Il 19 maggio 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legge n. 34, c.d. “Rilancio”. Gli articoli da 182 a 184 contengono una serie di norme fortemente volute dal Ministro Dario Franceschini a sostegno di due dei settori, turismo e cultura, “più gravemente colpiti sin dagli inizi dell’emergenza coronavirus a causa della significativa contrazione degli arrivi internazionali a cui si sono poi aggiunte le chiusure dovute alle misure di contenimento del contagio” (cfr. comunicato stampa del Ministero).
Tralasciando l’aspetto turismo, analizziamo di seguito brevemente le misure più significative in relazione al c.d. pacchetto cultura, con particolare riferimento al settore musei (riaperti per la fase due lunedì 18 maggio) e beni culturali, ricordando però che norme importanti sono state emanate anche, tra l’altro, con riferimento al settore cinematografico, teatrale, editoriale e lirico.
Misure per il settore cultura
L’art. 183 istituisce un “Fondo emergenze imprese e istituzioni culturali” con una dotazione di 210 milioni di Euro per il 2020 destinato al sostegno, oltre che delle librerie e dell’editoria, dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura di cui all’art. 101 del Codice dei Beni Culturali, diversi da quelli di cui al comma 3, vale a dire biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici e complessi monumentali di proprietà di privati. Il Fondo è rivolto al “ristoro delle perdite derivanti dall’annullamento, in seguito all’emergenza epidemiologica da Covid-19, di spettacoli, fiere, congressi e mostre”, di cui sarebbe davvero lungo fare qui l’elenco, ma di cui tutti abbiamo sentito la mancanza, e quindi l’importanza per il benessere individuale e per l’economia italiana.
Per quanto riguarda i musei statali viene autorizzata una spesa di 100 milioni di Euro per il 2020, “tenuto conto delle mancate entrate da bigliettazione conseguenti all’adozione delle misure di contenimento del Covid-19”.
Di grande interesse la realizzazione da parte del MIBACT di una “piattaforma digitale per la fruizione del patrimonio culturale e di spettacoli” al fine di “sostenere la ripresa delle attività culturali”. È stato facile infatti rendersi conto in questi ultimi due mesi dell’importanza della digitalizzazione dei contenuti culturali al fine di renderli fruibili da parte del grande pubblico in un momento in cui i musei non erano fisicamente visitabili.
Come abbiamo più volte segnalato, la maggior parte dei musei, sia pubblici che privati, ha infatti sempre più implementato in questi mesi la propria offerta on line consentendo visite virtuali e postando video o immagini digitali anche sui propri social network. È probabile che la piattaforma digitale rimanga in piedi anche dopo la fine dell’emergenza, come forma alternativa di fruizione del nostro patrimonio culturale. Spesa autorizzata: 10 milioni di Euro per l’anno 2020.
La stessa norma stabilisce anche che Parma rimarrà capitale della cultura anche per l’anno 2021, posto che il 2020 può considerarsi un anno perso.
Fondo Cultura
L’art. 184 istituisce inoltre un Fondo Cultura, lanciato come proposta a fine marzo da Pierluigi Battista sul Corriere della Sera per salvare cultura e arte, il “polmone del nostro Paese”, e sostenuto da Federculture.
Con una dotazione di 50 milioni di Euro per il 2020, il Fondo è finalizzato alla promozione di investimenti e altri interventi “per la tutela, la fruizione, la valorizzazione e la digitalizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale” ed è destinato a tutti gli operatori della cultura, pubblici, privati e singoli professionisti che in questo momento hanno bisogno di liquidità. Secondo la norma, “la dotazione del fondo può essere incrementata dall’apporto finanziario di soggetti privati”.
Da segnalare la comparsa, ancora una volta, del termine “digitalizzazione”, una oramai dovuta presa di coscienza di una risorsa ancora da sviluppare, nonché del patrimonio culturale “immateriale”, vale a dire “l’insieme delle tradizioni, espressioni orali, arti dello spettacolo, rituali, eventi festivi, artigianato, pratiche agricole tradizionali che sono espressione ‘vivente’ dell’identità delle comunità e delle popolazioni che in esse si riconoscono”.
Il patrimonio culturale immateriale, non menzionato dal nostro Codice dei Beni Culturali, è oggetto di una Convenzione UNESCO del 2003, volta alla sua salvaguarda. La Convenzione prevede una “Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale”, dove sono ad esempio inseriti, per quanto riguarda l’Italia, l’Opera dei Pupi Siciliani, il Canto a Tenore Sardo, il Saper Fare Liutaio di Cremona.
Sostegno di artisti, interpreti ed esecutori
Un cenno infine all’ultima norma relativa al pacchetto cultura (art. 185), volta a sostenere artisti, interpreti ed esecutori e consistente in un fondo con una dotazione iniziale pari ai residui derivanti dalle procedure di liquidazione dell’Istituto mutualistico per la tutela degli artisti interpreti ed esecutori (IMAIE).
Le norme esaminate dovranno essere meglio specificate nelle modalità operative e nelle condizioni di fruizione da decreti da parte del MIBACT e del Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Il Decreto, che ci pare aver tenuto conto di molti aspetti salienti per i nostri musei, è stato per il momento accolto in modo molto positivo dagli addetti ai lavori. Aspettiamo ora le norme di attuazione per verificare la sua reale efficacia.