Il 3 dicembre abbiamo inaugurato la rubrica Collezionare&Conservare, presentandovela come un glossario della conservazione dell’arte, pensato per orientarsi in una tematica molto specialistica, in genere riservata agli addetti ai lavori. Ci siamo fatti guidare dalla convinzione che, al contrario, l’accesso a questi temi possa essere più ampio e ‘leggero’, a patto che se ne parli anche in luoghi diversi da quelli istituzionali.
Per questo abbiamo messo a fuoco una serie di parole chiave che diventassero base di una ‘lingua’ condivisa per parlare di conservazione.
Allargare la platea di persone che conoscono le parole della conservazione significa avvicinarsi alla possibilità di innescare un dibattito pubblico a cui anche i non addetti ai lavori possono contribuire, apportando una ricchezza eccezionale di punti di vista.
Da qui la scelta di un registro e di topics piuttosto ambiziosi, trattati tuttavia abbastanza agilmente.
Facciamo quindi un punto, oggi, di ciò che è stato affrontato finora, facendo emergere il filo rosso che collega le parole del glossario.
Le prime 15 parole del glossario della conservazione, che vorremmo ‘aperta’ e ‘leggera’, descrivono un cerchio aperto da #cura e chiuso da #comunità (di eredità); un’azione (la cura) e degli attori (i membri di una comunità) che intendiamo come protagonisti della tutela del Patrimonio Culturale.
Saldati insieme in un patto di #responsabilità condivisa i membri di una comunità di eredità, nella nostra visione, modulano strategie per #preservare ciò a cui attribuiscono un #valore in termini di identità e senso di appartenenza, indicando loro stessi la strada per riconoscere la #rilevanza culturale di un oggetto.
Perchè questa visione si concretizzi è necessario coltivare la #consapevolezza dell’importanza dell’eredità culturale di cui siamo portatori. Emerge chiaramente il ruolo cruciale dell’atto di #raccontare il Patrimonio Culturale e di #farlo vivere, senza intrappolarlo in uno stato di immobilità che non gli è congeniale.
In questo senso, #memoria e oblio hanno un ruolo solidale nel dare forma variabile alla nostra eredità culturale, perchè non esiste modo di ricordare senza una selezione di ciò che si può dimenticare.
Se è vero che la conservazione e la tutela del Patrimonio Culturale hanno bisogno di professionisti altamente qualificati, è pur vero che il patrimonio è di tutti per definizione e dunque tutti, a maggior ragione grazie all’accelerazione dei processi di #digitalizzazione, dovrebbero poter dare un contributo.
Ad esempio, appositi strumenti digitali possono abilitare un pubblico sempre più ampio a #documentare il patrimonio diffuso, a volte pressoché sconosciuto, ma anche a definirne un #uso più sostenibile da un punto di vista economico ma anche culturale.
Così, oltre ad essere più ‘leggera’ – perché partecipata e condivisa – la conservazione scaturisce da uno scambio positivo di #reciprocità tra chi cura (la comunità) e chi è curato (il Patrimonio culturale).
Abbiamo gettato le basi per la definizione di un prossimo ‘manifesto leggero’ di una conservazione nuova, sostenibile, aperta. Altre parole ci aiuteranno ad aggiungere connessioni e relazioni semantiche, tracciando nuove rotte di navigazione nel maremagnum della conservazione.