Maggio si avvicina e il mercato italiano delle aste inizia a scaldare i motori in vista degli appuntamenti più importanti del primo semestre. E se il mese più caldo di questa prima parte del 2017 sarà inaugurato dalle vendite delle due major Christie’s e Sotheby’s, le case d’asta italiane non stanno certo a guardare. A partire da Aste Boetto che, proprio stamani, ha inaugurato nella sua sede in Foro Bonaparte a Milano la preview dell’asta di primavera, mostrando al pubblico una selezione dei migliori pezzi che saranno battuti il 3 maggio prossimo a Genova. Come già per l’asta autunnale, il dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea guidato da Marco Canepa è riuscito a mettere insieme un catalogo decisamente di ottima qualità: 374 lotti che coprono quasi tutte le ricerche artistiche del nostro secondo dopoguerra, aprendo anche alla scena internazionale con alcuni lavori di assoluto pregio. E’ il caso, ad esempio, di 81B (lotto 238, stima 135-150.000 euro), bellissimo olio su tela del 1981 di Atsuko Tanaka, uno dei membri più importanti del Gruppo Gutai, il cui lavoro si distingue per un linguaggio versatile e sperimentale in cui la fisicità dei materiali e dei fenomeni è parte integrante del suo fare artistico, che non può prescindere dal gesto, ma anzi ne è dipendente in maniera ineluttabile.
Per non parlare del lotto 190, dove troviamo una Piazza d’Italia di fine anni Sessanta del padre della Metafisica Giorgio De Chirico, offerto con una stima di 140-170.000 euro; o della bellissima terracotta di Lucio Fontana (Cristo, 1955) proveniente da una collezione privata di Savona e scelta dalla casa d’aste ligure come copertina del catalogo dove la troviamo inserita al lotto 191 con una stima di 60-90.000 euro.
Ma se questi sono alcuni dei top lot dell’asta di maggio di Boetto, tra le 374 opere messe insieme per la vendita sono veramente tantissimi gli spunti per il collezionista attento. A partire dalla sezione dedicata all’arte italiana (By Italy, lotti 1-143) dove troviamo un’interessante selezione di opere di Poesia Concreta o, per essere più precisi, di quella che in un primo momento si chiamò Poesia Tecnologica. Ossia di quel filone delle ricerche verbo-visive degli anni Sessanta-Settanta più legate a certe posizioni Pop e che faceva capo al fiorentino Gruppo 70 e che poi confluirà nella Poesia Visiva vera e propria. Bellissimi, in tal senso, i due lavori di Eugenio Miccini che troviamo ai lotti 4 e 5.
Il primo, Saremo stati poeti (Firenze), tecnica mista su carta intelata del 1971 è proposto con una stima di 3500-4000 euro, mentre il secondo: Poetry gets into life, tela emulsionata realizzata nel 1975 e valutata 4000-4500 euro. Ma in catalogo non mancano i concretisti più classici come Maurizio Nannucci, presente nel catalogo di Boetto con un’opera del 1964: Dattilogramma (c) offerto a 5000-6000 euro.
Sempre per quanto riguarda le ricerche verbo-visuali, interessanti anche i due lavori di Gianfranco Baruchello presentati ai lotti 14 e 15, entrambi datati 1977 e con una stima di 4000-5000 euro. Ma il pezzo più pregiato di questa prima parte è certamente il lotto 22: Natan Sprach opera storica di Emilio Isgrò datata 1971 e valutata 30-33.000 euro.
Del nucleo di opere a firma di Dadamaino, merita attenzione invece il lotto 34: Essere e Tempo (1998) che, peraltro, vanta una storia espositiva decisamente degna di nota ed è valutata 12-14.000 euro. Passate alcune opere di Mauro Reggiani, tra le quali spicca il lotto 43 – una composizione del 1957 – e un gruppo di lavori a firma degli artisti di quello che fu il Gruppo del Cenobio (Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Arturo Vermi ecc.) al lotto 55 troviamo un bel Senza titolo del 1959 di Emilio Scanavino (stima: 9-10.000 euro).
Il catalogo di Aste Boetto, a questo punto, si apre alla Pittura Analitica proponendo opere di Giorgio Griffa, Paolo Cotani, Enzo Cacciola, Gianfranco Zappettini, Elio Marchegiani, Claudio Olivieri e Noel Dolla. Artisti che concentrano il significato dell’opera nelle modalità di produzione, sul rigore della composizione e sull’utilizzo di forme e motivi reiterati. Tra i tanti lavori pregevoli mi piace segnalarne uno che rischia di passare un po’ sotto silenzio, si tratta del lotto 67: C.D.O.S. (1976) di Paolo Masi valutato 1.500-1700 euro.
Dalla Pittura Analitica alla Pop Art romana che punteggia, qua e là, un po’ tutto il catalogo divenendo quasi il leitmotiv dell’asta. Tra le prime opere degne di attenzione, Latino America tela del 1969-70 di Franco Angeli (Lotto 80; stima 8000-9000) e un Senza titolo del 1971-72 di Mario Schifano al lotto 83 (20-22.000 euro). Ma il bello, almeno per i “giovani” di Piazza del Popolo deve ancora venire e lo troviamo dopo nella seconda metà dell’asta, dove il catalogo di Boetto propone al lotto 192 un altro bel Senza titolo di Schifano della metà degli anni Settanta (stima: 35-38.000 euro) e, soprattutto, al lotto 193, un’Oasi del 1967 proveniente dallo Studio Marconi e attualmente in corso di archiviazione.
Un lavoro, questo, in cui Mario Schifano riprende e rielabora il meccanismo di Andy Warhol, elevando l’oggetto scelto alla dimensione del simbolo, permeandolo di forza e potenza espressiva senza precedenti. Le palme bianche appaiono, così, sulla tela come simboli divini e religiosi, come fonte di rigenerazione, armonia e amore su uno sfondo dai colori accesi che danno alla composizione una connotazione fantastica, libera di ricercare nuove realtà oltre il confine dell’arte.
Facendo un passo indietro nel tempo (ma anche nei lotti), tra le opere che in catalogo rappresentano quella che è stata l’esperienza informale italiana molto bello è il Senza titolo del 1968 di Emilio Vedova proposto al lotto 93 con una stima di 25-30.000 euro. Mentre nella parte finale della sezione By Italy spicca spiccano due lavori di Giuseppe Capogrossi: Superficie CP/707, tempera su carta del 1955 (lotto 139, stima: 30-33.000 euro), e CP/368, il papier collé al lotto 14o datato 1971-72 e stimato 25-27.000.
Passati una serie di lavori Arte Povera e un bello Spalletti, la sezione dell’asta Boetto dedicata all’arte italiana propone poi una serie di lavori di scultura dove spiccano, in assoluto, i lotti 121 – Ferro Spezzato, opera del 1971 di Giuseppe Spagnulo proveniente dalla Collezione VAF Stiftung e proposta con una stima di 7000-8000 euro – e 186: Girasole, splendido assemblage in ferri di recupero saldati realizzato da Ettore Colla tra il 1956 e il 1957 e proveniente dalla Collezione di Fabio Mauri.
Infine, sempre per quanto riguarda la sezione By Italy, da non sottovalutare il Senza titolo del 1966 che troviamo al lotto 161: un collage e tecnica mista su carta intelata di Afro valutato 15-16.000 euro. Come merita attenzione anche il lotto 180: Pompieri, un olio su masonite di Aldo Mondino valutato 20-22.000 euro e appartenente alla sua celebre serie delle quadrettature. Tra le poche opere di Piero Dorazio inserite nel catalogo di Boetto, invece, notevole il lotto 185: Azimuth, olio su tela del 1977 presentato con una stima di 55-60.000 euro.
Mediamente meno interessante, invece, la sezione International dove, comunque, non mancano lavori eccellenti come la già citata tela di Tanaka, un bel lavoro di Mona Hatou (lotto 239) e un’opera storica appartenente al periodo fluxus di Nam June Paik (lotto 140). Ma qui si possono trovare, soprattutto, alcune carte di pregio come i due lavori di Georg Grosz ai lotti 108 e 109 o la bellissima china di Marc Chagal dei primi anni Trenta: Pour l’ami Lionello Venturi (stima: 50-55.000 euro). Insomma un catalogo da studiare in ogni sua parte con molta attenzione, perché i “pezzi” giusti non mancano anche per chi, in questo momento, non ha grandi budget.
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