Ultima “lettura catalogo” del primo semestre, tutta dedicata all’asta di arte moderna e contemporanea che Wannenes batterà il 5 luglio prossimo nella sua sede milanese di Palazzo Recalcati. All’incanto, una selezione strettissima di 49 lotti che sarà battuta in una tornata unica a partire dalle ore 18.
Messo insieme dal Dipartimento guidato da Guido Vitali e Pier Matteo Carnaroli, il catalogo estivo di Wannenes ci propone un interessante percorso attraverso la grande arte italiana del XX secolo. Tra i lavori di un certo interesse, Trionfo della strada (lotto 4, stima: 10-15.000 euro), olio su tela di Ottone Rosai del 1952 e versione leggermente “ridotta” di un analogo dipinto del 1951 – identico per soggetto e titolo – conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Firenze, alla quale fu donato dall’Unione Fiorentina che l’aveva acquisita nel momento in cui Rosai vinse la seconda edizione del Premio del Fiorino.
Una tela, quella proposta da Wannenes, così come la sua “sorella” fiorentina, in cui ritroviamo ancora una volta il mondo ed i luoghi cari al pittore – in questo caso una strada racchiusa tra case, edifici cittadini probabilmente ad uso popolare – e che ben rappresenta quella volontà di sintesi pittorica caratteristica di Rosai.
Qui, come in altre sue opere realizzate a partire dagli anni Venti, l’artista coglie il senso di solidità, quasi geometrica, che rimanda ad una durata, ad una “immanenza delle cose” piuttosto che alla volontà di “esprimere la romantica emozione dell’attimo fuggente” (Vittoria Corti, XX Fiorino, p. 68). L’opera in catalogo torna sul mercato dopo 19 anni.
Al lotto 15 troviamo, invece, la tavola di Enrico Prampolini Natura aerodinamica (1932), che appartiene ai suoi anni parigini, quelli in cui entra a far parte dei gruppi Cercle et carré e Abstraction-Création e fonda il Gruppo 40. L’olio in catalogo è tipico di questa sua stagione in cui, dopo un periodo di confronto con cubismo e astrattismo, adotta forme puramente astratte e mezzi polimaterici, andando verso una rappresentazione di visioni fantastiche di forte luminosità, oggetti e corpi cosmici, che simboleggiano di fatto il potere dello spirito umano sulle forze naturali, attraverso i mezzi della civiltà moderna e la sua compenetrazione con essa.
Passato un delicatissimo Vaso di Fiori (1948) di Filippo De Pisis (lotto 16, stima: 16-18.000 euro) ecco, poi, una preziosa versione su cartoncino de Le Muse inquietanti di Giorgio De Chirico, realizzata dall’artista nel 1974 (lotto 17, stima: 30-40.000 euro). Subito dopo è la volta di Superficie 718 di Giuseppe Capogrossi.
Datata 1950-51, quest’opera rappresenta uno dei primi esempi del passaggio tra il figurativo e l’astratto che l’artista compie proprio in questi anni che lo vedono tra i fondatori del gruppo romano Origine e tra gli aderenti al Gruppo Spazialista milanese. Con la sua struttura vorticosa di “forme a forchetta”, infatti, Superficie 718 è un esempio compiuto della nuova stagione capogrossiana che vede l’artista abbandonare ogni riferimento al mondo oggettivo e concepire uno spazio coscientemente strutturato da un segno dalla semplicità quasi archetipica, sempre riconoscibile ma riproposto in continue varianti e valori sempre nuovi.
Di grande interesse per i collezionisti anche Il gioco del filo di Massimo Campigli (lotto 23, stima 50.000 – 70.000 euro). Opera del 1946, anno della sua prima personale in un museo allo Stedelijk Museum di Amsterdam, Il gioco del filo è un bellissimo esempio della tecnica pittorica all’affresco adottata dall’artista e caratterizzata da una tavolozza minimale e da soggetti geometrizzati.
In questa delicata tela ritroviamo tutti i temi principali della pittura di Campigli: il mondo della sua infanzia, l’immagine della donna, le antichità e le culture primitive. In particolare la donna, al centro anche di questo dipinto, costituisce uno dei suoi soggetti prediletti, caratterizzata da una soavità che sarà sempre accompagnata al riserbo. I fili, anch’essi caratteristici nelle sue produzioni, accentuano l’andirivieni dello sguardo, così come l’uso di figure gemelle che impongono il passare da un soggetto all’altro per confrontarli.
Subito dopo è la volta di Tancredi, presente al lotto 24 con la tempera Omaggio a Kandinski, Klee, Picasso e Osvaldo Licini. Rivelazione del 1960 (stima: 50-70.000 euro). Opera che appartiene agli anni che lo vedono, in aperta polemica con la nuova pittura degli anni Sessanta, costruire nuovi quadri “antieroici”, imbevuti di colore che diviene ora macchia ora immagine, capaci di alludere alla guerra, alla cronaca o a grandi fiori. Sono queste opere a chiudere lo straordinario percorso, geniale e sregolato, della pittura di Tancredi dedicata alla natura e all’uomo. Quadri che nella loro inquietante felicità cromatica, preludono all’ultimo anno di vita del pittore, tra le più originali e non classificabili personalità della pittura italiana ed europea del XX secolo.
Tra le opere più recenti in catalogo, meritano poi attenzione due lavori della cosiddetta Nuova Scuola Romana di Via degli Ausoni. Nello specifico si tratta di Tiro a segno, olio su tela di Marco Tirelli (lotto 30, stima: 7-9.000 euro) e di Concerto A/2 senza titolo (1988), olio di Piero Pizzi Cannella proposto al lotto 31 con la stessa stima. Di una bellezza unica è, poi, Amalassunta di Osvaldo Licini, con la quale chiudiamo questsa nostra “lettura catalogo” dedicata all’asta Wannenes.
Opera degli anni Cinquanta – che troviamo al lotto 34 con una stima di 40-60.000 euro – questa carta si inserisce nell’ultima produzione dell’artista marchigiano che inizia ad elaborare questa serie tra il 1940 e il 1950, anni in cui vive profondamente isolato nel suo paese; anni di pura spiritualità durante i quali, per resistere all’orrore della guerra, libera la fantasia verso il soprannaturale, con la creazione di metafore ermetiche, erotiche, ironiche e surreali.