Si avvicina uno dei momenti più caldi del mercato. Con la seconda settimana di dicembre che vede in corsa molte delle nostre case d’asta più importanti. Iniziamo con Finarte e Pandolfini che, come in una sorta di derby, batteranno i loro cataloghi di arte moderna e contemporanea il 9 dicembre. Giovedì, invece, daremo uno sguardo alle aste del Ponte (10-11/12) e Wannenes (12/12).
Finarte: tra Sironi e Opalka
Ben nutrito il catalogo messo insieme da Finarte per il suo appuntamento milanese: 274 lotti che saranno battuti in una sola tornata il 9 dicembre prossimo a partire dalle ore 17 al n. 6 di Via Paolo Sarpi dove la casa d’aste ha la nuova sede. Tra i primi lotti ad accendere la selezione messa insieme dal dipartimento guidato da Alessandro Cuomo, affiancato come sempre dalla abile Kimiko Bossi, è Angelo Missile, piccola grafite di Osvaldo Licini proposta al lotto 42 con una valutazione di 2.800-3.500 euro.
Poco dopo arriva il primo pezzo “caldo” dell’asta: un Senza titolo di Gino Severini datato 1913 (lotto 46, stima: 60-80.000 euro). L’opera, realizzata ad inchiostro tempera e pastello su cartoncino intelato, come si legge nella nota in catalogo, è in realtà nominata “Pienza 2” (o “Movimento di Danza”) in quanto parte di un piccolo corpus di opere che l’artista ha realizzato nel borgo toscano. Per molto tempo ha fatto parte della collezione privata di Severini e l’ha seguito nei vari spostamenti, oltre ad essere stata esposta nelle sue principali retrospettie e collettive.
Una decina di lotti dopo troviamo Cavallo e Cavaliere, tela del 1934-35 di Giorgio De Chirico (lotto 50, stima: 130-150.000 euro), primo top lot dell’asta. Il secondo arriva poco dopo: Vittoria alata, opera intensissima a tecnica mista su carta da spolvero riportata su tela realizzata da Mario Sironi nel 1935. Il lavoro, di grandi dimensioni (182×250 cm) vanta un curriculum espositivo e una bibliografia di grand pregio e nella sua vita è passata dalla galleria e deal fondo di Clauda Gian Ferrari per entrare poi nella collezione di Lodovico e Isabella della Croce. In catalogo è inserita con una valutazione di 200-250.000 euro.
Arriviamo così al lotto 95, dove fa bella mostra di sé Superficie 225, tela del 1956-57 di Giuseppe Capogrossi. Anche in questo caso ci troviamo davanti ad un pezzo storico con un curriculum espositivo importantissimo che torna sul mercato dopo molto tempo con una stima di 80-120.000 euro. Un guizzo che prelude ad una nuova calma, con tanti lotti a firma di artisti importanti ma che, sinceramente, scaldano poco il cuore e portano a guardare altrove magari ad opere degli stessi nomi ma su supporti diversi dalla tela. Di Dorazio, ad esempio, al dipinto proposto al lotto 118, mi trovo a preferire l’ipnotico acquerello del 1985 che trovo al n. 127 con una stima di 3.000-5.000 euro.
Passata una sessione dedicata a Maria Lai di cui non sentivamo il bisogno, passano sotto gli occhi alcuni pezzi graziosi come la grafite su carta di Gunther Forg al lotto 153 (stima: 4.000-5.000 euro). Fino a giungere al pezzo n. 160: Turbine (1990) di Stefano Arienti, un bel lavoro composto da 5 elementi e proposto a 35-40.000 euro.
Stupendo, poi, il lavoro di Roman Opalka al lotto 163: 1964/1 – infinito, Dettaglio 671891-676783 676 (carta da viaggio) del 1967. Comparso anche sulla copertina di Flash Art nel 1973 questo inchiostro su cartoncino è messo in vendita con una valutazione di 40-60.000 euro. Seguono alcuni lavori di Vito Acconci e Gina Pane; uno molto bello di Arnulf Rainer che precede di poco il bel D’aprés Guido Reni di Luigi Ontani del 1973 ( lotto 168, stima: 25-35.000 euro).
Infine merita a mio avviso attenzione il décollage di Mimmo Rotella al lotto 217, Tarakan del 1960 (stima: 8-10.000 euro). Il resto è da guardare, magari con l’idea di trovare un pezzo che possa completare la nostra “lettura” dell’opera di un determinato artista. Ma al netto di un catalogo così ampio non ho trovato molto di più di quello che ho citato.
Emil Filla guida l’asta Pandolfini
Sempre a Milano il 9 dicembre 2019, ma al Centro Svizzero, Pandolfini presenta una ricca raccolta di opere dagli inizi del XX secolo al contemporaneo, oltre alla consueta selezione di dipinti e opere su carta di alcuni degli artisti più autorevoli del panorama italiano e internazionale: un catalogo che risponde alle richieste più attuali del mercato.
Per i maestri italiani del primo Novecento il dipartimento guidato da Susanne Capolongo presenta Oreste e Pilade di Giorgio de Chirico, opera metafisica del 1961 proveniente da una collezione privata, in catalogo con una stima di 80-120.000 euro. E’ datata 1962, invece, la grande opera a tecnica mista su laminato plastico di Gastone Novelli, Che cosa si può dire, valutatai 60-90.000 euro. Bello e importante anche il nucleo di tre opere del fiorentino Ottone Rosai: Iris (lotto 30) del 1948, Suonatori nella via (lotto 24) del 1956 e Archittetura con olivi, tre oli su tela valutati rispettivamente 8-12.000, 15-25.000 e 8-12.000 euro.
La selezione di artisti internazionali presenta alcune opere d’eccezione, partiamo da Composizione cubista, del ceco Emil Filla, massimo esponente delle avanguardie pittoriche a Praga nel periodo tra le due guerre, che la dipinse nel 1913 periodo in cui sempre più si avvicinava al cubismo, la richiesta è di 200-500.000 euro.
Mentre è di 60-90.000 euro quella per Paesaggio con libro firmato, un olio su tela del 1934 di Frantisek Janousek, un altro esponente della pittura ceca nel periodo tra le due guerre. Di forte impatto anche Abstraktion, opera del 1917 del tedesco Rudolf Schlichter membro del gruppo Neue Sachlichkeit (Nuova obiettività), la cui valutazione è di 80-120.000 euro, zurighese d’adozione e membro del movimento Dada, è anche Hans Richter, autore dell’opera Orchestre, un bell’olio su cartone per il quale sono richiesti 60-80.000 euro.
Stessa richiesta di 60-80.000 euro per l’opera dadaista DDDD–Paysage Dada di Julius Evola, personalità poliedrica del panorama artistico culturale italiano del Novecento. Chiudiamo le segnalazioni del capitolo artisti internazionali con Les Chevalier, un disegno a inchiostro si carta del surrealista francese André Masson.
Nella sezione di arte contemporanea sono di particolare due opere di Alberto di Fabio, autore di opere ispirate alle costellazioni e alla catena del DNA umano con l’obiettivo di catturare e riprodurre l’energia su carta di riso e su tela, come nelle opere proposte in questa vendita: Senza titolo, acrilico su carta di riso del 1927 e Senza titolo acrilico su tela, offerte rispettivamente a 3.000-5.000 e 5.000-7.000 euro.
Chiudiamo con una rapida carrellata di opere su carta partendo da due Senza titolo (lotti 16 e 17), due tecniche miste realizzate nel 1949 da Afro Basaldella, entrambe valutate 8-12.000 euro, poi due carte applicate su carta pesante di Fortunato Depero: la prima è una tecnica mista, la seconda è una matita, intitolate rispettivamente Vogue e New York (lotti 4 e 5)sono entrambe offerte a 3.500-6.5000 euro.
Infine, una penna e inchiostri di Gino Severini, Figura di donna con musicisti (lotto 3), la cui stima è di 2.000-4.000 euro, mentre sono valutati 1.500-3.000 euro i lavori di Atanasio Soldati e Giacomo Balla, del primo è Les Mouttes (lotto 1), una gouache su cartoncino, del secondo Paesaggio Romano (lotto2), una china degli anni cinquanta.