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Mercato dell’arte 2026: tra crescita del mid-market, espansione verso il Medio Oriente e cambio generazionale 

del

Il mercato internazionale dell’arte si avvia verso il 2026 in un clima di profonda trasformazione, segnato da effetti derivati dall’instabilità economica degli ultimi anni, dall’evoluzione tecnologica, dal mutamento generazionale dei collezionisti e da una crescente internazionalizzazione degli scambi culturali e capitali. In questo contesto, la dinamica del mercato non è semplicemente un riflesso delle transazioni economiche, ma una narrazione complessa sulle pratiche di fruizione, investimento e relazione tra arte e società. 

Una fase di transizione: il mercato dopo la scossa del 2025 

Il 2025 si è chiuso con segnali contrastanti: le grandi aste internazionali hanno registrato un ritorno di slancio, con vendite complessive ai principali battitori (Sotheby’s e Christie’s) pari a circa 13,2 miliardi di dollari, in crescita rispetto al 2024, segnando una sorta di ripresa dopo un biennio di contrazione del valore complessivo delle vendite globali.  

Secondo un articolo di Artnet, dopo tre anni di contrazione, il mercato dell’arte nel 2026 presenterà un momento di K-shaped recovery, ovvero una ripresa polarizzata, in cui alcuni segmenti riprenderanno (e già stanno riprendendo) slancio mentre altri resteranno in difficoltà. Fattori macroeconomici positivi, come la prospettiva di tassi d’interesse più bassi e un allentamento delle tensioni geopolitiche, alimentano un certo ottimismo, ma non in modo uniforme. Le conseguenze sono già visibili, con gallerie che ridimensionano le attività o chiudono, cambi ai vertici e possibili fusioni e acquisizioni. Ad esempio, si notano segnali di forza nel mercato secondario e nelle opere storicizzate, come dimostra l’alleanza tra importanti dealer per il commercio di opere in questo settore, mentre l’arte contemporanea più recente sembra che continuia faticare.  

Allo stesso tempo, il mercato delle aste ha mostrato un declino delle vendite degli “high-end” più costosi (le opere che superano varie decine di milioni) e una crescita relativa dell’interesse per segmenti alternativi (oggetti di lusso, automobili da collezione, gioielli e design) che stanno assumendo un ruolo sempre più rilevante nei bilanci delle grandi case d’asta. Questo indica un mercato in fase di ricomposizione, in cui il tradizionale dominio delle “blue chip” artistiche è messo in discussione e nuove categorie di valore si affacciano alla ribalta. 

Segmentazione del mercato: dal “blue-chip” al mid-market e oltre 

Una delle evoluzioni più significative osservate negli ultimi anni è, appunto, il declino relativo ai segmenti ultra-high-end, ovvero le vendite di opere dai prezzi stratosferici, e la crescita del mid-market, con opere comprese approssimativamente tra $50.000 e $1 milione. Questo segmento, costituito da artisti affermati ma non necessariamente “superstar”, sta mostrando una maggiore resilienza e attrazione, anche per la sua accessibilità a un pubblico più ampio di collezionisti.  

Con la generazione di “everyday millionaires” in aumento e la crescita dei segmenti più accessibili del mercato, il mid-market rappresenta non solo un’opportunità commerciale, ma anche un terreno fertile per la diffusione di culture collezionistiche più diversificate e meno concentrate sulle poche “mega-opere” che dominano i titoli dei media. 

Italia: diversificazione e attrazione internazionale 

Anche il mercato italiano sta vivendo una fase di riorientamento. Secondo analisi recenti, nel 2025 il panorama italiano ha visto un aumento della diversificazione degli asset collezionabili, andando oltre le categorie classiche di opere d’arte per includere beni culturali alternativi come auto storiche, strumenti musicali d’epoca e pezzi di design iconico.  

Tale dinamica è strettamente connessa con la ricerca di forme di investimento che offrano sia valore culturale sia potenziale rivalutazione economica, in un contesto in cui gli asset finanziari tradizionali hanno mostrato volatilità. La diffusione di queste nuove categorie riflette non solo un ampliamento del concetto di collezionismo, ma anche l’interesse di capitali internazionali verso il patrimonio artistico e culturale italiano, con case d’asta straniere (come Millon) sempre più presenti nelle piazze principali e risultati di vendita multimilionari per opere italiane tradizionali.  

Tuttavia, questa apertura comporta anche sfide: senza adeguate politiche di tutela e incentivi per il collezionismo nazionale, c’è il rischio che opere di grande valore lascino il paese, riducendo la permanenza del valore culturale all’interno dei confini nazionali. Politiche come la recente riduzione dell’IVA sull’arte al 5% stanno cercando di aumentare la competitività dell’Italia nel mercato europeo, ma il quadro resta sfidante. 

Fiere globali: espansione geografica e nuovi hub culturali 

Art_Basel_Qatar_2026_Doha_impressions_17_HiRes

Le fiere d’arte sono storicamente i cuori pulsanti del mercato, luoghi in cui domanda e offerta si incontrano con forza e dove si stabiliscono nuove tendenze. Se in passato il dominio era saldamente nelle mani di New York, Londra e Hong Kong, gli ultimi anni hanno visto l’emergere di nuove aree di interesse. Per il 2026, molte di queste manifestazioni stanno già indirizzando la propria espansione geografica verso nuovi mercati, in particolare il Medio Oriente. L’avvio di Art Basel Qatar, previsto per febbraio 2026 a Doha, è un esempio significativo: la celebre fiera internazionale si espande in una regione finora marginale, con l’obiettivo di costruire una presenza culturale e commerciale duratura.  

Questa mossa rappresenta una tendenza più ampia alla globalizzazione del mercato delle fiere, con eventi consolidati che si replicano in nuovi contesti (come Dubai, Abu Dhabi, Singapore o Mexico City) e con un crescente ruolo delle piazze emergenti in America Latina, Africa e Asia.  

Nel 2025, alcune di queste fiere hanno già mostrato la loro capacità di rinnovarsi: ad esempio, l’edizione di Art Basel Miami Beach ha sorpreso con vendite importanti e nuove iniziative come gli Art Basel Awards e l’inclusione di piattaforme di arte digitale, evidenziando il cambiamento generazionale e l’aumento della partecipazione di collezionisti più giovani e diversificati.  

Le fiere come Africa Basel (dedicata all’arte africana) e ART X Lagos stanno diventando esempi significativi di come il mercato possa espandersi oltre i circuiti tradizionali europei e americani, portando alla ribalta voci creative fino a poco tempo fa marginali. 

Digitale e dinosauri: due opposti che attraggono i collezionisti 

La digitalizzazione continua a essere uno dei principali motori di cambiamento del mercato dell’arte. Nel passaggio verso il 2026, molte tendenze tecnologiche si stanno consolidando, allontanandosi dalla fase di hype ed entrando in una fase di maturazione funzionale.  

Il mercato degli NFT, dopo il boom dei primi anni ’20, non è scomparso: piuttosto si è evoluto verso modelli più sostenibili e curatoriali, con piattaforme che privilegiano la qualità artistica rispetto alla mera speculazione. Gli NFT ora rappresentano un metodo non solo per autenticare e tracciare le opere digitali, ma anche per garantire royalties automatiche agli artisti e nuove forme di monetizzazione diretta, e stanno entrando anche nei circuiti più tradizionali di casa d’asta e gallerie. Nonostante ciò, questo settore ha visto un forte crollo rispetto al 2021: da un volume di scambi record di 2,9 miliardi di dollari ad un calo di oltre il 90% all’inizio del 2025 a soli 23,8 milioni. 

Tuttavia, se si parla di Blockchain e provenance digitale, queste sono destinate a diventare strumenti standard per migliorare fiducia e trasparenza nelle transazioni artistiche, riducendo rischi legati alla provenienza e all’autenticità delle opere.  

Al contempo, l’intelligenza artificiale (AI) è protagonista sia nella produzione artistica sia nelle dinamiche di valutazione e autenticazione. Strumenti di AI offrono ora analisi predittive sui prezzi o valutazioni di mercato, mentre alcuni battitori di aste hanno sperimentato servizi di curatela basati su algoritmi o presentazioni di arte AI, provocando dibattiti importanti sulla natura e il valore artistico di queste opere.  

Parallelamente, torna in auge un settore apparentemente opposto: quello dei fossili. Le vendite record di dinosauri alle aste dimostrano una nuova fungibilità di questi reperti: due esempi, $30.5 milioni da Sotheby’s per un Ceratosaurus a luglio e $5.4 milioni per un Triceratopo da Phillips a novembre.  

Entrambi i fenomeni attraggono collezionisti più giovani, spesso provenienti dal mondo tech e scientifico. Ed è proprio questo il punto chiave: per il futuro del mercato, l’ingresso di nuovi e giovani compratori sarà essenziale nel 2026. 

Dinosauro sotheby

Collezionismo generazionale e nuove sensibilità 

Un altro fattore chiave che sta rimodellando il mercato è, difatti, il mutamento generazionale tra i collezionisti. Le generazioni Millennials e Gen Z stanno acquisendo sempre più peso nei dati di acquisto delle principali case d’asta e nelle vendite di opere e beni culturali, spostando l’attenzione verso oggetti che combinano narrazione, identità culturale e significato sociale. 

Questi nuovi collezionisti si distinguono spesso per un maggiore interesse verso opere accessibili, digitali o legate a temi contemporanei come sostenibilità, rappresentanza e cultura visiva globale. Questo ha portato non solo a un ampliamento delle fasce di prezzo apprezzate, ma anche a un cambiamento nel tipo di opere preferite, con una crescita dell’interesse per artisti emergenti, performance art, stampa e media art.  

Il ruolo crescente delle vendite private 

Parallelamente allo schema tradizionale delle vendite pubbliche, le vendite private stanno assumendo un ruolo sempre più centrale come modalità di transazione preferita da acquirenti e venditori che cercano discrezione, personalizzazione e flessibilità, specialmente nelle fasce alte del mercato. Questa tendenza è favorita anche dalla crescente capacità delle piattaforme digitali di mettere in contatto domanda e offerta in modo riservato, riducendo tempi e costi di trattativa. 

Conclusione: il mercato dell’arte come ecosistema dinamico 

Nel 2026, il mercato dell’arte è destinato a evolvere in un sistema più sfaccettato e globale rispetto al passato. Non si tratta semplicemente di vendite e prezzi, ma di un ecosistema in cui tecnologia, cultura, generazioni e geografie si intersecano per creare nuove narrative e opportunità. La digitalizzazione non sostituisce il valore dell’oggetto fisico, ma lo amplifica; la globalizzazione non omologa le espressioni artistiche, ma le collega; e la nuova generazione di collezionisti non replica semplicemente scelte passate, ma costruisce significati nuovi attorno all’arte. 

In questo contesto, l’arte diventa un linguaggio condiviso, uno strumento di investimento e, soprattutto, una forma di dialogo culturale che supera confini e generazioni, ponendo le basi per un mercato più inclusivo, dinamico e orientato alla sostenibilità culturale. 

Elisa Minchio
Elisa Minchio
Laureata in Scienze Psicosociali della Comunicazione e in Economia e Gestione dei Beni Culturali, a fine 2023 ha deciso di trasferirsi a Parigi dove ha lavorato per sei mesi in una galleria d’arte. Attualmente lavora nella casa d’aste Ader e Publishing Agent per Snap Collective.

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