Molte collezioni d’arte presentano al loro interno una sezione di opere esposte all’esterno, collocate sui balconi o nei giardini, che rendono lo spazio accattivante, quasi magico. A volte si tratta di sculture monumentalio di dipinti murali realizzati sulla facciata delle dimore (spesso pensate site specific); altre volte si tratta di opere realizzate con giochi d’acqua, opere in legno, in ceramica, in pietra o anche realizzate con materiali sintetici.
Spesso i materiali utilizzati per queste opere si ritrovano anche in lavori custoditi in ambienti confinati, ma dal punto di vista conservativo, quali sono le differenze? A cosa fare attenzione se si decide di collocare un’opera all’esterno?
Come sempre è fondamentale tenere in considerazione gli elementi caratteristici dell’ambiente di conservazione che, all’aperto, viene definito come “non controllato”. La temperatura e l’umidità non sono infatti controllabili né spesso prevedibili e le opere vengono così esposte a diversi agenti (per lo più degradanti) che variano a seconda della posizione geografica e della latitudine. Incidono sullo stato di conservazione delle opere, infatti, la loro esposizione al sole, ai venti, alla pioggia, alla neve o ancora la vicinanza al mare o ad una città. Fanno la differenza anche la presenza o meno di un basamento che le solleva dal terreno o, per esempio, se sono collocate in mezzo alla vegetazione o al centro di una fontana!
Come detto già molte volte l’esposizione quotidiana alle radiazioni luminose per molte opere ha un effetto dannoso, soprattutto se si tratta di sculture o superfici dipinte. Un’eccessiva esposizione alla luce può causare alterazioni e perdite di colore nonché rotture strutturali della vernice e dei rivestimenti. Allo stesso modo gli sbalzi repentini di temperatura e umidità (come, per esempio, quelli che si verificano tra la notte e il giorno o al susseguirsi delle stagioni o durante temporali e nevicate) creano sollecitazioni strutturali e superficiali spesso dannose per molti materiali utilizzati nelle opere d’arte (quali, per esempio, il legno e la ceramica).
Un altro fattore che ha un grosso impatto sulle superfici è l’inquinamento atmosferico che, unito agli agenti di degrado per così dire “naturali” crea non poche problematiche alle opere d’arte esposte all’aperto, come ad esempio il formarsi delle croste nere sulle superfici lapidee (ovvero particelle di smog inglobate in una matrice gessosa derivante dalla degradazione fisico-chimica del materiale originario, che ne alterano l’aspetto estetico e ne intaccano la superficie dal punto di vista strutturale).
Tuttavia fin dalla notte dei tempi architetture, sculture e opere d’arte sono state pensate e costruite per essere ammirate all’esterno e sono sopravvissute al passare dei secoli.
Dunque, ciò è senza dubbio possibile anche per le opere di arte contemporanea di collezioni private. Sarà sufficiente adottare alcune accortezze per far fronte ai mille problemi conservativi dettati da un ambiente non proprio favorevole per tutti i materiali. L’aspetto fondamentale è sicuramente documentare le vostre opere prima di porle all’esterno, così da possedere informazioni sul loro stato originale. Con il passare del tempo potrete così analizzare i cambiamenti avvenuti sulla materia e interpellare il vostro conservatore con dei dati alla mano e insieme a lui valutare se la vostra collezione è davvero adatta ad un ambiente conservativo di questo tipo.
Una volta posizionate e documentate, una buona abitudine potrebbe essere quella di monitorare e manutenere le vostre opere all’aperto con una maggiore periodicità rispetto a quanto fate per le opere collocate all’interno(per verificare eventuali cambiamenti avvenuti nel tempo come la formazione di fessurazioni, di punti di ruggine, di croste nere), nonché di effettuare operazioni di restauro, anche minime, (come, per esempio, la pulitura, l’eliminazione di vegetazione infestante o di nidi di insetti, il consolidamento di crepe o l’applicazione periodica di protettivi adeguati) atte a contenere il più possibile gli effetti degradanti derivanti dall’ambiente esterno evitando che le opere si compromettano in maniera irreversibile.
In linea teorica, la soluzione migliore resta comunque quella di non collocare mai opere all’aperto se non sono state pensate appositamente per quel contesto e quell’ambiente. Laddove ciò non sia possibile, occorrerà allora dedicare alle opere collocate all’esterno una maggiore cura, tempo e attenzione rispetto a quelle collocate nei vostri salotti controllati!