Ancora una volta, l’11 giugno scorso, ci siamo ritrovati l’uno con gli altri ad un evento organizzato da Art Basel, non a Miami o Basilea, ma su Zoom, per un webinar intitolato: Will the Market’s Digital Pivot Continue Post-Pandemic? (La svolta digitale del mercato continuerà anche dopo la Pandemia?)
Gli ospiti dell’ormai sempre più zoom-friendly Marc Spiegler erano tutti d’accordo sulle limitazioni del sistema digitale e della sua mancanza di “tatto”, un aspetto che rende unico e speciale il mondo del quale noi siamo appassionati e che non vediamo l’ora di poter finalmente ritornare a vivere pienamente.
La mancanza di fiere e di eventi, peraltro, ha evidenziato quanto sia cruciale, al progresso del settore, avere quell’aspetto ormai “old-school”, se paragonato alla direzione nella quale l’instant economy sta viaggiando: quello della community online. Ma in una nuova reincarnazione.
E’ per la necessità di adattarsi che le fiere si sono spostate online mentre le gallerie hanno finalmente messo un po’ d’impegno nel rendere i loro siti e i loro programmi “2020-friendly”.
Alcune figure prominenti del settore, inoltre, si sono attivate per creare uno spazio virtuale, e condividerlo con altre gallerie meno rinomate della stessa area, dove poter esporre il lavoro dei loro artisti.
Perché, nel caso non fosse ormai diventato chiaro a tutti, senza una comunità regionale e nazionale che lavora, progredisce, cresce e si espande con te, prima o poi (o nel caso di una pandemia) anche il più forte è destinato ad incontrare ostacoli sempre più insormontabili.
Tutti questi progetti: Not Cancelled, Gallery Platform LA, David Zwirner ed il suo Platform, Massimo De Carlo e l’italianissimo Rinascimento e molti altri, porteranno sicuramente un beneficio alle gallerie partecipanti, magari non a lungo termine, ma almeno nell’immediato; sarà poi responsabilità del sistema coltivare questa inerzia in maniera costruttiva.
Dopo tutto, il mondo digitale, se letto in chiave di mercato, permette a più persone di accedere a gallerie, programmi, opere e fiere, senza doverne patire lo sforzo monetario e fisico.
D’altro canto, è anche vero che per quanto il digitale sia uno strumento “democraticizzante”, quelle che, ormai storicamente, sono state le critiche intrinseche al sistema stesso, non potranno solamente essere cambiate da uno strumento che è semplicemente destinato alla “facilitazione”.
La rete è efficiente tanto quanto i suoi fruitori, e se gli operatori di mercato non si adattano, non si evolvono e non interiorizzano il fatto che ormai i tempi stanno cambiando tutti i Massimo De Carlo o David Zwirner non basteranno a catapultarci nel nuovo mondo.
La chiave per un mercato efficiente è la riduzione dell’asimmetria informatia tra i “produttori” ed i “consumatori”; da una asimmetria simile derivano aumenti di prezzi, diminuzione della qualità del prodotto e, ancora più importante, il fatto che il mercato possa permettersi di operare in maniera monopolistica o da “cartello” e non in maniera competitiva.
Se parliamo di trasparenza come soluzione per colmare questo gap, allora non possiamo che non parlare di “prezzi online”: la kryptonite del mondo dell’arte sembra finalmente essere stata distrutta o, per lo meno, resa meno efficace.
Gran parte delle gallerie partecipanti a fiere ed esibizioni online come la attuale Art Basel Basel o Fair-NADA, ormai vengono sollecitate dagli organizzatori ad esporre i prezzi delle opere presentate, o almeno a proporre un range, nel tentativo di attrarre più acquirenti e incrementare interesse e richieste per informazioni e vendite.
I benefici di avere i prezzi in bella vista, dal punto di vista commerciale sono molteplici, i più rilevanti sono senza dubbio quello della trasparenza e del trasmettere “accessibilità” ad un nuovo pubblico di collezionisti. Ma in aggiunta, un beneficio per le gallerie è quello che, così facendo, saranno in grado di ottenere più informazioni e più dati sui visitatori interessati. Non dimentichiamoci che nel mondo di oggi, non c’è asset di maggior valore dei nostri dati personali.
Avere il controllo di dati ed informazioni può garantire accesso ad opportunità di marketing, di conversioni e di semplici numeri: più ne ho, più probabilità c’è che tra uno di questi qualcuno compri qualcosa, detto in maniera molto spicciola.
In realtà l’ARTE deve ringraziare questo momento storico senza precedenti: la pandemia non ha fatto altro che rendere acuto un male cronico preesistente, quello della sua reticenza all’adattarsi alle nuove tecnologie e a movimenti rivoluzionari che stanno cambiando radicalmente altri settori delle nostre economie.
Certamente niente e nessuno potrà mai sostituire la sensazione di un bicchiere di champagne all’opening di uno show a Mayfair, ma non per questo, non possiamo ricreare ed immaginare un mondo in cui le due realtà fioriscono in maniera simbiotica.