Dopo lo speciale Fotografia di mercoledì scorso torniamo a parlare di arte moderna e contemporanea. La lettura catalogo di oggi è interamente dedicata all’asta che il 4 dicembre prossimo la casa d’aste Cambi batterà a Milano. 340 lotti divisi su due cataloghi: il primo, che sarà battuto a partire dalle ore 10, presenta diverse opere di qualità a buon prezzo, con una piccola raccolta di libri, grafica d’autore, disegni e sculture; il secondo, invece, presenta una selezione molto più stretta ed è il vero fiore all’occhiello dell’appuntamento autunnale con la casa genovese che, come ormai è consuetudine, batte però a Milano, nello spazio di via San Marco 22. Ed è da questo che iniziamo la nostra lettura.
134 i lotti che saranno battuti a partire dalle ore 16.00, con una ouverture dall’intrigante sapore futurista dove al lotto 212 troviamo, tra gli altri, una bella tempera grassa su carta applicata su tela di Giacomo Balla: Plastica Dinamicità (1925-29) valutata 15-20.000 euro. Mentre al lotto 221 abbiamo un matita di Umberto Boccioni – Studio per campagna lombarda – del 1908 offerta con una stima di 8-12.000 euro.
Passati una serie di lavori di Ottone Rosai ecco che sotto i nostri occhi arrivano i primi gioielli: due oli di Filippo De Pisis – Marina con cavallino del 1930 (lotto 229, stima: 50-60.000 euro) e Carrozzella a Rimini del 1940 (otto 230, stima: 15-20.000 euro) – a cui segue une stupenda Piazza d’Italia di Giorgio de Chirico della fine degli anni Cinquanta proposta al lotto 231 con una stima di 90-120.000 euro.
Qui l’asta Cambi ha veramente il suo culmine, a mio avviso, con buona pace di alcuni dei top lot che troviamo dopo. Dopo De Chirico, infatti, abbiamo una superba tela di Alberto Magnelli, Due donne (1924-28) e, soprattutto, l’incredibile Ritratto della Signorina Burba: olio su tea dl Giacomo Balla del 1920, inserito in catalogo al lotto 233 con una stima di 45-55.000 euro.
E se non vi basta ancora ecco che i lotti seguenti ci proiettano in pieno Realismo Magico con Cagnaccio di San Pietro – di cui Cambi offre la tela Primavera del 1923-25 (lotto 234, stima: 60-80.000 euro) – e Antonio Donghi, con la preziosa tela del 1933 Abito Azzurro (lotto 235, stima: 50-70.000 euro), esposta alla quadriennale di Roma del 1935, e Interno del 1922 (lotto 236, stima: 15-20.000 euro).
Al lotto 238 abbiamo in vece una Crocifissione in ceramica colorata di Lucio Fontana (stima: 40-60.000 euro). E poi alcuni lavori di Perilli, Chighine, Afro e Giuseppe Santomaso, di cui viene proposto in asta Paese, olio su tela del 1962 (lotto 252, stima: 90-120.000 euro).
Ma attenzione, in questo catalogo veramente ricco di spunti, la merita anche la parte dedicata all’arte cinetica a programmata, con opere storiche di Lucia di Luciano, Lia Drei, Francesco Guerrieri e del Gruppo Mid.
In evidenza anche un bel lavoro storico di Emilio Isgrò: Nel Limbo del 1974 (lotto 285, stima: 25-35.000 euro). Chiudono l’elenco dei lotti più ghiotti di questa intrigante selezione, una Superficie Lunare di Turcato del 1970 (lotto 298, stima: 40-60.000 euro) una paio di carte di Antony Gormley che danno un tocco di contemporaneo vero, raro per le aste italiane. E poi due oli di Dorazio e una bella selezione di lavori di Mario Schifano, fino ad arrivare al top lot assoluto dell’asta: un importante arazzo di Alighiero Boetti, di grande formato (con dimensioni: 100,5×111,5 cm) stimato 250.000-350.000 euro.
Prima di lasciarvi, diamo però anche un rapidissimo sguardo alla prima sessione (lotto 1-203) dell’asta di arte moderna e contemporanea che Cambi batterà a partire dalla ore 10. Tra i tanti lotti, infatti, mi piace segnalarvi la bella china su carta di Alberto Savinio, Minotauro del 1949, che inaugura la selezione con una stima di 4-6.000 euro. Mentre al lotto 110 troviamo una piccola tecnica mista su carta intelata di Phillip Martin, Les Gardiens (1959) offerta con una stima decisamente intrigante: 300-400 euro. E non mancano neanche ai lotti 135 e 136 due piccole carte di Gianfranco Baruchello. Fino ad arrivare un lavoro del 2001 di Jonathan Meese al lotto 188. Insomma, un’occhiatina a questo primo catalogo la darei se fossi in voi.