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Gruppo Cenobio, Pittura Analitica e Scultura: ecco l’asta del Ponte

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Dopo Christie’s e Sotheby’s, tocca a Il Ponte fare il suo debutto in un mercato italiano dell’arte che, in questo primo semestre 2015, sembra essere particolarmente vivace. La casa di Via del Pontaccio a Milano presenterà la prossima settimana (5-7 giugno) i lotti inseriti nel catalogo della sua asta di Arte Moderna e Contemporanea del 10 giugno: oltre 300 suddivisi in due tornate (10.30 / 15.30). Un insieme di opere estremamente interessante, che riscopre alcune pagine importanti della storia dell’arte italiana e internazionale, troppe volte trascurate dalle grandi case d’aste sempre più focalizzate su pochi nomi di brand. E’ il caso, ad esempio, dell’omaggio che Il Ponte rende alla scultura che, negli ultimi anni, sta vivendo un rinnovato interesse del pubblico e di cui anche il mercato italiano sta tornando ad occuparsi. Una cinquantina i lotti in catalogo che vanno da piccoli lavori di Giacomo Manzù, Arnaldo e Giò Pomodoro, Arman, Mario Ceroli, Arturo Martini e Giuliano Vangi. Ma il vero top lot dell’asta è, senza ombra di dubbio, Tres 1, capolavoro del 1952 di Eduardo Chillida, esposto alla X Triennale di Milano (1954) dove ricevette il Diploma d’Onore. In catalogo con una valutazione di 80-150 mila euro, questo lavoro si colloca dunque in un momento fondamentale della carriera dell’artista spagnolo che nella decade seguente vede la sua fama diffondersi a livello internazionale e viene consacrato da numerosi riconoscimenti, tra cui il premio alla XXIX Biennale di Venezia nel 1958, divenendo in breve tempo un importante punto di riferimento per i giovani artisti spagnoli.

Eduardo Chillida, Tres I, 1952. Scultura in ferro, cm 30x23x42. Pezzo unico. Valutazione: € 80.000,00 - 150.000,00
Eduardo Chillida, Tres I, 1952. Scultura in ferro, cm 30x23x42. Pezzo unico. Valutazione: € 80.000,00 – 150.000,00

Accanto alla scultura, la ceramica, a cui la casa d’aste milanese dedica una ricca sezione che presenta 30 opere di rara bellezza, qualità e valore storico, mettendo in dialogo una serie di lavori di Lucio Fontana – dai barocchi al periodo spazialista – con opere di Fausto Melotti, Emilio Scanavino, Wifredo Lam e Nanni Valenti.

Ha tutto il sapore della riscoperta, invece, il nucleo di 8 opere di Agostino Ferrari e Arturo Vermi, esponenti di spicco di quello che fu il Gruppo del Cenobio composto anche da Ugo La Pietra, Ettore Sordini, Angelo Verga. Quella del Cenobio fu un’esperienza tanto breve quanto significativa per la scena artistica milanese. Durata poco più di un anno, l’avventura artistica del Cenobio – il cui nome rimanda alla galleria di Cesare Nova e Rina Majoli dove i cinque esposero nel 1962 – nacque dall’esigenza di opporsi, da un lato, all’imperante Informale, il cui apice creativo si stava via via esaurendo, e, dall’altro, alla incipiente invasione della cultura d’oltreoceano, segnando in questo modo l’inizio di una stagione di grandi cambiamenti.

Lotto 243 - Arturo Vermi , Diario, 1963. Olio e tecnica mista su tela, cm 100x80. Valutazione: € 2.600,00 / € 2.800,00
Lotto 243 – Arturo Vermi , Diario, 1963. Olio e tecnica mista su tela, cm 100×80. Valutazione: € 2.600,00 / € 2.800,00

Gli artisti del Gruppo scelsero la via di un progressivo astrattismo gestuale contro ogni sorta di rappresentazione naturalistica; l’attenzione si spostò verso una poetica del segno dove si accentuò l’esigenza di trasformare la pennellata in gesto grafico: dal gesto e dall’immagine al simbolo, dal simbolo alla cifra letterale. Un sodalizio fugace quello del Gruppo del Cenobio che ha lasciato, però, come scrive Matteo Galbiati, «un’impronta davvero determinante, ma non sufficientemente riconosciuta e considerata». Almeno fino ad oggi, verrebbe da aggiungere. Il nucleo di opere presentate in catalogo da Il Ponte, infatti, non solo riporta alla luce il lavoro di questo Gruppo ma registra anche gli sviluppi che la ricerca artistica del Cenobio ebbe dopo lo scioglimento del sodalizio. Tra gli 8 lavori di Ferrari e Vermi inseriti in catalogo (con valutazioni tra i 1000 e i 3000 euro), infatti, ce ne sono alcuni che risalgono proprio agli anni 1962-63 ed altri che ci portano, invece, alle fasi seguenti di quella stessa ricerca che i due artisti hanno poi maturato in autonomia tra gli anni Settanta e Ottanta.

Lotto 244 - Agostino Ferrari , Senza titolo, 1963. Olio su carta intelata, cm 85x62,5. Valutazione: € 2.500,00 / € 3.000,00
Lotto 244 – Agostino Ferrari , Senza titolo, 1963. Olio su carta intelata, cm 85×62,5. Valutazione: € 2.500,00 / € 3.000,00

Preziosa anche la sezione dedicata alla Pittura Analitica con opere di Valentino Vago, Claudio Olivieri e Giorgio Griffa. Questa parte del catalogo ci porta tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, nel momento cruciale in cui, in Europa e negli Stati Uniti, si inizia a riflettere sulla questione dell’eredità della monocromia, avendo questa occupato un posto fondamentale nei lavori degli artisti del dopoguerra da Fontana a Klein, passando per il Gruppo Zero, Manzoni e il Rauschenberg degli White Painting del 1951. Gli autori di questa riflessione, vicini ad una certa vena concettuale, alla fine degli anni ’60 si raggruppano in  alcuni movimenti che sviluppano una ricerca le cui ramificazioni si ritrovano in tutta Europa e che in Italia si identifica con la Pittura Analitica, detta anche Nuova Pittura o Pittura Pittura, che rappresenta, appunto, un’esperienza artistica di rottura rispetto al passato che, considerata oggi, svela una sorprendente attualità. Si veda, ad esempio,  Verticale, opera del 1969 di Giorgio Griffa (in catalogo con una valutazione di 12.5-15 mila euro), che ben esemplifica l’approccio alla pittura di questo artista torinese il quale affronta il problema del linguaggio pittorico tornando ai suoi elementi primari, ossia i segni e i colori.

Giorgio Griffa , Verticale, 1969. Tecnica mista su tela, cm 100x72,5. Valutazione: € 12.500,00 / € 15.000,00
Lotto 166 – Giorgio Griffa , Verticale, 1969. Tecnica mista su tela, cm 100×72,5. Valutazione: € 12.500,00 / € 15.000,00

Accanto a questi sintagmi, – come sottolinea il critico Ivan Quaroni – nell’opera di Griffa «anche la tela, con le sue specificità, le sue tracce, le sue pieghe, la sua consistenza, diventa un elemento primario. Per l’artista torinese, la tela non è, infatti, un campo neutro e indistinto, ma un luogo epifanico, in cui segno e colore trasformano la potenzialità della pittura in realtà. Spogliata di tutti i fattori funzionali che la storia le ha attribuito, la pittura resta sostanzialmente un evento, un accadimento».

Lotto 164 - Valentino Vago , Senza titolo, olio su tela, cm 150x200. Valutazione: € 2.800,00 / € 3.000,00
Lotto 164 – Valentino Vago , Senza titolo, olio su tela, cm 150×200. Valutazione: € 2.800,00 / € 3.000,00

E’ luce e liricità del segno, invece, l’opera di Valentino Vago di cui in catalogo si possono ammirare due bei lavori della fine degli anni Settanta (lotti 163 e 164) che esprimono a pieno la qualità di questo artista animato da una sperimentazione continua che lo ha visto muoversi dagli ambiti espressionisti, a quelli informali ed astratti, fino a quando, liberatosi da qualsiasi residuo figurativo, la sua pittura si è aperta verso cieli e spazi senza tempo al di là di ogni fisica percezione, in un mondo trasfigurato che si realizza in un’arte misticamente astratta. Un linguaggio che ha portato il critico Flavio Caroli a sottolineare come Vago abbia proseguito, mantenendo un forte ancoraggio nella cultura italiana, la strada segnata da Mark Rothko.

Lotto 178 - Ideo Pantaleoni, Rilievo, 1968. Rilievo e idropitture su legno, cm 52,4x72,7x5. Valutazione: € 3.500,00 / € 4.500,00
Lotto 178 – Ideo Pantaleoni, Rilievo, 1968. Rilievo e idropitture su legno, cm 52,4×72,7×5. Valutazione: € 3.500,00 / € 4.500,00

Per gli amanti dell’astrattismo italiano, inoltre, di estremo interesse i lotti 278 e 279. Due opere di Ideo Pantaleoni datate 1969 che celebrano il lavoro di  quello che fu il “maestro dei grigi”, così chiamato per le gamme di colore che caratterizzavano le sue opere astratte, di una bellezza straordinaria. Pantaleoni fu tra protagonisti delle aspirazioni che dal MAC (Movimento di Arte Concreta) ai saloni di Réalités nouvelles hanno portato all’aprirsi di esperienze che, entro la cultura europea, rifondavano, proseguendole, le istanze delle avanguardie storiche.

Joan Mirò, Senza titolo. Litografia a colori, cm 88x61. Valutazione: € 1.100,00 / € 1.300,00
Lotto 3 – Joan Mirò, Senza titolo. Litografia a colori, cm 88×61. Valutazione: € 1.100,00 / € 1.300,00

Un catalogo eccellente, dunque, quello messo insieme dal Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea della Casa d’aste il Ponte che, con i suoi oltre 300 lotti, va dal figurativo italiano dei primi anni del XX secolo al Futurismo e al Surrealismo, nonché all’Informale italiano e internazionale del Dopoguerra, alla Pop Art, alla Mec Art e al Nouveau Realisme, per approdare al gruppo Zero, al GRAV, al Gruppo Enne e al Cinetismo degli anni ’60 e ’70. Ma dove non mancano alcune chicche come lo splendido Notturno (1954) di Osvaldo Licini (valutazione: 20-30 mila euro) o, per gli amanti delle opere su carta, la sublime litografia a colori di Juan Mirò che sarà venduta all’inizio della prima tornata (ore 10) partendo da una valutazione di 1000-1300 euro. Gli interessati dovranno dunque affrettarsi!

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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