Inizio 2024 con interessanti novità per due delle migliori gallerie italiane di arte moderna e contemporanea. La MASSIMODECARLO di Milano ha da poco annunciato, infatti, la rappresentanza di dell’artista tedesca Paloma Varga Weisz, in questo momento protagonista nella sede di Parigi della galleria con la prima personale nata da sotto questa nuova collaborazione. La bolognese P420, invece, ha recentemente accolto in scuderia Monika Stricker e Victor Fotso Nyie.
Paloma Varga Weisz, artista della memoria
Si intitola Studio Paloma Varga Weisz la prima personale di Paloma Varga Weisz realizzata in collaborazione con Pièce Unique, la sede parigina della galleria MASSIMODECARLO. L’artista tedesca, che collabora con la prestigiosa galleria italiana dai primi di gennaio, ha per l’occasione trasformato la galleria in uno spazio di lavoro dove, per due settimane, scolpirà, disegnerà e dipingerà.
Sfumando il confine tra pubblico e privato, il suo intervento – il primo di questo tipo per MASSIMODECARLO – sfida delicatamente le nozioni di segretezza dello studio contro l’apertura dello spazio della galleria, il limite tra un lavoro finito e non finito e il paradigma stesso dell’esposizione in galleria.
Il percorso artistico di Varga Weisz è influenzato dai legami familiari, dalla formazione formale nell’intaglio del legno e da un’esplorazione sfumata di varie espressioni artistiche. Con sede a Düsseldorf, utilizza la scultura, l’acquerello e il disegno per approfondire temi profondi come la memoria, la mortalità e la psicologia. Le sue creazioni, sia su carta che tridimensionali, servono come estensioni del suo corpo e della sua mente.
Come descritto dalla scrittrice e critica d’arte Jennifer Higgie: “Le sculture e le opere su carta di Varga Weisz riconoscono i sogni ad occhi aperti senza censura della vita contemporanea; quelli che vanno alla deriva tra il presente, il futuro e il passato con una facilità che ci rende tutti viaggiatori nel tempo”.
Monika Stricker, affrontare la vulnerabilità
Dopo la personale Beastly Arboretum dello scorso anno, il rapporto tra Monika Stricker e la P420 di Bologna si è ufficilizzato ad inizio gennaio e dal mese scorso la giovane artista tedesca è entrata a far parte degli artisti rappresentati dalla galleria bolognese.
Monika Stricker ha studiato alla Kunstakademie di Düsseldorf e ha continuato la sua formazione durante la residenza Wiels a Bruxelles. I suoi dipinti hanno uno spirito classico, ma il suo lavoro spesso trasmette un senso di provvisorietà, mentre i suoi soggetti inaspettati non lasciano mai indifferente lo spettatore.
Dopo alcuni anni in cui l’artista ha dipinto uomini senza volto e con le gambe aperte, mostrando la loro anatomia privata del pene, un’identità mutilata perché privata di ciò che identifica il potere nella società patriarcale, con Beastly Arboretum Monika Stricker si è avvicinata a nuovi soggetti, che traggono origine, come spiega l’artista, dal rapporto con le proprie fantasie e ammirazioni. Figure indefinite che perdono ogni punto di riferimento, primati visti nell’atto di allattare, cani, piedi. I nuovi soggetti di Stricker sono un pretesto per parlare delle relazioni intime, della condizione esistenziale dell’essere umano.
Il senso di tutto ciò è stato colto con perspicacia da Marta Papini nel suo saggio critico osservando che “ritraendo uomini nudi, i propri piedi, cani o scimpanzé, le opere di Stricker ci mettono di fronte a una vulnerabilità a viso scoperto. In loro presenza siamo fuori dalla nostra zona di comfort: siamo guardoni imbarazzati, testimoni di relazioni intime di sottomissione e interdipendenza”.
Victor Fotso Nyie e la bellezza delle differenze
Ancora la P420 di Bologna, ha in questi giorni annunciato anche la rappresentanza dell’artista camerunense Victor Fotso Nyie, anche lui già esposto in gallerie nel 2023 in occasione della personale Réve Lucide. La sua ricerca artistica esplora la varietà umana e la sua bellezza. Oggi, purtroppo, viviamo in un mondo che si finge aperto, ma che in realtà ha paura delle differenze.
Accettando l’altro ed entrando nel suo universo reale ed emotivo è possibile, invece, abbattere molte barriere culturali e ideologiche. Le opere di Fotso Nyie, che richiamano la sua terra d’origine, l’Africa, si fondono così con altre che ritraggono metaforicamente il mondo globalizzato in cui viviamo. Ma il suo focus è sempre sulla spiritualità e sull’animo umano.