Un catalogo dominato da opere mai viste sul mercato e da una crescente attenzione internazionale. Tutti i dettagli e l’intervista a Marta Giani.
Con l’asta serale del 26 novembre, Sotheby’s conclude un anno intenso per il mercato dell’arte italiano, caratterizzato da un’offerta curata e da una crescente attenzione verso opere mai presentate in asta. L’80% dei lotti in catalogo proviene da collezioni private e rappresenta un materiale difficilmente reperibile, particolarmente apprezzato da un pubblico sempre più selettivo.
La vendita riunisce maestri italiani del XX secolo e protagonisti internazionali del XXI in un percorso che mette in relazione linguaggi, materiali e approcci differenti. La preview romana presso Palazzo Altieri e l’esposizione milanese a Palazzo Serbelloni (dal 21 al 25 novembre) confermano l’interesse del pubblico verso opere di provenienza chiara e alta qualità esecutiva.
Il ruolo centrale di Fontana nella costruzione del mercato
Il catalogo è guidato da tre opere di Lucio Fontana, individuate come barometro significativo del comportamento del collezionismo attuale. Le due tele Concetto Spaziale, Attese – una rossa del 1968 e una bianca del 1968 – sono presentate insieme a un raro Concetto Spaziale in alluminio del 1965.
La combinazione permette di osservare l’interesse costante verso i tagli e, parallelamente, la crescita di attenzione per i metalli, una produzione meno frequente e oggi considerata strategica da parte di collezionisti e istituzioni.

Burri, de Chirico, Vedova: riletture del Novecento italiano
Accanto a Fontana, il catalogo presenta opere che rappresentano momenti chiave della produzione italiana del Novecento.
Alberto Burri con Bianco CN 3 (1966) conferma la rilevanza del suo lavoro materico e della sua ricerca su texture e superficie. Giorgio de Chirico, con Archeologi (1929–30), testimonia la continuità del suo interesse per la relazione tra figura e architettura. Emilio Vedova, con Spagna n. 4 (1959), restituisce un contesto storico e politico che trova un immediato riflesso nella costruzione pittorica del dipinto.
Sguardo internazionale: Peyton e Yuskavage
L’inclusione di Elizabeth Peyton con Franz in Hamburg e di Lisa Yuskavage con la sua prima apparizione in asta italiana, Wee headshrinker, introduce una prospettiva internazionale. Le due artiste rappresentano una figurazione contemporanea capace di dialogare con la tradizione italiana senza sovrapporsi ad essa.
La scelta risponde alla crescente presenza di acquirenti stranieri e alla volontà di presentare un catalogo competitivo nel contesto globale.

Intervista a Marta Giani, Head of Contemporary Art, Sotheby’s Italia
C.L.: L’asta chiude l’anno per Sotheby’s Italia. Qual è il bilancio del 2025 per il mercato italiano dell’arte Moderna e Contemporanea e quali segnali (di crescita, stabilizzazione o cambiamento) vedete per il 2026?
M.G.: Confermo: proprio questa settimana, oggi e domani, stiamo vendendo a New York e i risultati sono straordinari. Oggi andrà in asta anche un’opera di Frida Kahlo, quindi siamo molto soddisfatti. Anche le day sale, che solitamente sono meno eccitanti delle grandi evening sale, stanno ottenendo risultati impressionanti: quella di ieri ha totalizzato circa 107 milioni, una cifra eccezionale per una vendita diurna.
Per quanto riguarda l’Italia, il 2025 si è rivelato un anno solido. Le aste hanno presentato proposte interessanti e valutazioni coerenti. Al di là dei risultati, percepiamo un buon interesse, anche da parte dei collezionisti. Rispetto al 2024 – dove già si iniziavano a vedere dei segnali – il mercato è sempre più selettivo: premia la qualità, mantiene valori stabili sugli artisti storicizzati, come Fontana, e mostra un crescente interesse internazionale verso gli artisti italiani forti, e viceversa.
Per il 2026 ci aspettiamo una crescita, trainata soprattutto dalle opere con provenienze impeccabili, che restano decisive. Una cosa che noto è che l’Italia risente un po’ meno delle oscillazioni del mercato internazionale: facciamo più fatica a reperire opere davvero buone, più che a venderle. Ma questo, nel complesso, è un segnale di stabilità.
C.L.: Il 20% dei compratori è al primo acquisto in una vendita Sotheby’s Milano. Che profilo hanno questi nuovi acquirenti? Sono più giovani, più internazionali o orientati a specifiche tipologie di opere?
M.G.: L’identikit dei nuovi compratori è abbastanza chiaro: sono collezionisti tra i 45 e i 50 anni, spesso professionisti con una capacità d’acquisto medio-alta, molto aperti sia agli artisti contemporanei sia a quelli internazionali. Mi sembra cresciuta la quota di acquirenti stranieri interessati agli artisti italiani: trovano stime competitive e una qualità molto alta che risulta spesso più attraente.
A Milano, come team, lavoriamo da anni per avere non solo clienti italiani ma anche internazionali. Anche riguardando vecchi risultati si nota come avessimo già introdotto artisti internazionali nelle aste italiane: opere “sfiziose”, con stime ragionevoli, che offrono un senso compiuto alla nostra proposta. Servono da un lato ad aprire conversazioni con i compratori globali, che sono abituati a questi nomi; dall’altro ad allargare il gusto del collezionismo italiano.
Oggi abbiamo un equilibrio quasi 50-50 tra acquirenti italiani e stranieri. Presentare a Milano un’alternativa ai maestri italiani permette anche di mostrare come questi ultimi siano completamente inseriti in un contesto di mercato globale, con ricerche affini e dialoghi autentici.
C.L.: La presenza di artisti internazionali come Elizabeth Peyton e Lisa Yuskavage (al loro debutto in asta in Italia) è un tentativo di attrarre nuovi compratori internazionali o di educare il collezionismo italiano a nomi diversi dai soliti maestri?
M.G.: Secondo me il fatto che siano opere “fresche” ha un grande appeal. L’inedito, per le caratteristiche del nostro mercato, è sempre più cruciale: genera fiducia nei collezionisti, riduce il rischio di saturazione e aumenta la competizione. Non è detto che un’opera ripassata più volte in asta non possa ottenere ottimi risultati – anzi, spesso la sua storia la rende più autorevole – tuttavia quando arriva un’opera da una collezione privata, che non si è mai affacciata al mercato, la curiosità cresce. E noi siamo molto bravi a scovare proprio questo tipo di collezioni.
C.L.: Quest’anno presentate sia due Concetti Spaziali, Attese sia un lavoro in metallo. State osservando differenze nella domanda o nella percezione tra queste due direttrici della ricerca di Fontana?
M.G.: Oltre ai lavori in metallo e ai tagli, presentiamo anche una magnifica scultura di 48 cm raffigurante un busto di donna, La reina de las rosas (Cabeza de Mujer). Arriva da una collezione straniera ed è un’opera del 1948 con una provenienza diretta dalla famiglia per cui Fontana la realizzò: questo tipo di freschezza è sempre un valore.
Le Attese restano universalmente i lavori più richiesti e commerciali. I metalli, invece, stanno attirando una crescente attenzione, sia da parte di collezionisti italiani e stranieri più sofisticati, sia da parte di musei interessati alla produzione sperimentale di Fontana. Le serie di metalli conosciute sono circa 63 opere, quelle riconducibili alla medesima serie del viaggio a New York. Sono solo una quindicina quelle in alluminio anodizzato come il lotto in questione, quindi parliamo di lavori molto rari. La loro rarità e la loro componente sperimentale attivano un collezionismo molto impegnato. In asta abbiamo anche un bell’olio grigio, molto sofisticato.
C.L.: Qual è la takeaway, il messaggio chiave che questa asta di Milano lascia sul 2025 per il mercato italiano dell’arte?
M.G.: La takeaway è che il mercato italiano è maturo, selettivo e sempre più globale. La qualità delle opere, la solidità delle provenienze e l’apertura internazionale – sia del team sia dei collezionisti – restano le leve fondamentali per il 2026.




