Mentre inizia il conto alla rovescia per l’asta di Sotheby’s del prossimo 28 novembre, proseguiamo con le nostre letture catalogo. A finire sotto la nostra lente, in questo umido lunedì d’autunno, le aste di Blindarte e Finarte che, come già accaduto nella primavera 2017, si ritrovano per la seconda volta a battere nello stesso giorno: il 5 dicembre alla ore 18.00. 534 i lotti messi insieme, complessivamente, dai due dipartimenti di arte moderna e contemporanea tra i quali spiccano, equamente distribuiti, due lavori del 1951 di Bruno Munari di rara bellezza. Tanto che l’artista milanese, di cui quest’anno ricorre il 20° anniversario della scomparsa, è a suo modo il protagonista dei cataloghi che analizziamo oggi.
Hans Hartung e Bruno Munari le star di Blindarte
Parte lenta l’asta Blindarte del 5 dicembre prossimo a Milano e ci vogliono 85 lotti prima di incontrare il primo pezzo caldo dell’asta: un Negativo-positivo di Bruno Munari del 1951 (lotto 85, stima: € 15.000,00 – 20.000,00). Si tratta di uno dei primi esemplari quadrati di quella che una delle serie più note di Munari e che inizia ad elaborare, in una prima versione curva, a partire dal 1940. Mentre quella quadrata parte dal 1950 per essere esposta, per la prima volta, nel 1951 a Parigi e nel 1952 alla Galleria Bergamini di Milano.
Pochi lotti dopo, altri due guizzi – i più importanti del catalogo in termini di valutazione – il primo dei quali porta il nome di Hans Hartung, del quale viene proposto T1964-H28 del 1964 (lotto 90; stima: € 120.000,00 – 180.000,00) stupendo esempio della sua produzione degli anni Sessanta, caratterizzata da raschiature nella pittura fresca che svelano lo sfondo della tela. Il dinamismo spaziale creato dall’alleanza del tratto e del colore viene rinforzato dai sottili raggi di linee nere dovute al procedimento e che danno alla tela la sua profondità.
Il secondo è invece Marborée II di Georges Mathieu: Olio su tela eseguito nel 1975-77 e qui proposto al lotto 91 con una stima di 70-90.000 euro. Passato questo lotto, il ritmo torna blando con un bel lavoro di Carla Accardi, Oroverde del 1965, al lotto 105 (stima: 8-12.000 euro) e, 23 lotti dopo, un interessante lavoro di Fabrizio Plessi – Cariatide Mediterranea del 2001 (lotto 128, stima: € 14 – 18.000,00) a cui segue una serie di lavori di Enzo Cucchi dove, tra tutti, spicca un bel Senza titolo del 1989 (lotto 129, stima: € 28 – 35.000).
Interessante anche la selezione di fotografie che occupa i lotti 159-215 e dove si incontrano lavori di Nan Goldin, Grazia Toderi, Candida Höfer, Hiroshi Sugimoto, Massimo Vitali, Francesco Jodice o Li Wei, tanto per citare alcuni dei nomi più noti in catalogo. E non mancano lavori di artisti emergenti come il brasiliano Christian Rosa – suo l’Untitled al lotto 220 (stima: 14-18.000 euro) – i cui lavori lavori si occupano di errori che sono dislocati, ri-pensati o riconfigurati al fine di esplorare l’archeologia della pittura e la nozione di fallimento come modello concettuale di guida.
Una presenza, quella di Rosa come di altri nomi emergenti della scena internazionale, all’interno di questo catalogo che conferma Blindarte come l’unica casa d’aste italiana che si occupa veramente di contemporaneo. Contemporaneo che caratterizza la parte dell’asta Blindarte che precede la sezione dedicata al design. E così scorrendo le pagine del catalogo della casa d’aste napoletana – sicuramente non uno dei suoi migliori -, si incontrano tra gli altri: Vedovamazzei, Luca Pignatelli, Peter Sutherland o Vanni Cuoghi.
Finarte scommette su Munari, Arturo Martini e Fontana
Catalogo non brillantissimo neanche quello messo insieme da Finarte per la sua asta autunnale del 5 dicembre prossimo Milano. Top lot a parte, il lavoro più pregiato, a nostro avviso, è il lotto 183 dove il dipartimento guidato da Alessandro Cuomo propone un raro esempio di macchina aritmica di Bruno Munari. Si tratta di un Senza titolo del 1951 proveniente dalla collezione VAF e proposto con una valutazione di 50-70.000 euro.
Si tratta di uno dei primissimi esempi delle sue macchine aritmiche che l’artista inizia a produrre proprio nel 1951 anche se esposte solo a partire dal 1960. Le macchine aritmiche create negli anni ’50 non sono molte, ma queste opere d’arte testimoniano un lungo processo intellettuale teso al raggiungimento di una sintesi teorica tra la necessità di darsi delle regole generative e, dall’altra, l’esigenza contrastante di rompere la regola, introducendo come elemento aleatorio una elementare forza elastica.
Per il resto, scorrendo i 237 i lotti messi insieme dal dipartimento di arte moderna e contemporanea della casa d’aste milanese, si segnalano in apertura alcuni bei lavori su carta, tra i quali un Angelo Ribelle degli anni ’50 di Osvaldo Licini proposto al lotto 3 con una valutazione di 2.500-3.000 euro. Mentre al lotto n. 5 abbiamo una grafite su carta gialla di Gustav Klimt: Studio per il ritratto di Bildnis Hermine Gallia del 1903/04 (stima: 7000-9000 euro). E molto belle sono le due carte di Umberto Boccioni ai lotti 8 e 9.
Molto interessante, poi, la selezione di opere di Giacomo Balla dove non mancano dei preziosi fogli di taccuino e che trova il suo apice in Elisa e Luce sul balcone (lotto 30), intima sanguigna su carta del 1907 qui proposta con una valutazione di 40-50.000 euro.
E se i top lot dell’asta portano il nome di Salvatore Scarpitta, del quale è offerta Shut del 1961 (lotto, stima: 200-240.000 euro), e di Enrico Castellani – sua la in vendita la Superficie Bianca del 1975 al lotto 130 (stima: 160-180.000 euro) – è la scultura la vera protagonista di questo catalogo dove troviamo al lotto 10 un delicato bronzetto di Arturo Martini a lotto 10: Fecondità del 1921. Opera unica che vanta un curriculum espositivo e bibliografico di primo livello e inserita nel catalogo Finarte con una stima di 25-30.000 euro.
Martini che ritroviamo anche al lotto 66 con Busto di Ragazza, fusione in bronzo eseguita nel 1980 dal gesso originale e secondo esemplare di una tiratura di 6. Lavoro appartenuto, in passato, alla collezione Gian Ferrari e esposto negli anni Trenta in una versione in terracotta. Questa scultura è valutata 15-20.000 euro. E sempre dello scultore trevigiano ai lotti 70-72 troviamo una serie di preziosi monotipi in ceramica policroma del 1929-30 con stima tra i 12 e i 20.000 euro.
Opere, quelle appena citate, che preludono ad altri due pezzi di scultura degni di nota, questa volta a firma di Lucio Fontana : Farfalla e conchiglia, ceramica colorata del 1938 (lotto 73, stima: 30-40.000); e Trasfigurazione, terracotta ceramificata del 1949 (lotto 74, stima: 40-60.000 euro).
Qua e là, un bel lavoro di Fausto Pirandello – Senza titolo (Girasoli e teiera) del 1955 (lotto 49), stimato 12-18.000 euro – e di Filippo de Pisis come nel caso di Il Mercato, olio su tela del 1938 valutato 8-12.000 euro. Seguono “capitoli” dedicati alla Pop Art romana e una bella teca di Gianfranco Baruchello del 1973: Dall’osservatorio nucleare di Monte Inguine giungono ogni giorno promemoria (lotto 113, stima: 12-15.000 euro). Fino ad arrivare a due lavori storici di Dadamaino (lotti 123-124), ad una Composizione del 1942 di Luigi Veronesi (lotto 136, stima: 7-9.000 euro) e al Senza titolo del 1965 di Antonio Sanfilippo che ha guadagnato la copertina del catalogo Finarte di questo autunno (lotto 163, stima: 12-18.000 euro). Per il resto catalogo certamente da studiare ma senza grandi aspettative.