Un’altra edizione di ArtVerona si avvia alla conclusione rispettando, in larga parte, le aspettative. La fiera scaligera, infatti, si conferma una realtà in crescita, capace di mettere insieme alcune delle nostre migliori gallerie e di fornire un quadro sulle nuove tendenze del mercato italiano e internazionale. E questo vale, in primo luogo, per la sezione dedicata all’arte moderna (pad. 11) dove, a differenza della bolognese ArteFiera, la proposta artistica non era solo incentrata su quello che già passa nelle aste londinesi, ma anche su momenti diversi della storia dell’arte italiana che certamente meriterebbero una maggior attenzione anche a livello internazionale. Se a Verona non mancavano lavori degli artisti del Gruppo Azimut (da Simeti a Bonalumi, passando per Castellani e Dadamaino), dello Spazialismo (bellissimo il Fontana della Tornabuoni), dell’Arte Povera come di Alberto Burri, Fausto Melotti e Arnaldo Pomodoro, molte gallerie hanno portato nei loro stand molti interessanti lavori di Arte Cinetica e di Pittura Analitica. Due movimenti ingiustamente rimasti nell’ombra per molto tempo, ma che da qualche anno stanno conoscendo un nuovo interesse sia da parte della critica che del collezionismo non solo nostrano. Una presenza importante, che sancisce il ruolo di ArtVerona – la fiera che, di fatto, inaugura il mercato italiano – come termometro del collezionismo e dei nuovi trend di mercato.
ArtVerona: tra Arte Cinetica, Pittura Analitica…
Nel padiglione 11, che comprendeva le gallerie che lavorano, in primo luogo con gli artisti storicizzati, erano tanti le opere di Arte Cinetica presenti negli stand. Da quelle di Alberto Biasi, infaticabile animatore di gruppi sperimentali e di esposizioni innovative, quali quelle lanciate dal cosiddetto “Gruppo N”, a Gianni Colombo – grande sperimentatore delle percezioni spaziali – fino ad arrivare a Getulio Alviani, forse il più rigoroso nella ricerca. Di lui si potevano ammirare in fiera alcune piccole, ma pregevoli, Superfici a testura vibratile. Ma oltre ai maestri più noti della cinetica italiana, negli stand di ArtVerona ben figuravano lavori di Bruno Munari, Marina Apollonio e Toni Costa, tanto per citarne alcuni.
La grande presenza di artisti cinetici è la conferma di un rinnovato interesse del mercato per questa corrente artistica sviluppatasi tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta e che si proponeva di introdurre il movimento nell’opera artistica. Rinnovato interesse iniziato, a livello espositivo, già nel 2006 con la mostra Light Art from Artificial Light, organizzata dal ZKM di Karlsruhe in Germania, e culminato con l’esposizione Dynamo: A Century of Light and Motion in Art del 2013 al Grand Palais di Parigi. Mentre, dal punto di vista del mercato, l’evento più importante è stato sicuramente Turn Me On: European and Latin American Kinetic Art 1948-1979, vendita privata organizzata, all’inizio dello scorso anno, da Christie’s nel suo nuovo spazio espositivo di Mayfair a Londra. Un vero e proprio test che ha visto raccolte 60 opere di 33 artisti provenienti da varie collezioni con un price range tra 10.000 e 400.000 sterline. Una mostra, come spiegarono in quell’occasione Darren Leak e Jacob Uecker del dipartimento di Post-War and Contemporary Art di Christie’s, che nasceva proprio dall’intento di «rivalutare il contributo di questi artisti che con le loro sperimentazioni di tecnologie e materiali hanno prodotto opere che sono alla base di molta della produzione artistica più contemporanea». In quell’occasione, peraltro, fu esposta anche Dinamica Circolare 6 S+S, opera datata 1966 di Marina Apollonio venduta nell’ultima Italian Sale di Sotheby’s per 85 mila sterline (buyer premium incluso). Per non parlare dello straordinario risultato ottenuto da Alberto Biasi nella day sale di Christie’s dove la sua Dinamica Visuale del 1961 a superato le 80 mila sterline partendo da una stima di 25-35 mila.
E se il rilancio sul mercato internazionale dell’Arte Cinetica è già una realtà, tanto che questo movimento potrebbe rappresentare il futuro del mercato dell’arte italiana nel mondo, quello della Pittura Analitica sta muovendo ancora i primi passi, ma a Verona si registra un trend in decisa crescita, perlomeno a livello nazionale. Già dal decennio scorso, d’altronde, in Italia si sta assistendo ad una vera e propria riscoperta di questo movimento che ha rappresentato un’esperienza artistica di rottura rispetto ad altri movimenti degli anni Settanta – quali il Minimalismo, l’Arte Povera o le ricerche dichiaratamente espressioniste e materiche condotte in quegli anni – e che ha avuto ampi riflessi in tutta Europa, la cui storia è stata recentemente riletta grazie al grande progetto espositivo curato da Alberto Fiz in occasione di Expo, Pittura Analitica Ieri e Oggi, articolato in tre esposizione organizzate presso la Primo Marella Gallery di Milano e la svizzera Primae Noctis Art Gallery. Un progetto che, tra le altre cose, ha permesso di svelare la sorprendente vitalità di questa corrente, analizzandone anche gli sviluppi più attuali.
Tante le opere di Giorgio Griffa presenti in fiera, accanto alle quali ben figuravano i lavori degli altri esponenti italiani di quel movimento da Enzo Cacciola a Paolo Cotani, passando per Marco Gastini, Elio Marchegiani, Claudio Olivieri, Pino Pinelli, Claudio Verna, Gianfranco Zappettini. E negli stand non mancavano neanche alcuni degli esponenti stranieri della scena analitica, in primis Ulrich Erben. E da rilevare è anche una interessante presenza di lavori di Arturo Vermi, esponente del meno noto Gruppo del Cenobio, recentemente rilanciato nella bella asta del Ponte del giugno scorso. Insomma, una sezione moderna da 10, in particolare per chi, come me, è interessato ad aggiornarsi sui nuovi trend del collezionismo. E 10 va anche all’allestimento del padiglione 11, estremamente ordinato e godibile con punte di grande eleganza come lo stand della Mazzoleni Art: un vero gioiello.
…e sperimentazioni contemporanee.
Dagli artisti storicizzati alle nuove leve della scena artistica italiana e internazionale. Anche in questo caso ArtVerona ha offerto l’occasione di avere una buona panoramica di quanto bolle in pentola nell’arte di oggi, anche se lo straboccare degli stand di arte moderna all’interno del padiglione 12 non ha permesso, a mio avviso, una giusta valorizzazione della sezione contemporanea dove le gallerie presenti si sono trovate un po’ schiacciate tra questi e l’area dove si trovava la Raw Zone – quella delle gallerie di ricerca – e la sezione i6 dedicata agli spazi indipendenti. Una “compressione” degli spazi espositivi che rendeva a tratti difficile orientarsi. Al di là di questo, però, la fiera ha confermato le nostre aspettative e all’interno di un’offerta mediamente buona non mancavano alcune punte di eccellenza, molte delle quali vi avevamo già anticipato nella nostra guida alla visita del 10 ottobre scorso. Per non ripeterci, e quindi per non annoiarvi, ci piace aggiornare quanto già scritto citandovi altri due lavori che ci sono piaciuti, come quello del giovane João Freitas (Coimbra, 1989) – portato nella Raw Zone dalla Galleria Fuoricampo di Siena – che partendo da tecniche e materiali poveri conduce una ricerca sul limite fra la realtà fisica e spirituale, in cui l’oggetto diventa mutamento e trasfigurazione.
E quello di Arcangelo Sassolino, artista che lavora con materiali industriali come il cemento e l’acciaio con i quali realizza sculture e progetti architettonici, portato in fiera dalla Galleria Lara & Rino Costa. Peraltro, di entrambi gli artisti il Fondo Acquisizioni Fondazione Domus per l’arte moderna e contemporanea ha acquistato delle opere.
Infine, tra i tanti lavori presenti del pad 12 ci piace citare quello che si è aggiudicato il premio Icona e che sarà l’immagine dell’edizione 2016 di ArtVerona: In the silence of your bones di Robert Montgomery che la commissione giudicatrice ha ritenuto «un rilevante esempio della traiettoria progettuale dell’artista e, insieme, un immediato ed efficace caso di ciò che oggi possiamo riconoscere come potere iconico dell’arte».