Quale futuro per l’arte contemporanea?
Un’indagine di Collezione da Tiffany e ArtVerona sul nuovo volto del collezionismo italiano
Il collezionismo d’arte è da sempre il motore silenzioso del sistema dell’arte. È ciò che orienta il mercato, sostiene gli artisti, ispira le istituzioni e, spesso senza clamore, costruisce la memoria visiva del nostro tempo. Ma cosa accade quando le generazioni cambiano? Quando un collezionista trasmette la propria raccolta ai figli o quando nuovi protagonisti entrano in scena con linguaggi e priorità diverse?
Per rispondere a queste domande, insieme ad ArtVerona abbiamo avviato un’indagine sul ricambio generazionale nel collezionismo d’arte contemporanea in Italia, con l’obiettivo di capire come si trasformano visioni, valori e abitudini d’acquisto nel passaggio da una generazione all’altra.
Un collezionismo ancora maturo, ma in evoluzione
Dai risultati emerge un panorama dominato dalle generazioni dei Baby Boomer e della Gen X, che insieme rappresentano oltre l’85% dei partecipanti. I Millennial e la Gen Z, pur ancora minoritari, si affacciano con crescente interesse al mondo del collezionismo, portando con sé un approccio più fluido, globale e attento ai temi sociali.
L’86% dei rispondenti dichiara di aver costruito la propria collezione in prima persona: un dato che conferma come il collezionismo in Italia resti un gesto fortemente individuale, spesso nato dal piacere della scoperta più che da logiche di investimento.
Come ha raccontato un partecipante, “il collezionare nasce da un divertimento, da un amore inaspettato che col tempo diventa passione e collezione”.
Il tema del lascito: una questione culturale prima che ereditaria
Nel passaggio generazionale, uno dei nodi più sentiti riguarda la trasmissione delle collezioni. Oltre il 60% dei collezionisti intende tramandare la propria raccolta in famiglia, mentre circa un terzo non ha ancora deciso come gestire il futuro del proprio patrimonio artistico. Solo una piccola minoranza — meno del 10% — immagina donazioni a musei o istituzioni.
Questo dato riflette un aspetto più profondo: in Italia, la trasmissione delle opere è ancora un tema poco discusso e raramente pianificato. La collezione resta un’estensione dell’identità personale, più che un’eredità culturale condivisa.
I linguaggi dell’arte: tra continuità e nuove percezioni
Sul piano dei gusti, il collezionismo italiano si conferma legato ai linguaggi più “classici”. Il 96% dei rispondenti predilige pittura e scultura, seguiti da fotografia (53%), installazioni e performance (24%) e video o new media(11%). Solo il 3% indica un interesse per arte digitale e NFT, segno che le nuove tecnologie, pur molto discusse, non hanno ancora conquistato un ruolo centrale nelle collezioni.
Curiosamente, però, la percezione del futuro è diversa. Più della metà dei collezionisti (51%) ritiene che le nuove generazioni siano più attratte da video, new media e arte digitale, mentre solo un quarto (25%) crede che pittura e scultura resteranno protagoniste.
I dati raccolti tra Millennial e Gen Z smentiscono però questo pregiudizio: anche i giovani collezionisti indicano pittura, scultura e fotografia come linguaggi principali, ma affiancano a questi un interesse crescente per video e new media. Una combinazione che non sostituisce la tradizione, ma la rinnova, proiettandola in un orizzonte più contemporaneo e inclusivo.
Valori e visioni: dove si incontrano e dove si dividono
Il confronto tra generazioni mostra come il collezionismo sia oggi sempre meno uniforme e sempre più specchio delle trasformazioni culturali in corso.
Per i collezionisti più maturi, i valori chiave restano innovazione e ricerca artistica (64%), seguiti da riconoscimento culturale (52%) e investimento economico (38%).
I più giovani, invece, mettono al centro sostenibilità e impatto sociale (42%), investimento consapevole (44%) e innovazione (41%).
Questa inversione di prospettiva racconta un cambio d’epoca: per le nuove generazioni, collezionare non è solo acquisire un’opera, ma prendere posizione, sostenere visioni del mondo, riconoscersi in un sistema di valori.
Uno sguardo al futuro
Guardando avanti, oltre quattro collezionisti su dieci immaginano un futuro più globale e digitale (42%), mentre altri vedono un sistema dell’arte più orientato all’investimento (31%) o al valore culturale e sociale (23%).
In ogni caso, emerge una consapevolezza condivisa: il collezionismo continuerà a essere un equilibrio tra piacere personale, responsabilità culturale e attenzione al mercato.
Come ha osservato un partecipante, “la vera sfida non è del collezionista, ma dell’artista, che dovrà mantenere autenticità in un sistema sempre più competitivo e globale”.
Un dialogo tra generazioni
L’indagine condotta con ArtVerona non vuole solo fotografare un cambiamento, ma stimolare un dialogo. Capire come evolve il collezionismo significa comprendere come evolve l’intero ecosistema dell’arte.