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Mostre: da vedere a dicembre aspettando il 2019

del

Ultimo appuntamento dell’anno con le ormai classiche selezioni di mostre che ogni mese vi proponiamo. Selezione che apriamo con un evento molto particolare: INCERTA et.cetera, mostra che riflette sull’indeterminatezza della nostra contemporaneità e visitabile fino al 20 dicembre 2018 negli spazi diffusi di Fòndaco, in via della Frezza a Roma. 

Alessandro Piangiamore, Tutto il vento che c’è, 2010
Alessandro Piangiamore, Tutto il vento che c’è, 2010

Si tratta di un evento espositivo che mette insieme lavori di Gianfranco Baruchello, Enrico Boccioletti, Claire Fontaine, Pasquale Gadaleta, H.H Lim, Luca Manes, Diego Marcon, Marzia Migliora, Luigi Ontani, Alessandro Piangiamore, Nicola Samorì, Andrea Santarlasci, Santissimi, Luca Trevisani e Andreas Zampella. Ma soprattutto è una mostra che nasce dal lavoro di un Collettivo Curatoriale composto dagli studenti dell’VIII edizione del Luiss Master of Art. E anche per questo mi piace aprire l’ultima selezione del 2018 con uno sguardo alle generazioni future.

Uno scorcio della mostra in corso alla Galleria Federico Rui con opere di Martina Antonioni e Attilio Forgioli
Uno scorcio della mostra in corso alla Galleria Federico Rui con opere di Martina Antonioni e Attilio Forgioli

Rimarrà aperta fino al 19 gennaio 1919 alla Galleria Federico Rui di Milano la mostra Dialoghi, con opere di Attilio Forgioli e Martina Antonioni, a cura di Emanuele Beluffi, secondo appuntamento della serie di mostre dedicate al dialogo tra maestri e contemporanei. Vi sono tratti comuni e di continuità nella ricerca di artisti lontani anagraficamente e geograficamente. Tratti riconducibili comunque alla pittura, alla figurazione, non intesa come mera rappresentazione della forma, ma come interpretazione della stessa. Attraverso un confronto fra le opere, appare evidente un dialogo in divenire e di continui rimandi, dove l’eredità del mondo classico e moderno viene elaborato in chiave contemporanea.

 

Ibrahim Ahmed, What comes after bring peace to this restlesness n.9, 2018, collage on paper, cm 40 x 40
Ibrahim Ahmed, What comes after bring peace to this restlesness n.9, 2018, collage on paper, cm 40 x 40
 
La  z2o Sara Zanin Gallery  di Roma ha inaugurato sabato scorso Burn What Needs To Be Burned, la prima mostra personale in galleria dell’artista Ibrahim Ahmed.  Presentando al pubblico il risultato di un’auto-esplorazione e di un dialogo interiorizzato durati due anni, l’artista prende in considerazione l’urgenza dell’attuale dibattito sulla mascolinità e le sue implicazioni in un momento storico in cui essa è venuta a porsi come problema cruciale. Attraverso il personale processo di comprensione e smantellamento della virilità come costruzione sociale condotto da Ahmed, la mostra è un’indagine sulle modalità con cui essa viene percepita e vissuta in immaginari collettivi differenti sia per aree geografiche che per culture. Sono circa cinquanta le fotografie ed i collage fotografici in cui l’artista espone e manipola il proprio corpo trattato alla stregua di un campo di battaglia.
 
Uno dei lavori di Luigi Magnani in mostra allo studio d'arte Arena.
Uno dei lavori di Luigi Magnani in mostra allo studio d’arte Arena.
 
La quarta proposta di questo mese è, invece, un mostra veramente “rara”, nel senso che ci propone l’opera di un artista di cui ho avuto modo di parlare varie volte, in particolare in occasione dei miei reportage da MercanteinfieraLuigi Magnani. La mostra, dal titolo Black & White ha aperto i battenti il 1° dicembre scorso negli spazi di ARENA studio d’arte a Verona e sarà visitabile fino al 10 gennaio prossimo. Pronipote del celebre pittore Girolamo Magnani, Luigi Magnani inizia a dipingere negli anni 50, ma è nel 1968 che la sua ricerca artistica, fino a quel momento legata al naturalismo lombardo di Morlotti, svolta in direzione dei linguaggi astratti derivati dalle avanguardie storiche d’inizio secolo. L’interesse di Magnani si rivolge così alle ricerche di Mondrian e di Malevich e, in particolare, alla visione del costruttivismo russo. Inizia così, per lui, un periodo di attività molto intensa che vede l’utilizzo di diversi materiali: dal legno all’acciaio, dal ferro, al cartone, al vetro. La mostra esplora proprio le realizzazioni di questo periodo, considerato il più interessante e significativo della carriera artistica del maestro.
 
Simone Cerio, Religo
Simone Cerio, Religo
 
Da Verona a Citta’ Sant’Angelo (PE) dove al Museolaboratorio Ex Manifattura Tabacchi è visitabile, fino al 30 dicembre prossimo, la mostra Religo del fotografo documentarista Simone Cerio, finanziato dall’Associazione Cammini di Speranza tramite il supporto di Open Society Foundation e a cura di Enzo De Leonibus. Religo è un viaggio tra le comunità LGBT credenti italiane, con lo scopo di analizzare il tema dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere all’interno delle Chiese Cristiane. 
 
Una vista della mostra Francesco Somaini, La stagione Americana alla  Galleria Open Art di Prato
Una vista della mostra Francesco Somaini, La stagione Americana alla Galleria Open Art di Prato
 
A Prato, invece,  Galleria Open Art propone fino al 9 febbraio un’interessante mostra dedicata allo scultore Francesco Somaini dal titolo La stagione americana. La mostra ripercorre la fase compresa tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, ossia il periodo in cui il lavoro di Somaini ha ottenuto un particolare consenso e una notevole attenzione da parte di collezionisti e istituzioni statunitensi. Quasi tutte le opere che vengono presentate in questa occasione sono state in collezioni americane o sono state esposte nelle mostre che l’artista ha effettuato oltreoceano in quegli anni. Somaini è stato infatti tra i protagonisti dell’informale a livello mondiale, individuando, anche per mezzo della particolare conoscenza e cura dei processi di fonderia e di trattazione dei metalli, una via originale di indagine nel rapporto tra la materia e la sua definizione espressiva, tra il dinamismo delle forme e la loro qualificazione estetica.
 
Una vista della mostra Paolo Icaro. Alla ricerca dell'equilibrio perduto alla Galleria Massimo Minini di Brescia. ph. Michele Alberto Sereni
Una vista della mostra Paolo Icaro. Alla ricerca dell’equilibrio perduto alla Galleria Massimo Minini di Brescia. ph. Michele Alberto Sereni
 
Torniamo verso nord, a Brescia, per fare un salto alla Galleria Massimo Minini che fino al 31 gennaio 2019 ospita la mostra Paolo Icaro. Alla ricerca dell’equilibrio perduto. La mostra, a cura di Chiara Bertola, si compone di quattro diversi tentativi per raggiungere la stabilità: il primo tende al cielo, collega visivamente Nadir e Zenit, è un cammino ascensionale, un segmento del nostro viaggio verso il cielo. Il secondo è circolare, centripeto e centrifugo, una tensione eccentrica, neuronale, un’andata e un ritorno che per ritrovarsi, gira su stessa creando un’orbita complessa. Il terzo è spazio di spazio, fisico, un volume unico, continuo, che si espande intorno a noi, esso viene ritagliato, scolpito, sbozzato in forme elementari che, a guisa di matriosche, ricercano fra esterno e interno il loro equilibrio. Ed infine: lo spazio totale, il punto di non ritorno, la stazione di testa, o finale, di un viaggio in cui non ci resta che immergerci.

L'immagine guida della mostra di Marco Angelini da FACTO a Montelupo Fiorentino.
L’immagine guida della mostra di Marco Angelini da FACTO a Montelupo Fiorentino.
Inaugura oggi, sabato 8 dicembre 2018, alle ore 18.00 la mostra personale di Marco Angelini a Montelupo Fiorentino presso FACTO, primo art-coworking in Toscana, la cui direzione artistica è affidata a Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci. Il progetto espositivo, organizzato in collaborazione con la Galleria Emmeotto, vedrà esposte in mostra sia interventi  site specific che tecniche miste su tela e altri supporti realizzate nello studio dell’artista a Roma fra il 2013 e il 2018 e, alcune, durante la residenza presso Facto che ha preceduto la mostra. 

Bruno Ceccobelli - Carico d'anni, 1987 collez. Ventura
Bruno Ceccobelli – Carico d’anni, 1987 collez. Ventura
Infine, la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, in collaborazione la galleria Gino Monti Arte Contemporanea di Ancona, ha inaugurato ieri, nella sede del rinascimentale Palazzo Bisaccioni nel centro storico di Jesi, l’esposizione La Scuola di San Lorenzo. Una factory romana che riunisce idealmente quel gruppo di artisti che nella Roma degli anni ’80 occuparono le stanze abbandonate dell’ex pastificio Cerere con i loro ateliers, donando nuova linfa vitale al caseggiato industriale situato nell’omonimo quartiere della città: Domenico Bianchi, Bruno Ceccobelli, Giovanni Dessì, Giuseppe Gallo, Nunzio, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli. La mostra, curata da curata da Giancarlo Bassotti con il contributo critico di Marco Tonelli mette insieme circa 50 opere della Scuola di San Lorenzo, collocabile sulla scia dell’Arte Povera, le cui premesse concepite a Roma, hanno senz’altro posto le basi per un ambito creativo che predilige il fare.
Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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