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Diario scaligero: passeggiando tra gli stand di ArtVerona 2016

del

Verona. La pioggia batte forte sui tetti dei padiglioni del polo fieristico cittadino, quasi fosse una cascata. Il suono è cupo e quasi contrasta con l’atmosfera di festa tipica di un opening. Ma bastano pochi minuti e ci si fa l’abitudine. Il tappeto continuo del chiacchiericcio nei corridoi crea una cortina protettiva tra noi e il nubifragio che si sta abbattendo sulla città scaligera. Siamo qui per la dodicesima edizione di ArtVerona (14-17 ottobre 2016) e questo rende tutto più sopportabile, anche le scarpe bagnate da qualche guado di troppo. La fiera è bella, curata, elegante. Una delle poche realtà fieristiche italiane che riesce ormai a stupirmi per la sua capacità di rinnovarsi. E pensare che quattro anni fa rischiava quasi di chiudere.

Lo staff che l’ha presa in mano e, sotto la guida di Andrea Bruciati, ha curato le ultime tre edizioni è riuscito quasi in un miracolo e oggi ArtVerona non è solo un appuntamento che richiama molti collezionisti appassionati d’arte, ma che riesce a mettere insieme alcune delle nostre gallerie storiche più prestigiose, da Tornabuoni a Mazzoleni, passando per Tega, fino a quelle che maggiormente si dedicano alla ricerca. Come la catanese Collicaligreggi, la palemitana Rizzuto Gallery o la Doppelgaenger di Bari, senza dimenticare la FuoriCampo di Siena. Protagoniste, tutte e quattro, della sezione Tangram – prima novità di quest’anno – all’interno del padiglione 12.

Per la qualità della proposta artistica di quest’anno, mediamente molto alta, sarebbero tutte da citare le gallerie presenti ad ArtVerona. Ovviamente questo non è possibile e nella brevità di un articolo la selezione non può essere che ferrea. Cominciamo allora con quello che, a mio avviso, è lo stand più bello di tutta la fiera: quello della Galleria Bianconi di Milano (pad 12 – H12). Renata Bianconi, gallerista preparatissima e di una passione contagiosa per l’arte, ha creato per questa occasione un vero gioiello in cui sono messi a confronto artisti emergenti, come l’ottimo Luigi Presicce, vincitore del Premio Icona nella passata edizione delle fiera veronese, e storici: Ugo la Pietra, Nanni Valentini – di cui è presente una delle tele esposte nel 1967 nella sua personale al Salone Annunciata di Milano – e Umberto Bignardi. Un artista immenso e ingiustamente trascurato, quest’ultimo, di cui la galleria milanese propone l’ultima opera informale – Fiora (1959) – e altre quattro opere che testimoniano il suo percorso attraverso una pop arte elegante di cui l’inedito Quadro Perbene del 1963 è uno splendido esempio.

Sempre nel padiglione 12 interessante lo stand della bolognese Galleriapiù che porta a Verona, tra le altre cose, un’edizione inedita della serie Untitled  – con le traduzioni in italiano dei testi poetici incisi su cuoio – del collettivo artistico rumeno Apparatus 22 la cui ricerca artistica ruota attorno ad una particolarissima indagine delle complesse relazioni che intercorrono tra moda ed economia, politica, studi di genere, movimenti sociali e religione, al fine di comprendere la società contemporanea. Ma oltre ad Apparatus 22 lo stand di Galleriapiù ospita una serie di lavori della russa Gluklya, già presente all’ultima Biennale di Venezia, e del duo rumeno Iulia Gabriela Toma & Claudiu Cobilanshi. In assoluto, quello della galleria bolognese, è l’allestimento più radicale di tutta ArtVerona.

Una vista dello stand della Galleriapiù di Bologna con opere di Apparatus 22, Gluklya e Iulia Gabriela Toma & Claudiu Cobilaschi.
Una vista dello stand della Galleriapiù di Bologna con opere di Apparatus 22, Gluklya e Iulia Gabriela Toma & Claudiu Cobilaschi.

Molto bella la selezione di lavori portata in fiera dalla Galleria Alberto Peola di Torino che comprende, tra gli altri, alcuni dei più raffinati artisti italiani emergenti, da Botto & Bruno a Cosimo Veneziano, fino ad Eva Frapiccini e Laura Pugno. E splendide sono le due tele di Victoria Stoian installate all’esterno dello stand e tratte dalla serie Codri Earthquake, oggetto della prima personale dell’artista moldava presso la galleria tenutasi nel 2015. Una serie di lavori intorno al tema dell’assenza di un punto di riferimento. Come recita il titolo, le opere rappresentano il caos e l’instabilità prodotti dalla catastrofe naturale, in particolare dal terremoto che colpì la Moldavia nel 2011.

Per quanto riguarda la presenza italiana tra gli espositori del padiglione 12, sono contento di trovare Elisa Bertaglia che nello spazio di Officine dell’Immagine (F7) presenta una serie di lavori realizzati durante la sua recente residenza a New York. Forse meno sereni di quelli che l’hanno lanciata qualche anno fa a The Others, ma frutto di una grande maturazione di questa giovane artista che sta crescendo in modo interessante e capace di sempre nuove sperimentazioni pur mantenendo una grande coerenza.

Due lavori della serie Out of the Blue (2016) di Elisa Bertaglia - Galleria Officine dell'Immagine.
Due lavori della serie Out of the Blue (2016) di Elisa Bertaglia – Galleria Officine dell’Immagine.

Intrigante il lavoro di Ketty Tagliatti che nello stand di MLB Gallery espone un’opera ambiziosa, Camelia (2016), realizzata appositamente per ArtVerona e in cui l’artista sviluppa quello che è un tipico simbolo decorativo cinese, tratto da una vecchia tappezzeria parigina di inizio Novecento, realizzando ogni petalo con centinaia di spilli che, con la luce, trasformano questo lavoro in un raffinato ricamo d’argento, che evoca una bellezza tanto sfavillante quanto inquietante. E  molto bello è anche il lavoro di Marco di Giovanni che si avvale di un supporto “caratterizzato scientificamente” come la mappa con i fusi orari della Moleskine, per creare a matita scenari onirici e trasognanti che cercano di “liberarsi” dalla loro matrice prefissata.

Prima di passare al padiglione 11, nello stand di Marignana Arte (L1), mi imbatto in due lavori di Aldo Grazzi, artista la cui gestualità del fare diviene esercizio virtuoso, complesso e totalizzante. Comun denominatore del suo lavoro sono la linea retta e i rapporti spaziali, che arrivano a sfiorare l’esito optical in un continuo gioco con l’osservatore.

Aldo Grazzi, Uniforme, 2015 - Marignana Arte
Aldo Grazzi, Uniforme, 2015 – Marignana Arte

Il secondo padiglione della fiera, l’11 appunto, è quello dedicato per tradizione ai contemporanei storicizzati. Fortunatamente, rispetto allo scorso anno, sono praticamente scomparsi i “simetini” dell’ultim’ora e tutte quelle opere di artisti storici che, passati gli anni d’oro, continuano a ripetersi senza traccia di evoluzione, ma solo per assecondare le mode del mercato. Anche se non mancano noiosi specchianti di Pistoletto con laptop Apple che, sinceramente, più che opere d’arte hanno tutto il sapore di souvenir d’artista. In questa edizione, quando le opere sono più recenti, la qualità è ottima, come nel caso del bellissimo Chorus Line II (2008) di Paolo Cotani che campeggia fuori dallo stand di Bonioni Arte.

Paolo Cotani, Chorus Line II, 2008 - Bonioni Arte
Paolo Cotani, Chorus Line II, 2008 – Bonioni Arte

Di grande interesse anche la selezione di lavori di Giuseppe Chiari, Alessandro Algardi e Lamberto Pignotti portata in fiera dalla Galleria Clivio di Parma. Di Pignotti ci sono anche due esemplari molto divertenti dei suoi “Francobolli” realizzati negli anni Ottanta e dei “Souvenir”, serie iniziata negli anni Sessanta e che l’artista continua a portare avanti ancora oggi. E molto belli sono anche i due lavori di Carla Accardi portati a Verona dalla Galleria Malinpensa, tra i quali Movimento della Cose (1990) esposto alla Biennale di Venezia.

Protagonisti di questo padiglione sono, come già l’anno passato, gli artisti della Pittura Analitica – bellissimo lo stand di Primo Marella con opere di Elio Marchegiani e Paolo Cotani -, la Pop Art romana e l’Arte Cinetica e Programmata. Per quest’ultima assolutamente imperdibile è lo stand della milanese 10 A.M. Art (A10-B9) che porta, tra gli altri, alcuni lavori storici di Marina Apollonio, Mario Ballocco e Franco Grignani. Di quest’ultimo, in particolare, è esposto Congiunzioni Evolutive, un vetro industriale del 1952 che è testimonianza della grandezza di Grignani che inizia a sperimentare con questo materiale circa 10 anni prima di Vasarely.

Franco Grignani, Congiunzioni evolutive, 1952 - 10 A.M. Art
Franco Grignani, Congiunzioni evolutive, 1952 – 10 A.M. Art

Sempre nello stand della 10 A.M. divertentissimo il confronto tra l’opera della Apollonio e quella del giovanissimo 1010. E un inserto contemporanea, nel senso più stretto del termine, è quello che trovo anche da Melzi Fine Art che a lavori di Alberto Biasi, Lucio Fontana o Giorgio Griffa affianca il giovane tedesco David Ostrowski portando a Verona una delle tele migliori della sua ormai celebre serie F.

Altro protagonista del padiglione 11 è Vincenzo Agnetti presente in vari stand con opere decisamente interessanti. Ma sono tante anche le chicche che fuoriescono da questi filoni principali. Come la presenza di Ketty La Rocca di cui scovo due delle sue Riduzioni degli anni Settanta sia nello stand di Osart che di Nicola Turco Arte Contemporanea. Una vera rarità per intenditori.

Ketty La Rocca, La Galleria - Riduzione, 1974 - Osart Gallery
Ketty La Rocca, La Galleria – Riduzione, 1974 – Osart Gallery

Da Open Art, tra le tante opere di Conrad Marca-Relli, Paul Jenkins o Jiri Kolar, mi colpiscono sono i due lavori di Renata Boero, allieva di Emilio Scanavino, tra i quali un Cronogramma del 1974. Una serie, quella dei Cronogrammi, che nasce dopo un’esperienza dell’artista nel campo del restauro che fa nascere in lei l’idea che la tela, per dialogare con lo spazio, debba essere libera dal telaio, e da un appassionante lavoro di documentazione sulle sostanze naturali.

Renata Boero, Cromogramma, 1974 - Galleria Open Art
Renata Boero, Cromogramma, 1974 – Galleria Open Art

Infine, a fare da trait d’union tra i due padiglioni di ArtVerona: la fotografia. Nei format fieristici italiani è veramente raro trovarne così tanta equamente distribuita in tutte le sezioni. Anche in questo la fiera veronese rappresenta un’eccezione. E’ forse l’unica ad accoglierla in modo indiscriminato, senza ghettizzarla in padiglioni distanti dai grandi flussi del pubblico. E l’offerta va dalle serie storiche di Luigi Ghirri – come quelle proposte dalla Galleria Conceptual o da Ca’ di Fra’ai lavori dei nostri migliori fotografi emergenti, come Silvia Camporesi – presente sia da MLB che dalla romana Z2O Sara Zanin Galleryo di Marco Maria Zanin, portato in fiera da Spazio Nuovo. E guarda caso è proprio un fotografo che quest’anno si è aggiudicato il premio Icona: Francesco Jodice, la cui Capri, The Diefenbach Chronicles 013 diventerà l’immagine della campagna comunicazione di ArtVerona 2017.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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