Dal crescente utilizzo dei social come strumenti promozione dell’arte e della cultura, alle nuove applicazioni pensate per collezionisti e art addicted, per arrivare all’utilizzo della realtà aumentata, passando attraverso piattaforme e-commerce, meta-motori di ricerca e mostre Experience. Arte e Tecnologia vanno sempre più a braccetto, cambiando il nostro modo di fruire non solo delle opere ma anche degli spazi dedicati all’arte e del mercato. Un cambiamento di costumi e di abitudini velocissimo e dagli effetti ancora non ben prevedibili, specie sulle nuove generazioni. Tra le ultime novità in ordine di tempo, la nascita di General Public, start-up innovativa creata dall’attrice Portia De Rossi che mira a trasformare il mercato dell’arte come lo conosciamo oggi; e Hirshhorn Eye la rivoluzionaria “instant art guide” per smartphone che vi metterà in diretto contatto con gli artisti più in vista del momento. Con la promessa che la vostra esperienza tra le mura del museo dello Smithsonian’s Hirshhorn Museum di Washington D.C non sarà più la stessa.
General Public: nascono i dipinti in “edizione”
«Ho creato la mia azienda, General Public al fine di portare la buona arte a più persone possibile. Come appassionata e collezionista d’arte, sono rimasta affascinata dal concetto di riprodurre i dipinti usando la tecnologia 3-D perché ritengo che il lavoro dell’artista debba essere condiviso da tutte le persone che desiderano possederlo e non debba essere goduto solo da un collezionista». Così, l’artista australiana Portia de Rossi – famosa anche in Italia grazie a serie Tv come come Arrested Development – Ti presento i miei o Scandal – presenta nel web la sua start-up innovativa General Public, lanciata alla fine di maggio e che mira a trasformare il mercato dell’arte producendo riproduzioni tridimensionali di opere d’arte, in un mix tra pittura originale e stampa, utilizzando un processo speciale sviluppato assieme a Fujifilm: SYNOGRAPH ™.
Come viene spiegato sul sito, infatti, la tecnologia sviluppata da De Rossi assieme a Fujifilm, a differenza dei metodi di stampa utilizzati fino ad oggi, che permettono semplicemente una versione a poster, piatta, di un dipinto, consente di realizzare delle stampe strutturate, quasi identiche all’originale, con tutta la trama e l’articolazione create dall’artista.
«Mi piace pensare agli originali come a degli stampi per le sculture e che le stampe siano preziose come il dipinto originale – spiega Portia De Rossi -. Un SYNOGRAPH ™, come una fotografia, consente all’artista di creare più opere dall’originale, togliendo così i grandi dipinti dalle gallerie e rendendoli disponibili al pubblico generico (General Public, appunto). E non a caso le tre parole chiave del progetto sono: “dipingi, stampa, ripeti”. Il tutto con la promessa di pagare agli artisti il 5% dei proventi di ogni vendita.
«Come artista, ho visto ogni altra forma d’arte utilizzare la tecnologia per tagliar fuori gli intermediari, democratizzare l’arte e potenziare l’artista – ha spiegato l’attrice ad artnet News in una e-mail -. La stampa e Internet, ad esempio, hanno rivoluzionato la scrittura; il fonografo e l’MP3 hanno rivoluzionato la musica. Eppure le carriere dei pittori sono ancora controllate dai galleristi. Voglio che i pittori abbiano la possibilità di vendere le edizioni dei loro dipinti per massimizzare la loro redditività. Voglio anche che le persone che apprezzano veramente questi artisti siano in grado di possedere e apprezzare le loro opere come l’artista intendeva che fossero apprezzate e non solo quelle facoltose». Sarà interessante vedere come sarà recepito dal collezionismo questa idea e, soprattutto, dai grandi artisti, spesso milionari, che non credo soffrano poi molto il controllo dei galleristi. Ma al di là di questo l’effetto merchandising mi pare dietro l’angolo. Ma non bastavano i vecchi Multipli Originali d’Autore?
Hirshhorn Eye: la video-guida di nuova generazione
Chiamata amichevolmente anche Hirshhorn Hi, ossia Ciao Hirshhorn, la nuova guida del Hirshhorn Museum di Washington D.C rivoluziona completamente il modo di visitare una collezione d’arte. Grazie all’apprendimento automatico, intatti, Hirshhorn Eye è in grado di fornire video esclusivi a qualsiasi smartphone collegando, in questo mondo, visitatore con gli artisti esposti – tra cui Olafur Eliasson, Jeff Koons, Damien Hirst, Lorna Simpson e molti altri – portandoli direttamente nelle loro case o nei loro atelier per esplorare i “perché” e i “come” dell’arte contemporanea.
Lanciata il 30 maggio scorso, questa innovativa guida è estremamente semplice da utilizzare. La procedura non prevede alcun download di app e, per iniziare, i visitatori possono semplicemente digitare hi.si.edu nel browser del proprio telefono, facendo attenzione ad usare solo Chrome per i dispositivi Android o Safari per gli iPhone.
Fatto questo non vi resta che iniziare la vostra visita e mentre vi muoverete attraverso le gallerie, il sofisticato sistema di riconoscimento delle immagini di Hi scansionerà le opere d’arte di fronte a voi – da Pickett’s Charge di Mark Bradford a Pumpkin di Yayoi Kusama – e sbloccherà istantaneamente oltre 150 contenuti unici tra interviste e approfondimenti esclusivi sugli artisti.
Pensata per avvicinare i visitatori e gli amanti dell’arte al lavoro degli artisti, garantendo loro una esperienza intima e stimolante durante la visita al museo, Hirshhorn Eye si basa su una piattaforma web e su una capacità di riconoscimento delle immagini vanno oltre la tecnologia delle guide mobili diponibili in altre realtà museali, consentendo a chi la utilizza un incontro diretto con l’arte, con gli artisti che vi raccontano in prima persona la propria pratica artistica e l’opera che state ammirando. Insomma, un buon modo per trasmettere – magari anche ai più giovani – un po’ di cultura artistica, il che non guasta mai. Sarebbe interessante veder applicata la stessa tecnologia anche in qualche nostro museo, non solo di arte contemporanea.