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E’ settembre, torniamo in galleria!

del

Archiviate le ferie, le previsioni dicono che dall’11 settembre dovrebbe esserci la svolta autunnale, con temperature più fresche e adatte a passeggiare in città per curiosare e (magari) fare i primi acquisti d’arte della stagione. Diamo, allora, un’occhiata alle proposte più interessanti che stanno iniziando ad animare i palinsesti delle nostre gallerie d’arte moderna e contemporanea.

Iniziamo da Venezia dove la  A Plus A Gallery ha da poco inaugurato no[w]here, una suggestiva mostra curata dai partecipanti del 2024 della School for Curatorial Studies Venice, provenienti da diversi paesi e continenti. La collettiva, che gioca abilmente con la dualità insita nel suo titolo—nowhere e now here, ovvero “nessun luogo” e “ora qui” —, ruota attorno ad una profonda riflessione degli artisti internazionali coinvolti, sul sottile concetto di appartenenza, esplorando il loro rapporto con il luogo, l’identità e la memoria. 

Germán Naglieri, Turks V, 2018, digital photography,120×80 cm

Ispirata alle riflessioni sentite di Pablo Neruda sulla terra e l’appartenenza, in particolare alla sua poesia Non c’è oblio, no[w]here cattura, così, l’essenza dei legami profondi con i nostri ambienti. Questi gli artisti partecipanti: Mohammad AlFaraj, Barrato & Mouravas, Polam Chan, Alfredo Graal, Rajyashri Goody, Margot Kalach, Lebohang Kganye, Nancy La Rosa, Kyinat Molta, Mohammad Muneem, Germán Naglieri, Cabinet Oseo, Anhar Salem, Matilde Sambo, Serhat Tunç, Riccardo Vicentini, Annie Yuan Zhuang.

Sempre a Venezia, Tommaso Calabro continua a sostenere la riscoperta e la valorizzazione di artisti legati al movimento surrealista e alla figura di Alexander Iolas con la mostra “Matta”, allestita nella sede di Palazzo Donà Brusa, che fino al 23 novembre celebra uno degli artisti più visionari del ventesimo secolo: Roberto Matta. In mostra una serie di oltre venti opere, tra tele e lavori su carta, realizzate dall’artista durante i suoi anni più creativi e prolifici. Lavori del periodo newyorkese (1939-1949), quando Matta espone presso le più importanti gallerie della città e affascina artisti quali Pollock, Rothko, Gorky e Motherwell con l’estremo automatismo del suo gesto.

Roberto Sebastian Matta, Composizione, 1952. Courtesy: Tommaso Calabro

Ma la mostra include poi opere degli anni Cinquanta, realizzate a Roma e Milano, e, dal 1954, a Parigi, in cui l’artista raggiunge la maturità stilistica. In questi anni Matta elabora la sua visione del “cubo aperto” e realizza cicli di grandi tele improntati a un’epica di impianto cosmologico, in cui prendono forma l’evoluzione delle specie, l’universo onirico della mente, le mutazioni della natura nell’infinitamente piccolo e nell’infinitamente grande.   

Il prossimo 26 settembre, a Milano, la galleria Monica De Cardenas inaugura la nuova stagione autunnale con la mostra ll Dono. Protagonisti: Uwe Wittwer e Slawomir Elsner, artisti noti internazionalmente che vengono presentati per la prima volta in Italia, uniti da una lunga amicizia e da una pratica artistica che ruotano attorno alla percezione e alla memoria. La mostra prende spunto da una delle opere che più hanno segnato la storia dell’arte occidentale: la Canestra di frutta, dipinta da Caravaggio alla fine del XVI Secolo e oggi conservata alla Pinacoteca Ambrosiana a Milano. 

Slawomir Elsner, From the Series “Just Watercolors” (147) Canestra di frutta (Basket of Fruit), 2024, watercolor on paper, 55 x 68 cm

Con una serie di grandi acquarelli e alcuni dipinti ad olio realizzati appositamente per questo appuntamento, Wittwer ed Elsner desiderano rivisitare – e interpretare – la straordinaria bellezza delle opere del maestro nato a Milano nel 1571, l’armonia assoluta della sua natura morta, unica opera della sua produzione in cui non compaiano figure umane, proponendosi di analizzare e far rivivere in forma contemporanea il suo impareggiabile gioco di luci nate dalle ombre. 

E’ dedicata ad Achille Perilli, invece, la retrospettiva – organizzata in collaborazione con l’Archivio dell’artista – che inaugura la nuova stagione espositiva della Ambrosiana Art Gallery di Milano: “Achille Perilli. Geometrie asimmetriche”. In mostra una ventina di opere realizzate da Perilli a partire dagli anni Ottanta per arrivare agli ultimi anni della sua carriera. La retrospettiva, che sarà visitabile a partire dal 19 settembre, è accompagnato da un catalogo con testo critico di Francesco Poli, che include le riproduzioni di tutte le opere esposte.

Una vista di “Achille Perilli. Geometrie asimmetriche” che aprirà il 19 settembre presso la Ambrosiana Art Gallery di Milano

Il tutto per un’esposizione che intende esplorare aspetti peculiari del linguaggio espressivo dell’artista, esaminandone le opere da nuove prospettive. Dal rapporto tra forme geometriche e colori accesi all’asimmetria che rende le sue composizioni perennemente anticonvenzionali; dalla complessità del mondo evocato dal suo pensiero all’apparente semplicità di figure geometriche che si moltiplicano e si espandono contraddicendo l’ordine strutturale e i principi razionali.

Chiudiamo la nostra selezione milanese con la bella mostra con cui la Alessia Paladini Gallery, il 19 settembre, apre la nuova stagione espositiva 2024-25: Fièvre, fotografie di Lorenzo Castore. In mostra una selezione di opere in bianco e nero di questo artista straordinario, scattate nell’arco di un trentennio, che bene illustra l’approccio trasversale alla fotografia di Lorenzo: formati diversi, incorniciate o meno, immagini che giocano con i corpi, il movimento, la luce.

Lorenzo Castore_Eugenia IV, Noli, Ligure, Italy 2018. courtesy Alessia Paladini Gallery

Si coglie nel lavoro di Lorenzo Castore un’urgenza, un bisogno di cogliere le cose prima che scompaiano, una necessità di avvicinarsi il più possibile a coloro che fotografa, in un rapporto al contempo intimo e sfuggente. Lorenzo Castore vive la fotografia visceralmente, senza voler imporre parole o pensieri predefiniti sul suo lavoro.

A Bologna, la a Galleria Studio G7 sta per inaugurare (21 settembre) la personale di Giulio Paolini intitolata Un posto vuoto. In mostra quattro opere inedite e alcune opere su carta che invitano lo spettatore a uno sguardo declinato secondo le diagonali dello spazio. Nel centro della sala, all’incrocio delle diagonali, è collocato Ultimo modello; il lavoro, realizzato in una prima versione nel 1992, ha conosciuto nel corso del tempo – e per sua stessa definizione – continui aggiornamenti. Mentre intorno ai quattro lati di Ultimo modello è l’opera L’Efebo, costituita da quattro calchi in gesso del busto di Efebo collocati su altrettante basi bianche.

Giulio Paolini, Estasi di San Sebastiano, 2024, riiproduzione fotostatica in teca di plexiglas, matita nera, cornice dorata, collage su passe-partout, teca di plexiglas, base bianca, cm 50x50x50_P

Ad un capo dei una delle diagonali che tagli lo spazio espositivo si trova Vertigo, il calco in gesso della Hebe di Antonio Canova (1796), associato a un lungo drappo che ricade a terra, come a estendere la presenza della veste che adorna la figura femminile. Sul lato opposto, invece troviamo l’Estasi di San Sebastiano che ci riconduce all’ingresso dello spazio espositivo. Tema primario della mostra bolognese è, infatti, l’indagine sullo stesso atto di esporre, processo che si attiva e vivifica nel dialogo con le figure dell’antico, protagoniste e testimoni del compimento dell’opera in una dimensione ineffabile e assoluta.
La mostra è accompagnata da un testo di Marina Dacci.

La Galleria SECCI, invece, nella sua sede di Pietrasanta, propone “THAT’S LIFE”, una mostra collettiva degli artisti Evelina Hägglund, Yves Scherer e Marius Steiger, a cura di Chiara Guidi. Visitabile fino al 6 ottobre, la mostra è una corale trilogia che si conforma come una mostra dal corpus unico, proprio per la progettualità che i tre artisti hanno esteso con il lavoro in stretto dialogo. Tanto che nella mostra, le conformistiche ricerche di Evelina Hägglund, Yves Scherer e Marius Steiger, non si confrontano, ma si scambiano porzioni di spazio espositivo e movimenti esistenziali, in un attivismo che è proprio del loro agire.

“THAT’S LIFE”, group show curated by Chiara Guidi, Secci Gallery, Pietrasanta, 2024, Photo by Nicola Gnesi, Courtesy the Artist and Secci Gallery

La molteplicità dei significati insita nel titolo, emerge così dai frammenti di identità e di luoghi vissuti che Eveline Hägglund ferma nelle sue opere a grafite con carboncino, matite e ruggine su lino, nella pittura o nelle barre di metallo e fili di ferro delle sue sculture; affiorano nelle evocazioni statuarie del lunare quarzo rosa e del luminoso quarzo bianco di Yves Scherer; si delinea nella sagomata e peculiare pittura dalla tecnica del “trompe-l’oeil” di Marius Steiger.

Sempre in Toscana, questa volta a Pistoia, la Galleria ME Vannucci inaugura domani “Una volta bastava un chiodo”, la mostra collettiva con i vincitori del concorso per giovani artisti in ricordo di Enrico Vannucci, promosso dalla galleria ME Vannucci e dall’associazione Utopias!. In mostra, fino al 28 settembre, le opere di Alessio Barchitta, Jessica Brunelli,  Gianmarco Garbugli, Lisha Lang, Giorgia Mascitti, Gianlorenzo Nardi, Roberto Orlando, Abdel Karim Ougri, Andrea Alkin Reggioli, Francesca Rossello.

Abdel Karim Ougri,Nachgefuhl, 2023, video digitale multicanale, b/n, sonoro, durata 4,00

A Firenze, invece, la Galleria Il Ponte riapre la stagione espositiva dopo la pausa estiva con una personale dedicata a un’artista con la quale la galleria collabora da tempo, Rosa Foschi: “carte, libri e film”, a cura di Pietro Gaglianò. In mostra, dal 27 settembre al 31 ottobre, saranno presentati tre libri d’artista realizzati dalla film-maker, fotografa e pittrice marchigiana.

Opere uniche in cui la maestria nell’impaginare il foglio si raccoglie in uno scrigno rilegato e decorato, dove una visione dadaista nell’interconnessione dei diversi elementi si fonde e si interseca alla sua scrittura poetica e alla fresca qualità delle immagini a china ed acquarello, che sono poi la struttura portante del libro.

Rosa Foschi, Wit Wit Pour Picabia, 1997. Artist Book, 58 × 39 cm

A queste opere su carta è in gran parte dedicata la mostra, in cui un lontano sentore informale è riscattato da una leggerezza e una grazia rara, ricca di vibranti e indecifrabili atmosfere. La brillantezza delle chine, la morbidezza dell’acquarello si compenetrano nella trama di queste carte, le cui immagini restano nei nostri occhi come balenii improvvisi e fuggenti.

Martedì 24 settembre, la Galleria Richter Fine Art di Roma apre la nuova stagione espositiva 2024/2025 con Cosmic Joke, la prima personale in galleria dedicata a Sam Bornstein (1983, New York). In mostra un gruppo di opere realizzate a New York che affrontano temi su cui l’artista si confronta da diverso tempo, realizzate in tecnica mista su tela, invocano un umorismo trascendentale, facendo riferimento alla realtà contemporanea in composizioni narrative inventate, dove l’ordinaria esistenza terrena incontra la sfera del miracoloso.

Sam Bornstein, Stuffed Soldier Makers, 2018. 183×183 cm, olio e tecnica mista su tela.

La mostra è accompagnata dalla terza edizione del libro d’artista ‘Quaderno’ della Galleria Richter Fine Art, edito da Aniene Publishing di Alessandro Dandini de Sylva. La pubblicazione raccoglie dei disegni inediti dell’artista ad inchiostro su carta, rivelanti la traccia di una mano che lavora in senso diaristico e dialogante con il tempo, diventando altresì strumento per proiettare sogni, idee e narrazioni oniriche.

A Napoli, infine, la Thomas Dane Gallery sta per inaugurare (17 settembre) la prima mostra personale di Jean-Luc Moulène, nella sua sede partenopea. La personale di Napoli di Moulène si concentrerà su opere recenti e nuove di Opus, un corpus di lavori in corso dal 1995 e che spazia da lavori da tavolo, appesi e da pavimento.  Fixed Zinc, Hobart (2021), esposto per la prima volta l’anno scorso al MONA in Tasmania e realizzato in lega di zinco, fuso sulle rive del fiume Derwent e della Bell Bay della Tasmania, creerà un punto focale per la mostra, insieme a una nuova opera, Vortex (2024), ispirata al Vesuvio fumante, visto dalla galleria.

Jean-Luc Moulène,  Zinco fisso , Hobart, 2021 © Jean-Luc Moulène/ADAGP Parigi. Foto: MONA/Jesse Hunniford.

L’ubicazione della serie Opus sullo sfondo di Napoli e del suo vulcano evocherà i miti, gli scavi, i vasi, le reliquie, i monumenti, i santuari e gli ex voto che risiedono in questo corpus di lavori. In mostra anche le opere da tavolo prodotte con materiali grezzi o industriali del ciclo Enlightenments che proseguono l’esplorazione dei materiali da parte di Moulène e che saranno posizionate secondo una griglia matematica sul pavimento e sulle pareti della galleria.

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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