L’arte contemporanea torna protagonista a Vienna con 104 lotti in asta
Nel cuore di Vienna, durante la Contemporary Week di Dorotheum, l’arte contemporanea si prende la scena con la prima delle due aste dedicate, in programma il 21 maggio. Dopo l’intenso focus sull’arte moderna, questo nuovo appuntamento presenta 104 lotti, un itinerario visivo che attraversa sensibilità, linguaggi, memorie e rivoluzioni. A emergere con forza è la presenza dell’arte italiana, segno tangibile dell’interesse ormai consolidato per la nostra scena del dopoguerra e per le sue ramificazioni nel panorama internazionale.
Maria Lassnig e Martha Jungwirth: il corpo e il gesto come linguaggio

Ad aprire il catalogo è un’opera di Maria Lassnig, Selbstportrait mit Engel, realizzata nel 1961. L’artista austriaca, che ha fatto della percezione corporea un elemento fondante della sua ricerca, sviluppa in questo lavoro un linguaggio essenziale, fatto di tratti sintetici e campiture quasi immateriali. Il bianco della tela diventa spazio mentale, soglia da varcare per accedere all’interiorità, al sentire più che al vedere. È uno dei momenti più alti della sua pittura “a consapevolezza corporea”, lontana da ogni tentazione astratta, e vicina invece a una dimensione esperienziale e psichica. La stima, compresa tra 200.000 e 350.000 euro, riflette il valore storico e poetico dell’opera.
Accanto a lei, Martha Jungwirth propone un’opera senza titolo della serie Der Affe in mir, datata 1990. Qui il gesto pittorico si fa primario, istintivo, quasi animale. Jungwirth spinge la pittura al di là del linguaggio, al di sotto della coscienza, in una ricerca che rifiuta la costruzione razionale per tornare a una dimensione pre-percettiva. Il risultato è una superficie vibrante, carica di tensione, di materia, di memoria arcaica. La stima si colloca tra i 60.000 e i 90.000 euro.
Hermann Nitsch: la pittura come rito esistenziale

La pittura, in questa asta, si presenta spesso come azione, rito, esperienza. È il caso di Hermann Nitsch con Splatter painting del 1998, dove il colore non è più semplice medium ma processo drammatico. La tela è la traccia di un’azione teatrale, una testimonianza visiva del suo teatro delle Orge e dei Misteri, in cui il gesto del versare la pittura diventa forma di attraversamento esistenziale e simbolico. Quest’opera, stimata tra 70.000 e 100.000 euro è accompagnata da altri tre lotti dell’artista.
L’arte italiana del dopoguerra al centro del catalogo

Il catalogo prosegue con una sezione italiana ricca e articolata, che offre uno spaccato straordinario del fermento artistico del dopoguerra. Il gruppo Forma 1 è ben rappresentato, a partire da Antonio Sanfilippo con un’opera del 1957, in cui il segno diventa elemento ritmico e spaziale. La sua astrazione non è fredda né geometrica, ma dinamica, musicale. Carla Accardi, invece, costruisce con Azzurro-Rosso n.2 del 1961 un vero e proprio alfabeto visivo, dove le forme diventano parole in una lingua autonoma e sensuale. Piero Dorazio, con un’opera del 1962, porta avanti una ricerca sul colore come luce e struttura. Le sue trame fitte, intrecciate in campiture luminose, evocano l’energia visiva delle avanguardie internazionali, ma con un rigore poetico che è profondamente italiano. In lui si riconosce un ponte tra la tradizione di Balla e la lezione americana dell’Espressionismo astratto e del Minimalismo. Le stime di questi lotti oscillano tra i 50.000 e i 320.000 euro, a seconda dell’artista e dell’opera.

Non manca Tancredi, con un’opera del 1957, periodo cruciale nella sua evoluzione. La tela è un campo visivo frammentato, attraversato da segni nervosi e da spruzzi di colore, che raccontano il passaggio da un astrattismo spirituale a un’espressione più drammatica e personale. È una pittura lirica ma irrequieta, specchio di una sensibilità in tensione. La stima tra i 150.000 e i 200.000 euro.

Uno dei vertici della sezione scultorea è l’opera di Leoncillo Leonardi, Luce perduta 2, datata 1961. Con questa scultura in ceramica smaltata, l’artista umbro raggiunge uno dei punti più alti della sua poetica informale. La materia esplode, si lacera, si colora in superfici aspre e commoventi. L’opera è un grido trattenuto, un oggetto che vibra di tensione, intensità e memoria. Stimata tra i 220.000 e i 320.000 euro.
I grandi nomi italiani in asta: Fontana, Schifano, Boetti e altri
Tra gli altri italiani in asta figurano nomi di rilievo assoluto come Giulio Turcato, Emilio Vedova, Lucio Fontana (con un Concetto spaziale del 1960), Mario Schifano, Boetti, Dadamaino, Melotti. Un insieme che non solo testimonia la varietà delle ricerche italiane, ma disegna un percorso coerente nella trasformazione del linguaggio visivo del XX secolo.
L’internazionalità dell’asta: da Fernando Botero a Christo

Tra gli highlights internazionali, si distingue il bronzo Donna su cavallo di Fernando Botero, datato 1998. La figura femminile nuda, voluminosa e serena, domina la scena con grazia monumentale. Il cavallo, anch’esso possente, crea un dialogo visivo tra morbidezza e forza, tra ironia e maestosità. L’opera, stimata tra i 300.000 e i 400.000 euro, è una perfetta sintesi dell’universo boteriano, in cui classicità e contemporaneità si fondono.

Spicca poi Surrounded Island di Christo, realizzata nel 1982, testimonianza iconica di uno dei più grandi progetti ambientali del XX secolo. Le isole della baia di Miami, avvolte da un mare di tessuto rosa, diventano simbolo di trasformazione, attenzione ecologica e partecipazione collettiva. Questo lavoro non è solo documento, ma memoria visiva di un’esperienza irripetibile, che unisce arte, natura e urbanistica. La stima, tra 280.000 e 360.000 euro, ne riflette il valore storico e concettuale.
A chiudere il catalogo troviamo ancora l’Italia con due opere che parlano di intimità e linguaggio visivo. Salvo, con un paesaggio del 2007, e Tino Stefanoni, con una tela del 2006, dimostrano come la pittura italiana abbia saputo attraversare le generazioni mantenendo una capacità di rielaborazione e di racconto del presente.

Un’asta da non perdere: arte, memoria e nuove scoperte
L’asta del 21 maggio non si limita a proporre opere: offre narrazioni, passaggi di testimone tra generazioni, segni che parlano ancora con forza al nostro tempo. È un’occasione per rileggere la storia dell’arte attraverso opere che non smettono di porre domande, che attraversano i decenni e le geografie senza perdere intensità. Dorotheum, con questo catalogo, costruisce un percorso che è tanto un invito alla scoperta quanto un’opportunità per collezionare frammenti significativi del nostro immaginario visivo.
Il consiglio è semplice: sfogliate il catalogo, scoprite le opere, lasciatevi sorprendere. L’arte contemporanea non chiede solo di essere acquistata, ma di essere vissuta.
Vai al catalogo completo dell’asta contemporanea del 21 maggio su Dorotheum