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A Mantova la fotografia è al femminile

del

La Biennale Fotografia Femminile apre a Mantova, a marzo, la sua seconda edizione, con un fitto programma di mostre, eventi, workshop, conferenze e letture portfolio. Un evento che si preannuncia intenso e spumeggiante, in cui lo sguardo al femminile sul mondo si fa rivelatore di aspetti del reale anche scomodi, in grado di ampliare e arricchire il nostro modo di vedere il mondo. Ne ho parlato con la direttrice, Alessia Locatelli

Maria Cristina Strati: La Biennale di Fotografia Femminile è arrivata alla sua seconda edizione in un periodo storico non certo favorevole alle fiere e festival d’arte. Mi racconti come è nato e che sviluppi sta vedendo il progetto?

Alessia Locatelli: “Il progetto è nato da un’idea e un sogno di Anna Volpi e Chiara Maretti, fondatrici dell’Associazione La Papessa, che ha poi trovato in me la direttrice artistica per dare concretezza alla Biennale.

Tutto è iniziato nel 2020, avremmo dovuto inaugurare a marzo… non devo ricordare cosa accadde in quell’anno, in quel mese… Abbiamo dunque riprogrammato tra luglio e settembre la Biennale della Fotografia Femminile 2020 e oggi siamo qui, due anni dopo, ad aprire la seconda edizione, visitabile dal 3 marzo sino al 27, da venerdì a domenica (il giovedì resta aperta casa del Mantegna e Casa del Rigoletto).

Oggi il Foto Festival mantovano desidera diventare un solido punto di riferimento nel panorama internazionale, grazie alla rete che ha creato, portando inoltre mostre di fotografe che godono all’estero quella grande visibilità che non hanno invece ricevuto in Italia con mostre personali. Il mio desiderio è che nel futuro il Foto Festival possa anche contribuire allo sviluppo dello sguardo contemporaneo della critica fotografica”.

Solmaz Daryani, The Eyes of Earth (Death and revival of Iran’s Lake Urmia) 2014-ongoing

M.C.S.: Quest’anno il tema che avete scelto è davvero interessante, direi addirittura cruciale per l’attualità. Si tratta della Legacy, che vuol dire eredità o lascito: questa parola evoca il tema della memoria, ma anche della tradizione, della storia che ci precede e che ha lasciato in noi le sue tracce, ma anche l’idea del futuro, di ciò che noi stesse lasciamo a quelli che verranno dopo di noi. Sono temi fortemente legati all’essenza stessa della fotografia…

A.L.: “Quando è giunta la pandemia eravamo in piena crisi climatica e ambientale e, in un momento storico così delicato, abbiamo recepito subito la necessità di proporre una tematica che sapesse mettere in relazione l’eredità del passato con il lascito futuro.

Nell’affrontare il tema in profondità, abbiamo individuato differenti trasposizioni nelle quali declinare il concetto. Abbiamo selezionato i portfolio considerando temi quali l’ecologia, l’antropologia, il territorio e la politica, i fattori culturali, la famiglia e il rapporto tra uomo e natura.

Nonostante le differenze di linguaggi e di stile di ogni progetto, Legacy è la chiave per leggere e comprendere il nostro presente, che è legato a doppio filo con ciò che è stato prima di noi, in una visione ampia, che solo un foto festival è in grado di offrire.

La fotografia è testimonianza, archivio, memoria. É una narrazione che fin dai suoi albori ha accompagnato la storia personale e collettiva dell’essere umano moderno. E oggi a mio parere questo accade ancora di più”.

Sarah Blesener, Beckon Us From Home, 2016 – ongoing

M.C.S.: La Biennale è focalizzata sulle fotografe. Secondo te lo sguardo femminile sul mondo ha una sua peculiarità? Che cosa ci racconta in più, rispetto alla comunicazione dominante?

A.L.: “Se pensiamo alla storia della fotografia, le donne – ad esempio Diane Arbus, a Cindy Sherman per citare due fotografe tra le più conosciute – hanno spesso posato l’obiettivo della loro macchina fotografica su soggetti a cui nessuno prima aveva dedicato attenzione.

La loro è una visione laterale, inclusiva che non neghi la ricerca verso tematiche o realtà scomode. In un quotidiano eteronormato, occidentale e maschile nel quale la fotografia femminile e non binaria è spesso sottorappresentata se non stereotipata, è necessario ampliare la prospettiva”.

M.C.S.: Per finire, la fotografia è un tema sempre particolare, quando si parla di collezionismo. Vuoi dare un consiglio a chi colleziona fotografia? Quali sono le cose più importanti da tenere presenti?

A.L.: “Si colleziona per piacere e per desiderio, e la fotografia può essere un ottimo investimento per creare un primo nucleo di collezione con un budget interessante. E non solo: un bello scatto può essere acquistato per goderne a casa ogni giorno.

A chi si interessa di collezionismo, consiglio di seguire i premi e i festival – internazionali e italiani – per capire su che autori affermati o su che giovani investire, a seconda del portafoglio. A tutti, consiglio invece di lasciarsi catturare dal mondo che si apre nel momento in cui ci si dedica completamente ad una fotografia!

Non tralascerei, infine, una certa conoscenza del settore Fine Art e delle certificazioni se si desidera intraprendere la via del collezionismo fotografico, anche solo per avere delle nozioni di base, spesso utili. Organizzo anche dei corsi che possano coadiuvare sia i fotografi che i collezionisti a capire e muoversi in questo interessante universo. La fotografia resta per me un ambito meraviglioso in cui lavorare e collezionare fotografie è una passione. Ci vediamo a Mantova!”.

Delphine Diallo, Shiva Ajani, 2019

Chi è Alessia Locatelli

Alessia Locatelli vive e lavora a Milano. È direttrice artistica dell’Archivio Enrico Cattaneo e della Biennale della Fotografia Femminile – BFF di Mantova. È curatrice indipendente nell’organizzazione di mostre con realtà sia pubbliche che private, in Italia e all’estero, mentre in parallelo continua l’attività di organizzazione e consulenza per artisti e fotografi. È firma di alcune riviste di settore e referente critico del Dossier Fotografia all’interno del “CAM, catalogo di arte moderna” (ex-Bolaffi) pubblicato dalla Editoriale Giorgio Mondadori – Gruppo Cairo.

Insegna in scuole di fotografia e collabora come docente con università nel territorio. Partecipa a giurie e premi internazionali (British Journal of Photography award 2022) e come folio-reviewer e curator in vari Foto Festival, tra Italia ed estero. Si occupa inoltre di aiutare e coadiuvare gli autori nella scelta delle carte Fine Art e nei materiali di montaggio utili alla conservazione e alla vendita ai collezionisti.

Maria Cristina Strati
Maria Cristina Strati
Maria Cristina Strati vive e lavora a Torino. Studiosa indipendente di filosofia, è critica e curatrice di arte contemporanea, nonché autrice di libri, saggi e racconti. Convinta che davvero l’arte sia tutta contemporanea, si interessa al rapporto tra arte, filosofia e quelli che una volta si chiamavano cultural studies, con una particolare attenzione alla fotografia.

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