In attesa di sintonizzarci su New York e le aste delle prossima settimana, dove saranno offerte in vendita varie opere di arte italiana, diamo uno sguardo ai palinsesti delle nostre gallerie per scoprire insieme quelle che, secondo noi, sono le 10 mostre più interessanti in corso da poco o di prossima apertura. E questa nostra selezione non potrebbe che cominciare con Creatore di forme, la mostra dedicata a Bruno Munari, uno degli artisti più significativi del panorama novecentesco italiano, che a fine mese – l’inaugurazione è prevista per il 25 maggio – sarà allestita negli spazi della Galleria 10 A.M. ART di Milano. (Leggi -> Modigliani & Co.: l’arte italiana in asta a New York)
L’esposizione, curata da Luca Zaffarano, affronta la complessità della ricerca sperimentale di Munari, in particolare identificando nella costante indagine su come una forma possa trasformarsi in un’altra, uno dei punti centrali della sua opera e presenta una serie di opere storiche, come una Macchina Aritmica del 1951, un esemplare di Concavo-Convesso, mai più esposto a Milano dopo l’antologica di Palazzo Reale del 1986, e una Macchina Inutile del 1956, che portano ad avvicinarsi alla poetica multiforme della “macchina” quale apparato scenico essenziale, leggero e divertente.
In modo del tutto complementare Munari sviluppa la ricerca sul dinamismo delle forme anche in ambito percettivo. L’autore evita accuratamente di mostrare una composizione fissata in un certo istante, crea, invece, pitture dinamiche, instabili e complesse. In mostra si potrà ammirare un prototipo, esemplare unico, di Tetracono del 1965, alcuni Negativi-positivi su tavola dei primi anni ’50, e la pittura cromo-cinetica realizzata con filtro Polaroid rappresentata da un Polariscop degli anni ’60. Talvolta, invece, un cambio di forma è ottenuto sovvertendo la funzione come nel caso delle Sculture da Viaggio. Completano l’esposizione alcune tra le più riuscite realizzazioni della serie di acrilici Colori nella Curva di Peano del 1975 e una serie di importanti esemplari di Xerografie Originali realizzate negli anni ’60.
In concomitanza con le celebrazioni del centenario di Rotella, la storica Galleria Christian Stein ha inaugurato questo venerdì una vasta esposizione su Mimmo Rotella nelle sue due sedi, quella milanese di corso Monforte e quella di via Monti a Pero. L’attenta selezione di lavori permetterà di ripercorrere alcune delle modalità tecniche e artistiche più conosciute con le quali l’artista ha attraversato e segnato buona parte del secolo scorso, con particolare attenzione per gli ultimi, imponenti lavori. Nello spazio di Milano saranno presentati lavori realizzati dalla metà degli anni Cinquanta quando l’artista, prelevando direttamente dai muri di Roma i poster che ricompone prima secondo un gusto informale, inventa i décollages e i retro d’affiches. Testimoniano della potente capacità innovativa e sperimentale di questo processo décollages come Carta
materia (1958) e Technicolor (1961) e retro d’affiches come Ero io (1958) e Al reverso (1959).
Impossessandosi dell’immaginario popolare costruisce un’articolata e complessa composizione formale ad esempio in La vedette du rythme (1962) e Il carabiniere a cavallo (1963), motivo per cui sarà riconosciuto come una delle personalità italiane più innovative del dopoguerra. Una selezione di artypos e blanks è presente nelle sale espositive della Galleria Stein a Pero, così come ampio risalto è dato in questa sede alle sovrapitture e ai décollages tardi. La mostra si avvale della consulenza curatoriale e della supervisione scientifica del Mimmo Rotella Institute e sarà seguita da un documentato catalogo con contributi critici.
Da Rotella a Gianfranco Baruchello, protagonista assoluto al Mart di Rovereto dove dal 19 maggio sarà visitabile una retrospettiva dedicata alla ricerca dell’artista livornese che, durante la sua carriera, ha operato oltre i confini tradizionali dell’arte, mettendo in discussione sistemi e convenzioni culturali. Sperimentatore di linguaggi e tecniche, Baruchello ha avviato la sua attività alla fine degli anni Cinquanta ripensando il mezzo pittorico, praticando l’accostamento, l’assemblaggio, la scrittura, la riduzione di scala. In costante dialogo con l’innovativo pensiero di Marcel Duchamp, l’approdo a nuove forme di espressione passa dai dipinti su vari supporti alla creazione di scatole-oggetti, dal montaggio di film alla realizzazione di azioni e progetti su scala ambientale. Anche in riferimento all’esperienza dell’Agricola Cornelia, nella quale la coltivazione della terra diventa strumento di riflessione sulla natura dell’arte, la mostra traccia un itinerario attraverso i principali nuclei di indagine di Baruchello, esplorando lo spazio dell’opera e la relazione tra dimensione reale e dimensione onirica, in una peculiare metodologia adottata tra l’artista e il curatore Gianfranco Maraniello.
Fino al 16 settembre prossimo, il Museo MA*GA di Gallarate (VA) ospita l’antologica di Paolo Masi dal titolo Doppio spazio. Il progetto, curato da Lorenzo Bruni, offre una lettura approfondita della ricerca che l’artista ha affrontato, dalla fine degli anni ’50 a oggi, attraverso cicli pittorici che, pur essendo realizzati in decenni distanti tra loro, hanno come soggetto comune il tema della “vibrazione” del segno-colore che si “rivela” in relazione al materiale scelto come supporto. Il percorso espositivo si completa con interventi installativi realizzati con differenti materiali, dai telai a terra alle lastre di plexiglas dipinte con forme geometriche e sospese nel vuoto. La mostra propone opere che rappresentano i passaggi chiave della carriera dell’artista fiorentino che ha affrontato, decennio dopo decennio, i limiti e le potenzialità dell’oggetto quadro, della pittura astratta e dell’arte come atto politico.
DavidNovros, DB, 2016. Oil on canvas, 6 panels overall dim 300x270x480 cmLa galleria Thomas Brambilla di Bergamo, invece, il 26 maggio prossimo inaugura la prima mostra personale in Italia dell’artista americano David Novros, intitolata Portable Murals, con una seconda mostra personale dell’artista, intitolata Coppers, presso l’Oratorio di San Lupo in collaborazione con la Fondazione Adriano Bernareggi. David Novros, artista americano e membro del collettivo Park Place gallery di SoHo, nonché uno dei primi artisti, assieme a Brice Marden, Dorothea Rockburne, Chuck Close e Ralph Humphrey, della rinomata Bykert gallery di NYC, è noto principalmente per i suoi pioneristici dipinti astratti e monocromatici su grandi tele modulari ed irregolari. E per la mostra Portable Murals in galleria saranno esposti proprio alcuni dei suoi lavori più conosciuti; quattro grandi iconiche tele modulari e quattro disegni preparativi, diversamente per Coppers presso l’Oratorio San Lupo saranno esposti alcuni lavori storici in rame degli anni Ottanta.
A Bologna, fino al 23 giugno, la Galleria MAGMA presenta “Erosion” e “As far as the eye can see”: personali di Ciredz di Alberonero, protagonisti della nuova scena artistica urbana italiana. Denominatore comune fra entrambi gli artisti è il rapporto tra paesaggio urbano e naturale. All’erosione, alla lenta e progressiva cancellazione di forme e sensazioni, tema centrale delle opere di Ciredz, si affianca la mostra di Alberonero, dove il paesaggio ed il ricordo di esso si ricostruiscono grazie ai materiali di recupero e al colore.
A Roma, invece, la Galleria Lorcan O’Neill che dal 19 maggio presenta la mostra Francesco Clemente – After García Lorca in New York in cui l’artista napoletano, espone la nuova serie di dipinti ispirati al poema del 1930 di Federico García Lorca: The King of Harlem (El Rey de Harlem), scritto a New York immediatamente dopo il crollo della borsa. Poesia che risponde al dolore, alla gioia, alla musica e alla vitalità della storica comunità afro-americana della città. L’interesse di Lorca per la politica rivoluzionaria e il cambiamento sociale, così come il suo precoce coinvolgimento con il Surrealismo, offre naturali sinergie con la visione artistica di Clemente e i temi della vita e dell’amore che hanno alimentato le sue opere per decenni. La serie risultante è un tributo accattivante di Clemente alla poesia, alla creatività e alla resistenza. È un’ode alla città di New York, dove l’artista ha vissuto per oltre 35 anni.
Infine, ieri a Napoli lo Studio Trisorio in via Riviera di Chiaia 215, ha inaugurato la personale di Rebecca Horn dal titolo Passing the Moon of Evidence. In mostra sei nuove sculture meccaniche di grandi e medie dimensioni e disegni di vario formato in cui la Horn continua a indagare i temi profondi dell’esistenza umana, l’agire del tempo, l’energia del cosmo. Nelle vetrine che danno il titolo alla mostra, Passing the Moon of Evidence, farfalle meccaniche aprono e chiudono le ali in un’atmosfera onirica, sospese sopra rocce vulcaniche o tra rami dalle estremità d’oro; due specchi di forma circolare, simbolo del dualismo ricorrente nella poetica dell’artista, evocano il movimento del sole e della luna e la relazione tra il principio maschile e quello femminile nell’equilibrio cosmico. Nell’opera Aus dem Mittelalter entwurzelt due aste in ottone di diverse altezze, fissate in un paio di scarpe di bronzo di foggia medievale, ondeggiano avanti e indietro, avvicinandosi senza mai toccarsi, come metafore del passaggio cadenzato del tempo. Uno specchio rotante e un vetro di forma circolare affiancano una pietra lavica e animano, con riflessi di luce, l’opera Im Kreis sich drehen: movimenti ritmici che si trasmettono nello spazio da una scultura all’altra, sviluppando tra di esse un dialogo continuo e incessante. Artista versatile e poliedrica, Rebecca Horn ha sperimentato, nel corso della sua lunga carriera, i molteplici linguaggi dell’arte. La scultura, la pittura, il disegno, l’installazione, la fotografia, il cinema, la performance sono i mezzi espressivi con cui conduce da sempre le sue ricerche in modo innovativo.