Dopo l’anteprima d’autunno di qualche giorno fa, torniamo a parlare di mostre completando la nostra ricognizione delle mostre di settembre che, secondo noi, non dovreste assolutamente perdere. Iniziamo da Venezia dove oggi alle 19.30, negli spazi di Palazzo Contarini del Bovolo, l’Associazione I Gioielli nascosti di Venezia inaugura The Only Stable Thing, collettiva di respiro internazionale curata da Lucia Longhi, con l’obiettivo di evidenziare il potenziale teorico ed estetico delle pratiche artistiche cinetiche e time-based. (Leggi anche -> In preparazione nelle gallerie italiane: qualche anticipo d’autunno)
In mostra, opere di Andreas Lutz, Arcangelo Sassolino, Carla Chan, Carolin Liebl & Nikolas Schmid-Pfähler, Edith Kollath, Felix Kiessling, Paul Leitner, Pe Lang e Marianthi Papalexandri-Alexandris, che rappresentano uno spaccato di una tendenza artistica sempre più diffusa nella scena internazionale e che vede il movimento e il tempo impiegati sia come aspetti formali che concettuali, generando una ricerca il cui significato filosofico sta plasmando il discorso artistico contemporaneo. Una mostra questa di Palazzo Contarini che nasce grazie al supporto di varie gallerie: Galleria Continua, Galerie Mazzoli, UNTTLD Contemporary e la Galleria di Dorothea Van Der Koelen.
Da giovedì scorso, 12 settembre, la galleria milanese The Flat – Massimo Carasi ospita nei propri spazi di Via Paolo Frisi la prima mostra personale in Europa dell’artista curdo-iraniano Hiva Alizadeh dal titolo: Nomad Chants / Canti nomadi. Cineasta e artista autodidatta, Alizadeh ha iniziato la sua carriera scrivendo e dirigendo film e documentari sperimentali prima di dedicarsi alla creazione di opere e installazioni scultoree in cui combina nuovi media, ispirandosi alla tradizione decorativa della tessitura del tappeto tipica della sua regione, ai riflessi delle vetrate tipiche delle moschee persiane e alla morfologia del paesaggio iraniano i cui colori l’artista riproduce utilizzando, per le sue composizioni, vibranti ciocche di capelli sintetici dagli sgargianti colori.
Ancora nel capoluogo lombardo, Renata Fabbri arte contemporanea presenta, dal 16 settembre prossimo, The subject as space, prima personale in galleria dell’artista coreano T-Yong Chung. Nella cultura orientale la rimozione e la cancellazione rappresentano gesti e dettagli costruttivi. Quel vuoto dovuto alla negazione e al consumarsi del tempo indica spazio per il nuovo. È così un’azione rivolta al futuro e alla sua costruzione, quella che T-yong Chung propone in questa prima personale.
“Cancello le immagini per bilanciarle con il vuoto. Rispettando le origini per ritrovare un altro spazio”, dice l’artista. Un’indicazione legata agli elementi spazio-temporali che, in maniera sottile e bloccata nella contemporaneità in cui l’artista sud-coreano agisce, rimandano a un’estetica in bilico tra quella classica, che T-yong restituisce come tributo all’Italia, il paese in cui, da più di dieci anni, vive e lavora, e quella concettuale in cui la figura scompare, lasciando però un segnale nel proprio spazio.
Sempre a Milano gli spazi della galleria Podbielski Contemporary presentano, dal 25 settembre al 15 novembre 2019, la mostra personale di Giulio di Sturco, Ganga Ma [Madre Gange], risultato di una ricerca fotografica decennale sul fiume Gange. Il progetto segue il fiume per oltre 2.500 miglia, dalla sua sorgente nel ghiacciaio del Gangotri, situato nella catena dell’Himalaya, fino alla foce nel Golfo del Bengala, in Bangladesh.
Nel documentare la vita lungo il fiume, Di Sturco è stato testimone degli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e dell’urbanizzazione. Il Gange è un esempio emblematico della contraddizione irrisolta tra uomo e ambiente, poiché è un fiume intimamente connesso con ogni aspetto – fisico e spirituale – della vita indiana. Ganga Ma ha ricevuto il Getty Grant 2014 ed è stato premiato nella categoria “Climate” del PhotogrVphy Grant 2018.
Spostandoci più a sud, a Livorno la Gian Marco Casini Gallery inaugura oggi alle 18 la personale dell’artista ucraina Irina Gabiani dal titolo Game without rules. In mostra saranno presentate circa quaranta opere che riempiranno lo spazio espositivo seguendo uno “schema (gioco) senza alcuna regola” come appunto esprime il titolo. Questi lavori, fatti a pittura e collage su tavole di diverse dimensioni e spessori, costituisco i tasselli di una specie di Domino che pone in evidenza l’uomo e le sue dipendenze, creando una serie di racconti spesso autobiografici. L’assenza di regole svincola, concettualmente, l’interdipendenza, in certi casi forzata, di queste relazioni suggerendo al fruitore una riflessione sui propri stili di vita. A fianco a questi lavori, Irina Gabiani esporrà tre video, per evidenziare il percorso che l’ha portata a costruire questi lavori.
Sempre oggi, ma a Todi, la Tower Gallery di Diego Costantini ospita nei suoi spazzi all’interno della medievale Torre Caetani, la mostra LEONCILLO | terra | aria | IMPETO | acqua | fuoco, a cura di Enrico Mascelloni e Diego Costantini. Leoncillo è, oggi, tra gli artisti italiani del Novecento più apprezzati del momento e l’appuntamento di Todi darà l’opportunità di apprezzare una serie di opere inedite e significative per ricostruire un percorso artistico così dirompente, innovativo, attuale. Una mostra che, come scrive Mascelloni, punteggia “ogni fase del suo lavoro e portando allo scoperto opere che in alcuni casi venivano ritenute disperse”. (Leggi anche -> Mercato: se il mondo (ri)scopre Leoncillo)