L’asta di arte moderna e contemporanea di Capitolium Art del 17 dicembre, con 77 lotti in catalogo e inizio alle ore 15.00, si presenta come uno degli appuntamenti più solidi del mercato di fine anno. Il percorso attraversa oltre settant’anni di storia dell’arte, dalle avanguardie storiche al concettuale, dall’Informale alla Pop Art, offrendo una selezione capace di parlare a diverse tipologie di collezionismo. La forza del catalogo risiede nella coerenza curatoriale e nella qualità diffusa delle opere, più che nella ricerca del singolo effetto eclatante.
Dal Futurismo alla grande astrazione europea
Tra i primi lotti emerge il lotto 2 di Giacomo Balla, “Luci di marzo” del 1940 (stima 40.000-50.000 euro), opera della fase matura, in cui l’artista rielabora la tradizionale idea di natura morta per approdare alla nozione di “natura viva”. Vaso, fiori e scodella di vetro non sono oggetti statici, ma entità attraversate dalla luce e dal movimento. La pittura diventa campo energetico, sintesi tra divisionismo e futurismo in una composizione di grande equilibrio.

Il respiro internazionale è confermato dal lotto 4 di Paul Klee, “(Animale) in cerca di rifugio” del 1926 (stima 80.000-120.000 euro), lavoro della piena maturità dell’artista. Il segno costruisce la struttura dell’immagine e la figurazione resta sospesa tra simbolo e astrazione. La pittura di Klee non rappresenta, ma allude, aprendo a una dimensione poetica e interiore.
Lo stesso respiro si ritrova nell’opera di Roberto Sebastián Antonio Matta, “The fall – La chute” del 1991 (stima 250.000-350.000 euro). Le forme fluttuanti nello spazio, tra biomorfismo e tensione cosmica, restituiscono l’idea di un universo instabile, dominato da forze contrapposte. L’opera si muove tra immaginazione psichica e visione cosmologica, in dialogo con i temi ricorrenti della sua ricerca.

A completare questo fronte internazionale figurano il lotto 17 di Alexander Calder, “Caraibes” del 1973 (stima 50.000-60.000 euro), in cui il ritmo dei mobiles si traduce in segno grafico, e il lotto 18 di Victor Vasarely, “Bela” del 1985 (stima 140.000-180.000 euro), esempio compiuto di Op Art fondata sulla vibrazione percettiva.
L’astrazione e la pittura del secondo Novecento italiano

Il lotto 23 di Carla Accardi, “Due rossi con grigio” del 1997 (stima 40.000-60.000 euro) testimonia una fase matura in cui il segno e il colore mantengono una forte autonomia espressiva. Il rosso, in dialogo con il fondo grigio, costruisce una superficie pulsante. La pittura non descrive, ma genera spazio visivo.
Con il lotto 25 di Piero Dorazio, “Adverse” del 1963 (stima 80.000-100.000 euro) si entra in uno degli anni più significativi della sua produzione. Il colore diventa architettura luminosa, libera da riferimenti figurativi. L’opera restituisce pienamente l’idea di una pittura come costruzione mentale dello spazio.
Il lotto 34 di Franco Gentilini, “Ippolita con lo specchio” del 1966 (stima 8.000-10.000 euro), olio su tela sabbiata, propone una figura femminile che non è ritratto, ma archetipo esistenziale. La superficie trattata conferisce all’immagine una qualità quasi fossile, come se fosse una memoria riaffiorata dal tempo.
Tano Festa e Mario Schifano, Roma e la Pop Art
Il lotto 42 di Tano Festa, “Collage 15/A” del 1960 (stima 14.000-18.000 euro) appartiene a uno dei momenti più significativi della sua ricerca. Carte povere e smalto industriale convivono in una superficie che anticipa la riflessione sulla riproducibilità e sull’immaginario urbano. Il collage si configura come spazio di frizione tra artigianale e industriale.

Mario Schifano è presente con più opere. Il lotto 45, un Senza titolo del 1967 (stima 80.000-120.000 euro), documenta la fase più sperimentale, in cui la pittura assorbe linguaggi pubblicitari e cromie violente. A questo si affiancano anche i lotti 43 e 44, con stime tra 14.000 e 30.000 euro, che ampliano la proposta su una fascia più accessibile.
Scrittura, numeri e verità: il linguaggio dell’arte concettuale
Il lotto 57 di Ben Vautrier, “Je crois que pour changer l’art il va falloir dire la vérité” del 1970 (stima 14.000-18.000 euro) sostituisce il gesto pittorico con quello della scrittura. L’opera coincide con il messaggio stesso. La semplicità formale diventa strumento di una dichiarazione radicale sulla funzione dell’arte e dell’artista.

Il lotto 58 di Vincenzo Agnetti, “Assioma” (stima 30.000-40.000 euro), in bachelite incisa, è uno dei vertici concettuali del catalogo. I numeri non servono al calcolo, ma diventano un’apparente oggettività che nasconde un paradosso concettuale. L’assioma è una verità dichiarata, non dimostrata, un punto di partenza che costringe lo spettatore a confrontarsi con un linguaggio freddo, oggettivo e insieme enigmatico.
Dalla Pop Art americana a Pistoletto

Il lotto 46 di Tom Wesselmann, “Smoker Study” del 1977 (stima 180.000-220.000 euro) appartiene alla celebre serie dei fumatori. La bocca femminile, il fumo e il colore saturo diventano icona della cultura pop. La pubblicità si trasforma in pittura monumentale, senza perdere la sua forza di seduzione visiva.

Di forte impatto è anche il lotto 60 di Michelangelo Pistoletto, “Scaffali-contenitori metallici 2 ripiani” del 2015 (stima 200.000-300.000 euro), serigrafia su acciaio inox specchiante. L’opera ingloba lo spettatore nella superficie riflettente, rendendolo parte attiva del lavoro. L’immagine si compie solo nella relazione con chi guarda.
Chiude il percorso il lotto 66 di Salvo, “Senza titolo” (stima 40.000-60.000 euro), che rilegge la tradizione pittorica italiana in chiave sospesa e metafisica, tra memoria e contemporaneità.
Una fotografia credibile del mercato di fine anno
Nel suo insieme, l’asta di Capitolium Art del 17 dicembre si configura come una proposta solida e ben calibrata, capace di intercettare diversi livelli di collezionismo. Una vendita costruita sulla qualità diffusa più che sull’eccezionalità del singolo lotto.




