27.5 C
Pesaro

dal 2012 il primo magazine dedicato al collezionismo e al mercato dell'arte moderna e contemporanea.

ARTRA: 45 anni di storia tra Transavanguardia e nuovi linguaggi

del

Fondata a Milano alla fine degli anni ’70, Artra è una galleria che si è sempre distinta per
l’indipendenza della sua visione e per l’attitudine a promuovere l’arte come linguaggio vivo e libero,
non vincolato a un’unica linea curatoriale. In questa intervista con i due galleristi, Marcella
Stefanoni e Matteo Masciulli
, madre e figlio, ripercorriamo la storia di ARTRA, le sue
trasformazioni e le sfide del fare galleria oggi in Italia.

M.M.: Come nasce la vostra galleria?

M.S.: Tutto è iniziato dalla passione. Studiavo all’Accademia di Belle Arti, facevo l’artista, poi mi
sono resa conto che preferivo collezionare le opere d’arte dei miei compagni, così ho iniziato a comprare,
a dialogare con i curatori e a costruire relazioni. Ho fondato la galleria a Milano nel 1978 e fin dagli
esordi ho lavorato con giovani artisti italiani e internazionali, tracciando una rotta curatoriale che
non si è mai legata a una sola linea, ma ha saputo cogliere e accompagnare l’evoluzione dei
linguaggi artistici. Tra i momenti storici più significativi, la mostra Labirinto nei primi anni ’80, con
la quale ARTRA ha portato per la prima volta a Milano gli artisti della Transavanguardia, accanto a
figure come Boetti, Pistoletto, Naumann e Paolini. Negli anni ho lavorato con figure fondamentali,
come Filiberto Menna e Italo Mussa.

Il nome “ARTRA” è stato pensato proprio da Mussa: con la T come specchio, è una parola che si legge anche all’inverso, richiamando l’idea di riflessione sull’arte.

M.M: Avete cambiato molti spazi, è corretto?

M.S.: Sì, credo che questa sia la nona sede a Milano. Siamo passati da via Fiorichiari a via
Pontaccio, Settala, Conchetta, Ramazzini e infine qui in via Privata Leopoldo Gasparotto 4.

Uno degli spazi più belli che abbiamo avuto era in via Burlamacchi: 750 mq, con accesso diretto per le automobili, un sogno
per allestire! Era un luogo vivo e articolato: c’era un cortile, una zona video, un magazzino, e addirittura avevamo pensato a una residenza d’artista, poi mai realizzata. Questi spazi hanno segnato anche i periodi della galleria, con mostre importanti e incontri che hanno definito il nostro percorso.

FUTURO ANTICO, mostra di Han Tao e Matteo Baracco, 2023

M.M.: Quali sono i tratti distintivi della vostra galleria?

M.M: La libertà di scelta. Non abbiamo mai seguito una linea unica o un’etichetta. Quello che ci
guida è l’entusiasmo verso gli artisti, il confronto, la curiosità di scoprire. Oggi, sempre in questa
visione, stiamo costruendo un nuovo percorso con artisti della mia generazione o poco più
giovani. Ho visto il rapporto che ha avuto mia mamma con gli artisti in passato e ho voluto in
qualche modo replicarlo.
Questa apertura si riflette anche nel modo in cui costruiamo le relazioni: abbiamo sempre
mantenuto vivo un rapporto diretto e umano con gli artisti, che spesso è continuato negli anni. Più
che rappresentare un artista cerchiamo infatti di accompagnarlo in un percorso condiviso.

Opera d’arte dell’artista Han Tao

M.M.: Quali sono oggi le principali sfide nel gestire una galleria d’arte in Italia?

M.M.: La sfida principale è vendere. Dopo la pandemia il mercato è cambiato drasticamente: si
vende poco, pochissimo, ed è diventato molto difficile coprire le spese senza sacrificare la qualità.
Oggi la difficoltà più grande non è tanto trovare contenuti di valore, quanto trovare le condizioni
economiche per sostenerli. Le spese sono molte: affitto, produzione, trasporti, comunicazione e
con poche vendite, si rischia di compromettere tutto. È un equilibrio fragile, che richiede molta
determinazione.

M.M.: Quante mostre organizzate in un anno?

M.S.: In media cinque o sei, a volte anche sette. Le programmiamo con largo anticipo. Le fiere
invece dipendono molto dalle risorse, parteciparvi in modo serio è un investimento importante e
va valutato caso per caso.
Una mostra, per noi, non è solo un evento espositivo ma l’esito di un percorso: pensiamo a ogni
dettaglio, dall’allestimento alla comunicazione, cercando sempre di rispettare e valorizzare la
poetica dell’artista.

M.M.: Com’è cambiato il profilo del collezionista rispetto al passato?

M.S.: Una volta si comprava per passione. Oggi il pubblico valuta tutto in termini di investimento.
Anche su opere da 2-3 mila euro ci si chiede se è un buon affare. La media borghesia, che una
volta poteva permettersi un acquisto per piacere, oggi è praticamente scomparsa.

M.M.: L’approccio è diventato più razionale, a tratti diffidente. I collezionisti cercano garanzie,
riferimenti, conferme. Questo rende più difficile promuovere l’arte giovane o sperimentale, ma
rende anche più importante il ruolo della galleria come mediatore culturale.

M.M.: Che ruolo gioca la comunicazione digitale nel vostro lavoro?

M.M.: Non crediamo molto nella comunicazione digitale come canale di vendita, non abbiamo
mai ricevuto una proposta d’acquisto via social. Detto questo, è chiaro che per la promozione
delle mostre e per far sapere che esistiamo, i social sono diventati imprescindibili.
Li usiamo per condividere il nostro lavoro, aggiornare il pubblico e creare continuità, ma il nostro
rapporto con l’opera resta fisico
, diretto: vogliamo che le persone vengano in galleria, vedano,
parlino, si confrontino.
Io, ad esempio, e penso neanche a mia mamma, un’opera online, a meno che sia in asta e la
conosco già, non la comprerei mai, ma perché vorrei vederla dal vivo, come non comprerei mai
nemmeno un’automobile senza averla mai vista personalmente.

M.M.: Che bilancio tracciate per il 2024?

M.M.: Meglio del 2023, ma non ancora abbastanza per stare sereni. Le fiere come Art Verona o
The Phair sono andate bene, ma non al punto da garantirci stabilità. Manca ancora la possibilità
di vivere con leggerezza questo lavoro. La passione c’è, ma oggi non basta.
Ci sono segnali positivi: un pubblico attento, presenze più qualificate, maggiore interesse per
progetti articolati, ma rimane difficile costruire una sostenibilità economica duratura. È una fase di
resistenza, più che di espansione.

M.M.: Quali strategie adotterete per il futuro?

M.M.: Continuiamo a credere profondamente negli artisti che rappresentiamo. Siamo convinti
delle nostre scelte e riceviamo molte soddisfazioni, anche se non sempre si traducono in numeri
economici sufficienti.
Una strategia che ci piacerebbe veder crescere è quella della collaborazione tra gallerie: dividersi
costi, sostenere insieme gli artisti, unire le forze, ma in Italia, purtroppo, questo è ancora molto
difficile. Il sistema è ancora frammentato e competitivo, manca una vera cultura della
collaborazione. Noi però ci crediamo e cerchiamo di costruire sinergie, quando possibile, con
gallerie affini per visione e ricerca.

Il gallerista Matteo Masciulli assieme all’artista Gianni Astrubali

M.M.: Su cosa state lavorando ora?

M.S.: A settembre inaugureremo una mostra di Gianni Asdrubali in collaborazione con la galleria A
Arte Invernizzi
, dove loro presenteranno le opere più recenti e noi quelle storiche. Un progetto condiviso
che abbiamo già sperimentato con Pinelli e che crediamo molto produttivo.
Crediamo che questo tipo di progetti congiunti possano rafforzare il tessuto culturale e offrire agli
artisti una visibilità più ampia. Non si tratta infatti solo di dividere i costi, ma di mettere insieme
esperienze, contatti, pubblico: è un segno di maturità del sistema.

Mariaelena Maieron
Mariaelena Maieron
Mariaelena Maieron, curatrice indipendente e producer editoriale. Si occupa di arte contemporanea con un interesse specifico per le dinamiche del mercato e per i linguaggi interdisciplinari. Ha esperienza nella progettazione artistica, nella comunicazione culturale e nel coordinamento tra artisti, istituzioni e media. Affianca alla pratica curatoriale un'attività editoriale che esplora le connessioni tra arte, moda, design e letteratura. Scrive e lavora con l’obiettivo di valorizzare progetti che generano impatto culturale e sociale, attraverso il racconto delle storie dell’arte e dei suoi protagonisti.

Collezione da Tiffany è gratuito, senza contenuti a pagamento, senza nessuna pubblicità e sarà sempre così.

Se apprezzi il nostro lavoro e vuoi approfondire ancora di più il mercato dell'arte puoi sostenerci abbonandoti al nostro servizio di rassegna stampa internazionale the artUpdate.

Abbonati ora!

Condividi
Tags

recenti

Giovani artisti e arte concettuale: intervista alla direttrice di C+N Gallery CANEPANERI

Intervista a Tatiana Martyanova, direttrice di C+N Gallery CANEPANERI: giovani artisti, arte concettuale e collezionismo tra Milano e Genova.

Icone della fotografia italiana all’asta da Finarte

L’asta “Fotografia: Icone Italiane” di Finarte il 18 giugno a Milano: 100 scatti d’autore che raccontano due secoli di fotografia italiana.

‘Per creare un accompagno’.

Dal Cinquecento a oggi, le opere d’arte subiscono adattamenti e restauri che ne trasformano forma e contesto espositivo, tra esigenze estetiche e museali.

Articoli correlati

Iscriviti alla nostra newsletter e scarica gratuitamentelaGuida Mercato dell'Arte 2025!

Iscriviti subito alle news di Collezione da Tiffany e riceverai contenuti esclusivi selezionati per te riguardanti il mercato dell'arte. 

Completa il form e potrai scaricare subito gratuitamente la nuova Guida Mercato dell'Arte 2025!

Sono un collezionista

Grazie la tua iscrizione è andata a buon fine!