Prima “lettura catalogo” del 2022 dedicata, come ormai vuole la tradizione, a Meeting Art che inaugura la sua stagione di aste con un catalogo di 400 lotti suddivisi in 4 sessioni che saranno battute, rispettivamente, il 22, 23, 29 e 30 gennaio.
Il primo lavoro di questa ampia selezione che attrae il nostro sguardo è il n. 37. Qui troviamo Lettera 6 (Un altro triste natale), opera del 1979 di Dadamaino valutata 6-7.000 euro e appartenente al cosiddetto ciclo dell’alfabeto che l’artista realizza tra il 1978 e il 1982 e noto con il titolo I fatti della vita.
Si tratta di un ciclo che nasce in un momento delicato della carriera di Dadamaino e che chiude quegli anni Settanta che per lei hanno rappresentato un momento di crisi creativa, ma al tempo stesso di forte cambiamento e riscoperta.
È dal 1975, infatti, che decide di procedere ad un azzeramento, ad una tabula rasa dei linguaggi e degli strumenti artistici. L’artista abbandona ogni forma, colore e mezzo e ricomincia da piccoli sussurri grafici, linee leggere che si moltiplicano sul foglio di carta. Scarnifica la sua ricerca e la sintetizza in un insieme di sole linee, una scrittura personale della mente.
Il tutto per un percorso creativo che da Inconscio razionale passa dall’Alfabeto della Mente per arrivate a I fatti della vita che fu alla base di una installazione ambientale creata per sala della personale alla XXXIX Biennale di Venezia del 1980.
Un lotto, quello appena descritto, che credo meriti tutta l’attenzione dei collezionisti appassionati non solo di Dadamaino, ma dell’arte italiana degli anni Sessanta-Settanta. Proseguendo di lavoro in lavoro, al lotto 93 Meeting Art propone Altrove II, opera del 1974 di Piero Dorazio (Stima: 32-36.000 euro).
Al lotto 99, invece, abbiamo Soto (1966) del fotografo e pittore francese Raymond Hains, proposta in catalogo con una stima di 70-80.000 euro. Si tratta di uno dei manifesti realizzati negli anni della sua militanza nel gruppo dei Nouveaux Réalistes che fonda con l’amico di lunga data Jacques Villeglé.
Tra i vari lavori di Christo inseriti in questa asta, da segnalare il progetto per The Mastaba of Abu Dhabi (Project for Arab Emirates) del 2006 (lotto 170, stima: 90-100.000 euro). Concepita nel 1977, ma realizzata solo nel nuovo millennio, The Mastaba è l’unica opera d’arte pubblica permanente su larga scala di Christo e Jeanne-Claude.
Oltre ad essere anche la più grande opera d’arte permanente al mondo, composta da 410.000 botti multicolori a formare un mosaico colorato, che riecheggia l’architettura islamica. Alcuni dei disegni preparatori hanno fatto parte della celebre collezione di Dorothy e Herbert Vogel oggi alla National Gallery of Art di Washington.
Scorrendo le pagine, molto bello è il lotto 200 dove troviamo Mobile con amorini (1961) di Enrico Baj. Valutato 63-70.000 euro questo lavoro appartenente ad una serie di opere, realizzate agli inizi degli anni Sessanta, tra le più sorprendenti e affascinanti dell’artista. Alla base della quali ritroviamo quello stesso presupposto surrealista della mutabilità che per Baj è la capacità di qualsiasi cosa di trasformarsi in qualsiasi altra attraverso la lettura ironica della realtà.
I primi Mobili, qualcuno del 1960, ma altrimenti del 1961 come l’opera in asta da Meeting, sono delineati con la stessa materia dei “personaggi” coevi, sono cioè di ovatta pressata e applicata a collage sul fondo di stoffa da tappezzeria. Su questa sagoma di mobile sono applicate cornici, pomelli, passamanerie e fregi di serrature a sostituzione dei tratti somatici, mantenendo così un’ambiguità tra l’animale e il “mobile”.
Tanto che Octavio Paz così definiva i Mobili di Baj: “Non ci riflettono, non sono metafore, simboli e nemmeno idee. Sono mobili. Liberi, eternamente alieni, senza niente dentro. Pura esteriorità. Sono annegati nel loro essere, collocati nella loro realtà. Baj ci restituisce una delle sensazioni più sconvolgenti e salutari: quella delle identità delle cose con se stesse, lo stupore di essere quello che siamo”.
71 lotti dopo, non è da trascurare Giallo su nero, lavoro del 1957 di Ennio Finzi (lotto 271, stima: 10-12.000 euro) che appartiene alla stagione post-informale dell’artista veneziano in cui, come si legge nella sua biografia: «Sul finire degli anni ’50, segnati dalle sconvolgenti intuizioni di Lucio Fontana, che Finzi conosce a Milano in occasione di una sua mostra alla galleria Apollinaire, la turbolenza gestuale e l’urgenza espressiva si placano e subentra una dimensione più riflessiva nella direzione di un superamento della pittura stessa, con l’avvicinamento alle teorie gestaltiche sulla fenomenologia della percezione».
Da Finzi, ad un altro veneziano, grande Emilio Vedova di cui il catalogo Meeting Art propone un Senza titolo del 1983 (lotto 299, stima: 160-180.000 euro) che assieme al Senza titolo del 1947 di Afro al lotto successivo (lotto 300, stima su richiesta), rappresenta certamente il punto più alto di questa asta.
Prima di chiudere questa nostra prima lettura catalogo mi piace segnalarvi, infine, anche il lotto 395, dove la casa d’aste di Vercelli propone una bella Natura morta (1958) di Felice Carena stimata 18-20.000 euro.