Alla Biblioteca Nazionale Braidense il convegno “Copie, Repliche ed Edizioni nella Storia dell’Arte”, promosso dalla Pinacoteca di Brera e da Save the Artistic Heritage, ha riportato al centro un tema che attraversa la storia ma oggi assume una forza nuova: la copia come strumento di diffusione, tutela e consapevolezza.
Un argomento che si carica di attualità proprio in un momento in cui, tra nuove tecnologie e crescenti mistificazioni, il rischio non è soltanto la perdita degli originali, ma una vera involuzione culturale.
Una genealogia che attraversa i secoli
Sin dalle prime battute è emerso un punto fondamentale: la copia non è un surrogato, né un’alternativa “minore” rispetto all’opera originale. Nel corso dei secoli ha sempre avuto un ruolo nella trasmissione del sapere artistico, dalle copie greche in epoca romana alle incisioni, dalla serigrafia ai multipli del secondo Novecento.
La storia stessa dell’arte è, in larga parte, storia di copie. E la contemporaneità, con la sua tecnologia, non fa che aggiungere un nuovo capitolo a questa lunga genealogia.
Il modello tecnologico di Save the Artistic Heritage
Da qui nasce il progetto presentato da Save the Artistic Heritage, sostenuto dalla tecnologia brevettata da Cinello, che rende possibile la creazione di copie digitali numerate, autenticate e non replicabili.
Con nove esemplari, come tradizione vuole per le sculture considerate opere uniche sul mercato: tre destinati ai musei, per garantirne i prestiti e la valorizzazione senza mettere a rischio l’originale; sei affidati a patrons e filantropi che sostengono attivamente il patrimonio.
Questo modello crea un legame diretto tra istituzioni pubbliche e privati, rafforzando l’indipendenza dei musei e costruendo una comunità internazionale responsabile e coinvolta.
Non è un’operazione commerciale, come ha sottolineato Mario Cristiani, ma un percorso di tutela che mette al centro l’opera, i suoi diritti e la sua storia.
Il primo Quaderno e il contributo degli studiosi
Durante il convegno è stato presentato anche il primo dei Quaderni, una pubblicazione che raccoglie gli studi dedicati alla storia della copia e alle sue implicazioni per il presente.
Tra gli studiosi coinvolti figurano Salvatore Settis, Francesco Guzzetti, Giovanni Maria Fara, Maria Cristina Terzaghi e Simone Facchinetti, che nel volume affrontano i nodi storici e teorici del rapporto tra originale e replica, restituendo centralità alla ricerca scientifica e alle istituzioni nel dibattito culturale.
Originale e copia: una relazione meno rigida del previsto
Gli interventi degli storici dell’arte hanno mostrato come originale e copia siano concetti molto meno rigidi di quanto si creda. Le xilografie di Dürer, reinterpretate dagli artisti fiorentini; la scelta di Caravaggio di ricreare le scene anziché replicare se stesso; il rifiuto dell’unicità materiale nell’Arte Povera, dove l’opera coincide con l’idea.
Tutti esempi che dimostrano come la serialità non distrugga l’aura dell’opera, ma la amplifichi.
Come ricordato più volte, l’aura dell’originale permane, mentre la copia funziona come un ponte che permette all’opera di circolare, essere studiata, raggiungere nuovi pubblici senza perdere la propria identità.
Tecnologia, tutela e futuro dell’arte
In un momento storico in cui la fragilità fisica delle opere, la pressione del mercato e la disinformazione rischiano di offuscare la memoria artistica globale, progetti come questo offrono un’alternativa concreta.
La copia digitale certificata diventa un alleato della conservazione e della conoscenza, un mezzo per evitare che gli artisti — del passato e del presente — vengano inghiottiti dall’oblio o dalla semplificazione.
La visione condivisa da Brera e Save the Artistic Heritage indica una direzione chiara: democratizzare l’arte senza banalizzarla, renderla accessibile senza privarla della sua complessità, proteggere l’originale senza condannarlo all’invisibilità.




