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Aste: 2022 anno record per i dipinti

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Spinto dalle grandi opere d’arte moderna europea e americana del dopoguerra, nel 2022 il giro d’affari delle aste di Dipinti ha raggiunto il livello più alto di sempre, superando la soglia annuale di 10 miliardi di dollari. A rivelarlo è l’ultima edizione di The Art Market, il report di artprice sulle aste internazionali di belle arti e NFT che ha messo in evidenza come questo segmento di mercato rappresentati oggi il 70.9% del fatturato globale delle aste, ma appena il 37% delle transazioni.

Una leadership storica, quella delle pittura nel mercato dell’arte, che si è sempre più consolidata se si pensa che dal 2012 ad oggi le transazioni di dipinti sono aumentate del 73%. Al secondo posto tra i segmenti più solidi del mercato internazionale delle aste, quello dei Disegni, che nel 2022 ha rappresentato il 14% del fatturato globale e il 21% delle transazioni in asta. Mentre al terzo posto abbiamo la Scultura (9.1% del fatturato), seguita dalla Fotografia, il cui mercato sembra essersi raffreddato rispetto a 10 anni fa, anche se la richiesta rimane alta.

Il caso del fatturato nelle vendite di Fotografia, spiegano infatti gli analisti di artprice, non dipende tanto da una disaffezione per il mezzo, ma da un suo riposizionamento verso le fasce più accessibili del mercato. Le vendite di fotografie nel 2022 hanno infatti raggiunto un volume record di oltre 24.000 lotti , con un incremento del +75% in dieci anni, ma dal 2012 ad oggi è quadruplicata la quota di fotografie vendute sotto i 500 dollari, mentre il numero di quelle valutate oltre i 100.000 dollari si è quasi dimezzato. 

Tutto ciò al temine di un’annata che ha visto il fatturato globale delle aste di belle arti è stato di 16.5 miliardi di dollari, il quarto miglior totale annuo della storia, dopo i massimi del 2011 (18.5 miliardi di dollari), 2014 (18 miliardi di dollari) e 2021 (17 miliardi di dollari). 

Evoluzione dei fatturati delle aste Fine Art e NFT (2008-2022). Fonte: artprice.com

Se questi sono gli andamenti dei singoli segmenti, di particolare interesse, anche per provare ad immaginare il futuro, sono i dati “geografici” del mercato che ci mostrano come questo stia reagendo, in modi diversi, alla fase di forte instabilità geo-politica e finanziaria che stiamo attraversando.

Se Stati Uniti, Cina e Regno Unito detengono oggi l’81% del mercato mondiale delle aste d’arte, si legge nel rapporto artprice – i tre Paesi hanno registrato andamenti sostanzialmente diversi: il mercato cinese ha registrato una forte contrazione (-34%), perdendo due miliardi di dollari; mentre il mercato statunitense (+26%) ha guadagnato un miliardo e mezzo per raggiungere il massimo storico di 7.3 miliardi di dollari. Il mercato britannico (+8%), invece, è tornato al livello pre-pandemico, con un totale di 2,1 miliardi di dollari.

Al quarto posto troviamo il mercato delle aste d’arte in Francia, che ha realizzato il suo secondo miglior fatturato annuo di sempre, (991 milioni di dollari), confermando un trend positivo che ha visto praticamente raddoppiare il suo lavoro nell’ultimo decennio, grazie dalle performance sempre più forti di Christie’s e Sotheby’s, ma anche da diverse case d’asta francesi come Artcurial, Millon e Aguttes. 

Seguono Germania (379 milioni di dollari), Italia (190 milioni di dollari), Giappone (185 milioni di dollari) e Svizzera (154 milioni di dollari).

I migliori tre risultati registrati per Paese. Fonte: Artprice

A sostenere il mercato occidentale, in primo luogo, la vendita delle grandi collezioni come quelle di Paul G. Allen, Harry e Linda Macklowe o Hubert de Givenchy. E’ nelle aste Single Owner  battute da Christie’s e Sotheby’s, infatti, che si sono registrati alcuni dei risultati più eclatanti della passata stagione.

Basti pensare che nelle aste di Christie’s dedicate alle collezioni di Paul G. Allen e di Thomas e Doris Ammann sono state registrare ben sei vendite superiori ai 100 milioni di dollari che, complessivamente, hanno totalizzato 809 milioni, più del fatturato annuo delle aste d’arte di Germania, Italia e Giappone messi insieme, tre paesi tra i dieci più attivi nel mercato mondiale dell’arte.

I dati, d’altronde, parlano chiaro. Christie’s deve il 41% del suo fatturato a 3 aste single owner (Ammann, Allen e Bass) che, da sole, hanno totalizzato la bellezza di 2.4 miliardi di dollari. E si è difesa bene anche Sotheby’s con le sue aste dedicate alla collezione di David e Peggy Rockefeller e alla Macklowe Collection che, insieme, hanno sfiorato i 1.6 miliardi di dollari.

I dati salienti che descrivono il 2022 dal punto di vista delle due fasce estreme del mercato: quella “economica” e quella “alta”. Fonte: artprice.com

Single Owner Auction a parte, i prezzi dell’arte si sono evoluti in modo sostanziale lungo il XXI secolo: 20 anni fa nessuna opera raggiungeva la soglia dei 100 milioni di dollari all’asta. Oggi questa soglia di prezzo è stata superata 23 volte, di cui sei volte nel 2022, cosa mai accaduta prima: il record precedente era stato di tre volte nel 2017.

Per questo, il 2022 sarà ricordato come il più florido nella storia delle aste d’arte per numero di opere che hanno superato la soglia dei 100 milioni di dollari. Ma sarà anche l’annata in cui è stata venduta una quantità fenomenale di opere molto convenienti, più della metà delle quali acquistate per meno di 800 dollari.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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