. Le forme si compattano e suggeriscono una fase di maggiore concentrazione, come se l’artista stesse selezionando il proprio vocabolario visivo.
All’interno dell’asta, quest’opera introduce una pausa necessaria, una zona di transizione che permette di leggere in modo più articolato il passaggio dal gesto libero del 1950 al rigore analitico degli anni successivi.

Il segno come struttura: Cagli negli anni Sessanta
Il percorso prosegue con lavori come Senza titolo (lotto 18, 1968), stimato 450 euro, e Anacrusi (lotto 30, 1968), valutato 500 euro. Qui il segno diventa un modulo, una ripetizione studiata, e il colore perde la funzione espressiva per assumere un ruolo più misurato.
In questa fascia si colloca anche l’aspetto più accessibile dell’asta: le stime più basse aprono la possibilità di acquisire opere che, pur essendo minori in termini di formato o tecnica, testimoniano una parte significativa della ricerca dell’artista negli anni della grafica d’arte e della serialità.

Gli anni Settanta e un colore più meditato
Dalla fase matura proviene Jean Jacques Perroquet (lotto 3, 1974), pastello a olio stimato 9.000 euro. Il linguaggio qui appare più disteso: il colore non è più esplosivo ma calibrato, e la superficie non cerca la frattura bensì una coesistenza di toni e direzioni.
L’opera suggerisce un dialogo con la memoria del figurativo senza però rientrarvi del tutto, come se l’artista lavorasse per sottrazione su temi che in passato erano stati affrontati con maggiore intensità gestuale.
Un catalogo che non cerca l’effetto, ma la continuità
L’ asta Corrado Cagli di Bertolami Fine Art propone una lettura ampia e coerente della produzione dell’artista, evidenziandone le trasformazioni e le discontinuità.
La varietà delle stime tra 250 e 18.000 euro rende la selezione diversificata per pubblico e possibilità economiche, senza compromettere la qualità complessiva del percorso.
Il risultato è un catalogo che permette di osservare Cagli senza sovrapposizioni interpretative, lasciando al collezionista e allo studioso la possibilità di leggere un artista che, più che cambiare stile, ha attraversato il proprio tempo con un linguaggio in costante ridefinizione




