Quali sono i criteri che il mondo dell’arte utilizza per valutare un’opera contemporanea? Che ruolo ha il prezzo nella ricezione delle opere? E quali sono gli strumenti che oggi ci possono aiutare nella valutazione di un’opera d’arte? Un’indagine di Axa Art cerca di fare il punto su uno dei “misteri” più affascinanti del sistema dell’arte: Evaluating Contemporary Art – AXA ART Survey 2017.
Un’indagine inedita, che affronta questo tema chiave da più punti di vista, consegnandoci una mappatura dei tanti approcci utilizzati nel mondo dell’arte per valutare “oggetti” il cui valore si basa su una complessa interazione di fattori intangibili tanto interni quanto esterni all’opera presa in esame. Ma vediamo cosa è emerso da questo studio per il quale sono stati intervistati 127 tra giornalisti e studiosi; galleristi e mercanti; collezionisti istituzionali e privati; case d’asta e società d’arte.
Il mercato dell’arte… per cominciare
Prima di procedere è bene ricordare come il mercato dell’arte sia un’entità estremamente complessa che si compone di due segmenti base: da una parte il “mercato primario” dove le opere nuove vengono proposte per la prima volta. Qui i collezionisti (privati, pubblici o corporate che siano) e i mercanti acquistano i lavori direttamente da un artista o dalle gallerie che lavorano a stretto contatto con esso. Dall’altra troviamo, invece, il “mercato secondario“, dove le opere vengono rivendute, abitualmente attraverso case d’asta o gallerie che trattano lavori che contano già uno o più passaggi sul mercato.
Se sul “mercato secondario”, in particolare grazie alle aste, i prezzi sono più trasparenti; il primo mercato è, invece, quello che si definisce “opaco” dove è difficile conoscere il costo di un lavoro proposto in vendita e dove i “prezzi” non sono assolutamente riflesso di un valore comprovato, sia a livello estetico che economico. Ed è proprio qui che sorge la domanda su quali siano i fattori che determinano una price list… quel documento, per intenderci, che i galleristi tengono ben nascosto nelle cartelline che vedete sulle loro scrivanie e che, nelle fiere, si cerca di sbirciare prima di fare domande inopportune e che potrebbero crearci qualche imbarazzo.
Ecco, le cifre che vediamo su quei fogli – come conferma anche il rapporto di Axa – sono la risultante dei vari “ingredienti” di una ricetta che tiene in considerazione sia aspetti “interni” alle opere – l’autore, il soggetto, le dimensioni, la tecnica, il formato, il “periodo”, lo stato di conservazione – che “esterni” come le eventuali pubblicazioni, le mostre, ma anche la provenienza, la moda e il mercato di riferimento. In altre parole: qualità e reputazione, a cui si aggiunge il prezzo/valore di mercato.
Fattore, quest’ultimo, che tiene in forte considerazione quelle che sono le aspettative degli acquirenti, le loro conoscenze del mercato e il gusto personale. Pensate a tutte quelle opere pagate milioni e acquistate per “vanità”, come simbolo di uno status fatto di lusso e di prestigio. Un rappresentante di una associazione per l’arte ha detto, a tal proposito: «Più è alta la domanda, più i prezzi sono alti. Il prezzo ti dà delle informazioni su come gli altri valutano un’opera d’arte». Fin qui quello che abbiamo sempre saputo. Ma come variano i “pesi” di questi criteri di valutazione a seconda della tipologia dell’attore del sistema dell’arte?
Qualità, Reputazione e Prezzo
Dall’indagine condotta da AXA ART emerge come per il 90% degli intervistati la qualità e la reputazione dell’artista, assieme al legame emotivo che si stabilisce con l’opera, siano i fattori più importanti per determinare il valore di un lavoro, mentre quelli relativi al mercato o ai risultati d’asta occupano solo le posizioni intermedie della classifica dei criteri chiave di valutazione. Classifica che varia molto, però, a seconda che si prendano in considerazione i soli collezionisti, i galleristi e i mercanti o le case d’asta.
Se per i collezionisti – sia istituzionali che privati – i criteri fondamentali sono l’originalità e la capacità di un’opera di creare un legame emotivo, per i galleristi e i mercanti il profilo dell’artista è il criterio fondamentale (non è un caso che sui siti web delle gallerie la prima, e talvolta la sola, cosa che trovate sia il curriculum dell’artista), seguito dall’originalità del lavoro e dal suo posizionamento. Mentre le case d’asta, invece, sembrano guardare principalmente ai risultati d’asta e al valore di mercato di un artista.
Uno scenario, fin qui, che certamente non ci sconvolge, ma le cose si fanno ben più interessanti quando gli intervistatori pongono una domanda molto diretta per capire quali siano i fattori che determinano la scelta di comprare o meno un’opera d’arte. Eccoli qui in ordine di importanza:
- Qualità del lavoro (57%)
- Prezzo (25%)
- Reputazione (18%)
I collezionisti, peraltro, nelle loro risposte hanno anche indicato la galleria di riferimento come un fattore importante per quanto riguarda la propria decisione d’acquisto.
Prezzo ≠ Valore
Quando si parla di prezzo e di valore in relazione al mercato dell’arte si corre sempre il rischio di interpretare questi due termini come sinonimi. In realtà, per quanto spesso sottile, vi è una differenza che è giusto tenere in considerazione. Come abbiamo visto, infatti, specialmente sul mercato primario il prezzo di un lavoro non è assolutamente sinonimo di un valore riconosciuto e duraturo nel tempo. Anche su questo tema l’indagine AXA ci aiuta a fare un po’ di chiarezza, offrendoci ben 4 modi di interpretare il prezzo di un’opera d’arte:
- Il Prezzo è alla base di una valutazione -> è questa l’opinione più ricorrente tra gli operatori del mercato (mercanti, galleristi ecc.).
- Il Prezzo serve da linea guida -> ossia i prezzi servono come punto di riferimento anche se spesso, in particolare tra i non esperti, questo equivale a dire che un’opera molto costosa è anche un’opera di grande qualità. Equazione decisamente semplicistica oltre che rischiosa per le tasche di chi compra.
- I Prezzi creano il mercato -> sembra un’ovvietà ma è così: se il lavoro di un artista non ha un prezzo dichiarato è perché non ha un mercato.
- I Prezzi non hanno nessuna relazione con il valore -> La pensa così circa il 25% degli intervistati: il prezzo non è connesso al valore artistico di un’opera d’arte tant’è che, spiega uno dei partecipanti all’indagine – «alcune opere d’arte contemporanea si vendono benissimo anche se il loro valore artistico rasenta lo zero». Ogni commento mi sembra superfluo 😉
Valutare & Comprare arte: ogni categoria ha il suo “metodo”
Infine, in questa nostra sintesi dello studio di AXA ART ci piace riprodurre un grafico che abbiamo trovato decisamente interessante. Quello relativo all’Art Journey, che sul modello del Customer Journey descrive il percorso che ogni esperto di settore, in base alle proprie caratteristiche, compie ogni volta che deve valutare o acquistare un’opera d’arte:
Gli strumenti di valutazione
Prima di lasciarci, due parole anche sugli strumenti di valutazione che sono oggi disponibili in gran numero, dai database sui risultati delle aste – in primis Artnet ed ArtPrice che risultato essere gli strumenti più importanti – a quelli relativi alla reputazione (ArtReview Power 100, KunstKompass, l’Art Rank Index ecc.) e alle notizie sugli artisti e sul mercato (Larry’s List, Artsy, Intependent Collectors, ArtForum, The Art Newspaper ecc.). La maggior parte degli intervistati dichiara di preferire, in genere, gli strumenti che tengono in considerazione la qualità delle opere come delle mostre, anche se da questo punto di vista il mondo dell’arte appare decisamente diviso.
I Galleristi vorrebbero che nelle “classifiche” avessero più peso le mostre nei musei; i Collezionisti dichiarano che le recensioni, i premi e le sedi espositive sono particolarmente importanti. Mentre i giornalisti e gli studiosi vorrebbero che fosse data più enfasi alle recensioni e alle sedi espositive, mentre la Banche ai valori di rivendita. In conclusione, citando i curatori dell’indagine, tutti questi strumenti hanno certamente grandi potenzialità di mercato, ma «l’intuizione umana e la perizia dei conoscitori d’arte rimango, alla fine, le vere autorità nella valutazione dell’arte».