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Da Venezia a Todi: 8 mostre da mettere in agenda

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Dopo l’anteprima d’autunno di qualche giorno fa, torniamo a parlare di mostre completando la nostra ricognizione delle mostre di settembre che, secondo noi, non dovreste assolutamente perdere. Iniziamo da Venezia dove oggi alle 19.30, negli spazi di Palazzo Contarini del Bovolo, l’Associazione I Gioielli nascosti di Venezia inaugura The Only Stable Thing, collettiva di respiro internazionale curata da Lucia Longhi, con l’obiettivo di evidenziare il potenziale teorico ed estetico delle pratiche artistiche cinetiche e time-based.  (Leggi anche -> In preparazione nelle gallerie italiane: qualche anticipo d’autunno)

Andreas Lutz, Simplex, 2018 — Kinetic object, dim. 80 x 54cm. Polylactic acid, LED light, motors. Ph Courtesy the artist

In mostra, opere di Andreas Lutz, Arcangelo Sassolino, Carla Chan, Carolin Liebl & Nikolas Schmid-Pfähler, Edith Kollath, Felix Kiessling, Paul Leitner, Pe Lang e Marianthi Papalexandri-Alexandris, che rappresentano uno spaccato di una tendenza artistica sempre più diffusa nella scena internazionale e che vede il movimento e il tempo impiegati sia come aspetti formali che concettuali, generando una ricerca il cui significato filosofico sta plasmando il discorso artistico contemporaneo. Una mostra questa di Palazzo Contarini che nasce grazie al supporto di varie gallerie: Galleria Continua, Galerie Mazzoli, UNTTLD Contemporary e la Galleria di Dorothea Van Der Koelen.

HIVA ALIZADEH, Untitled #11, 2019, synthetic hair on canvas, 165x145x3 cm

Da giovedì scorso, 12 settembre, la galleria milanese The Flat – Massimo Carasi ospita nei propri spazi di Via Paolo Frisi la prima mostra personale in Europa dell’artista curdo-iraniano Hiva Alizadeh dal titolo: Nomad Chants / Canti nomadi. Cineasta e artista autodidatta, Alizadeh ha iniziato la sua carriera scrivendo e dirigendo film e documentari sperimentali prima di dedicarsi alla creazione di opere e installazioni scultoree in cui combina nuovi media, ispirandosi alla tradizione decorativa della tessitura del tappeto tipica della sua regione, ai riflessi delle vetrate tipiche delle moschee persiane e alla morfologia del paesaggio iraniano i cui colori l’artista riproduce utilizzando, per le sue composizioni, vibranti ciocche  di capelli sintetici dagli sgargianti colori.

T-Yong Chung, Somebody around column, 2019, ceramica, cm 200x150x160

Ancora nel capoluogo lombardo, Renata Fabbri arte contemporanea presenta, dal 16 settembre prossimo, The subject as space, prima personale in galleria dell’artista coreano T-Yong Chung. Nella cultura orientale la rimozione e la cancellazione rappresentano gesti e dettagli costruttivi. Quel vuoto dovuto alla negazione e al consumarsi del tempo indica spazio per il nuovo. È così un’azione rivolta al futuro e alla sua costruzione, quella che T-yong Chung propone in questa prima personale.

“Cancello le immagini per bilanciarle con il vuoto. Rispettando le origini per ritrovare un altro spazio”, dice l’artista. Un’indicazione legata agli elementi spazio-temporali che, in maniera sottile e bloccata nella contemporaneità in cui l’artista sud-coreano agisce, rimandano a un’estetica in bilico tra quella classica, che T-yong restituisce come tributo all’Italia, il paese in cui, da più di dieci anni, vive e lavora, e quella concettuale in cui la figura scompare, lasciando però un segnale nel proprio spazio.

Giulio di Sturco, Varanasi, India, 2008

Sempre a Milano gli spazi della galleria Podbielski Contemporary presentano, dal 25 settembre al 15 novembre 2019, la mostra personale di Giulio di Sturco, Ganga Ma [Madre Gange], risultato di una ricerca fotografica decennale sul fiume Gange. Il progetto segue il fiume per oltre 2.500 miglia, dalla sua sorgente nel ghiacciaio del Gangotri, situato nella catena dell’Himalaya, fino alla foce nel Golfo del Bengala, in Bangladesh.

Nel documentare la vita lungo il fiume, Di Sturco è stato testimone degli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e dell’urbanizzazione. Il Gange è un esempio emblematico della contraddizione irrisolta tra uomo e ambiente, poiché è un fiume intimamente connesso con ogni aspetto – fisico e spirituale – della vita indiana. Ganga Ma ha ricevuto il Getty Grant 2014 ed è stato premiato nella categoria “Climate” del PhotogrVphy Grant 2018.

Irina Gabiani, No matter what they say, 2019 t.m. e collage su tavola 24×24.5 cm

Spostandoci più a sud, a Livorno la Gian Marco Casini Gallery inaugura oggi alle 18 la personale dell’artista ucraina Irina Gabiani dal titolo Game without rules. In mostra saranno presentate circa quaranta opere che riempiranno lo spazio espositivo seguendo uno “schema (gioco) senza alcuna regola” come appunto esprime il titolo. Questi lavori, fatti a pittura e collage su tavole di diverse dimensioni e spessori, costituisco i tasselli di una specie di Domino che pone in evidenza l’uomo e le sue dipendenze, creando una serie di racconti spesso autobiografici. L’assenza di regole svincola, concettualmente, l’interdipendenza, in certi casi forzata, di queste relazioni suggerendo al fruitore una riflessione sui propri stili di vita. A fianco a questi lavori, Irina Gabiani esporrà tre video, per evidenziare il percorso che l’ha portata a costruire questi lavori.

Giorgio Laveri, MollyWood, 2018, ceramica smaltata, ph. Walter Graneri
La Galleria Bonioni Arte di Reggio Emilia presenta, invece, dal 21 settembre al 3 novembre 2019, “Blow-Up“, mostra personale del ceramista savonese Giorgio Laveri. Dopo aver esposto nelle più importanti gallerie e fiere d’Europa e incantato il pubblico d’oltreoceano con le recenti mostre a New York (Chelsea, 2019) e Miami (Art Miami, 2018), l’artista porta a Reggio Emilia il meglio della sua recente produzione ascrivibile al periodo “gigantista”, dalle “Una tira l’altra” ai “Truka”, passando per “Gustavo” e le “Mollywood”, suggellando così la collaborazione pluridecennale con la galleria diretta da Ivano e Federico Bonioni.
Arcangelo Sassolino, I.U.B.P, 2018, acciaio, aria, gomma, fascia rossa, cm h61x70x65, foto Pamela Randon
La storica sede della Rocca Roveresca di Senigallia ospita, dal 6 settembre al 27 ottobre 2019, la mostra Materie prime. Artisti italiani contemporanei tra terra e luce, a cura di Giorgio Bonomi, Francesco Tedeschi e Matteo Galbiati. In mostra, una settantina di opere realizzate da Carlo Bernardini, Renata Boero, Giovanni Campus, Riccardo De Marchi, Emanuela Fiorelli, Franco Mazzucchelli, Nunzio, Paola Pezzi, Pino Pinelli, Paolo Radi, Arcangelo Sassolino, Paolo Scirpa, Giuseppe Spagnulo, Giuseppe Uncini e Grazia Varisco: artisti appartenenti a diverse generazioni, ma tutti con curricula di altissimo livello, accomunati dal lavoro condotto con e sulla materia.
Leoncillo fotografato da Alberto Burri

Sempre oggi, ma a Todi, la Tower Gallery di Diego Costantini ospita nei suoi spazzi all’interno della medievale Torre Caetani, la mostra LEONCILLO | terra | aria | IMPETO | acqua | fuoco, a cura di Enrico Mascelloni e Diego Costantini. Leoncillo è, oggi, tra gli artisti italiani del Novecento più apprezzati del momento e l’appuntamento di Todi darà l’opportunità di apprezzare una serie di opere inedite e significative per ricostruire un percorso artistico così dirompente, innovativo, attuale. Una mostra che, come scrive Mascelloni, punteggia “ogni fase del suo lavoro e portando allo scoperto opere che in alcuni casi venivano ritenute disperse”. (Leggi anche -> Mercato: se il mondo (ri)scopre Leoncillo)

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.
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