Klimt, Schiele e de Chirico protagonisti del 18 novembre
Vienna si prepara a vivere uno dei momenti più attesi del suo calendario artistico: l’asta di Arte Moderna di Dorotheum, in programma il 18 novembre 2025, apre la stagione autunnale con un catalogo di 130 lotti che intrecciano il meglio della Wiener Moderne, la Metafisica italiana e i grandi maestri del Novecento europeo.
Un appuntamento che conferma la centralità della storica casa d’aste austriaca nel mercato internazionale e che riporta al centro dell’attenzione i protagonisti di una stagione irripetibile della cultura europea.
Klimt e Schiele: il cuore della Secessione Viennese
L’asta si apre con un raffinato percorso dedicato alla Secessione, dove spiccano due nomi che incarnano lo spirito più audace della Vienna di inizio secolo: Gustav Klimt ed Egon Schiele.
Del primo, il lotto 2, Aufgestützt liegender Halbakt (1904), stima 80.000–120.000 euro, rappresenta uno dei momenti più alti della sua produzione grafica. Il mezzo nudo reclinato, tracciato con matita su carta chiara, restituisce la sensualità silenziosa e intellettuale tipica di Klimt: una linea fluida che accarezza la pelle e si perde nei drappeggi decorativi, tra spirali e trasparenze, in un equilibrio tra eros e grazia.
Ma è Egon Schiele a dominare la scena. Il lotto 3, Kauernder Rückenakt (Crouching Nude, Back View, 1917), valutato 1,8–2,5 milioni di euro, è il top lot dell’asta e uno dei fogli più intensi mai comparsi sul mercato. Proveniente dalla storica collezione Lederer, il disegno racchiude tutta la tensione espressiva di Schiele nel suo ultimo periodo: la figura femminile, vista di schiena, vibra di una sensualità introspettiva e malinconica. La gouache, applicata a tocchi asciutti di verde e rosso, amplifica la percezione di un corpo sospeso tra presenza e assenza, fragilità e desiderio.
Un secondo lavoro, il lotto 5, Frau auf Knien und Ellbogen (1914, 180.000–250.000 euro), mostra l’altro volto di Schiele: quello sperimentale, quasi anatomico, che seziona il corpo per restituirne l’essenza strutturale, lontano dal naturalismo e vicino all’archetipo.
Giorgio de Chirico: la metafisica come enigma moderno
Dalla Vienna secessionista all’Italia metafisica, il catalogo di Dorotheum costruisce un dialogo serrato tra maestri europei. Giorgio de Chirico domina la sezione italiana con una serie di opere che ripercorrono l’evoluzione del suo pensiero pittorico.

Il lotto 14, Chevaux devant la mer (1927), stimato 600.000–800.000 euro, è una delle tele più attese: due cavalli monumentali si stagliano su un paesaggio marino senza tempo, immersi in un’atmosfera di sospensione e silenzio. È la pittura metafisica nella sua forma più pura, dove il mito classico si trasforma in allegoria dell’eterno.
Seguono due lavori che testimoniano la metamorfosi del maestro: Sole e luna sulla spiaggia (1930, 150.000–200.000 euro, lotto 15) e Mobili nella valle (1964, 180.000–260.000 euro, lotto 16). In quest’ultimo, de Chirico sostituisce l’uomo con l’oggetto, trasferendo poltrone e sedie in una valle surreale, in un dialogo tra memoria e spaesamento.
Un disegno del 1925–26, Gli Archeologi (40.000–60.000 euro, lotto 17), aggiunge un tocco intimo: donato a Giorgio Castelfranco, storico dell’arte e “Monuments Man”, è un simbolico omaggio dell’artista a uno dei più fedeli sostenitori della sua carriera.
Modernità e poesia: da Chagall a Picasso

Dorotheum non dimentica la poesia visionaria di Marc Chagall, rappresentato dal lotto 20, Couple sur coq rouge(1975–1978), stimato 300.000–400.000 euro. In un piccolo formato di 33 cm, Chagall condensa il suo universo onirico: amanti sospesi, animali simbolici, colori che sembrano vibrare di memoria e desiderio.
La modernità esplosiva di Pablo Picasso si manifesta invece in due fogli straordinari. Trois têtes (1960, 180.000–260.000 euro, lotto 21) traduce la riflessione sul mito e sulla conoscenza in tre volti che emergono dalla carta come apparizioni antiche. Écuyère et tête (1969, 200.000–300.000 euro, lotto 22) trasforma invece l’immaginario surrealista in un vortice gestuale: una amazzone che si dissolve nel segno, tra eros, caos e sogno.

Dall’Italia futurista al dopoguerra: Balla, Marini, Sironi e Guttuso
Accanto ai maestri internazionali, l’asta viennese mette in luce la forza della scuola italiana del Novecento.
Il lotto 18, Composizione astratta (1956) di Marino Marini, stimato 90.000–120.000 euro, traduce la tensione tra materia e forma, spiritualità e gesto, in un linguaggio che unisce pittura e scultura.
Giacomo Balla, con Forme (1920, 50.000–70.000 euro, lotto 44), testimonia la vitalità del Futurismo, mentre Mario Sironi (Montagne, 1952, 14.000–18.000 euro) e Carlo Carrà (Untitled, 1925, 8.000–10.000 euro) rappresentano le due anime del ritorno all’ordine.
Chiude con intensità simbolica la scultura Gli amanti di Arturo Marini (1941, 24.000–32.000 euro, lotto 123), bronzo unico che cattura l’essenza del legame umano, sospesa tra classicità e modernità.

Il fascino della modernità europea
L’asta di Arte Moderna di Dorotheum non è soltanto un evento di mercato, ma un vero viaggio nella storia dell’arte europea. Da Klimt e Schiele alla Metafisica di de Chirico, dal sogno di Chagall al segno inquieto di Picasso, ogni lotto è una tappa di un percorso che attraversa l’inconscio del Novecento.
Vienna, ancora una volta, diventa il luogo dove memoria e mercato si incontrano, dove il collezionista non cerca solo un’opera, ma un frammento di storia, di bellezza e di tempo.




