I Tir con le opere sono già in viaggio e le carte d’imbarco nella borsa dei galleristi. L’Italia dell’arte è pronta a “traslocare” a Basilea per l’appuntamento fieristico più importante del primo semestre: Art Basel (15-18 giugno). Ben 21 le gallerie italiane che prenderanno parte alla 47 esima edizione della fiera svizzera fondata nel 1970 dai galleristi Ernst Beyeler, Trudi Bruckner e Balz Hilt. Un numero enorme, il più alto di sempre, pari al 7% degli espositori dell’intera kermesse che quest’anno conta 291 gallerie tra le più importanti del mondo. Come dire che il nostro paese un suo peso, sullo scacchiere internazionale dell’arte, ce l’ha. E questo è già un dato positivo. Ma ancor più lo è l’alta qualità dei progetti che in questo 2017 saranno esposti a Basilea dal contingente italiano. Vediamo, allora, qualche anticipazione sulla nostra presenza ad Art Basel 2017 passeggiando, virtualmente, tra le varie sezioni della fiera che aprirà il 15 giugno prossimo.
Manzoni, Alfano e Art Basel | Feature
32 gallerie internazionali presenti della sezione Feature di Art Basel dove sono “ospitati” precisi progetti curatoriali dedicati sia a lavori storici che contemporanei. Di queste, ben cinque sono italiane, tra le quali la galleria Mazzoleni che, dopo aver preso parte a quattro edizioni di Art Basel Hong Kong e a due di Art Basel Miami, approda per la prima volta ad Art Basel Basel – come viene chiamata la fiera svizzera tra gli addetti ai lavori – dove presenta un progetto interamente dedicato a Piero Manzoni. In fiera saranno presenti opere delle due “serie” più note dell’artista, gli Achromes (1957-1963) e le Linee (1959-1963). Un progetto, quello di Mazzoleni, che riprende il modello dell’acclamata esposizione dedicata all’artista nello spazio londinese della galleria, nonché la prima ad analizzare la relazione tra questi due grandi “cicli” artistici del suo lavoro: Piero Manzoni. Achromes: Linea Infinita.
Interessante anche il progetto a due che presenterà la Galleria Raffaella Cortese e realizzato da Barbara Bloom e Joan Jonas: Reflection Refraction. Un progetto che preso forma a partire dal dialogo intenso e spontaneo stabilito durante la presentazione congiunta in galleria delle rispettive personali nel dicembre 2015. Le due artiste hanno identificato il legame fragile e controverso tra la visione estetica e un approfondimento di auto-esplorazione come principio concettuale fondamentale che permea la pratica di entrambe. Di conseguenza, il progetto per Feature mostra una nuova disposizione di due installazioni storiche: Mirror Piece di Joan Jonas (1969) e Envy (From The Seven Deadly Sins) di Barbara Bloom del 1987.
La P420 di Bologna arriva, invece, a Basilea con un focus sui lavori dell’artista croato Goran Trbuljak esposti, dal 1971 al 1981, nelle sue quattro personali in spazi istituzionali. Mentre Carlo Alfano. Stanza per Voci è il titolo del solo show che lo Studio Trisorio di Napoli dedica all’artista napoletano scomparso nel 1990. Un progetto, quello presentato a Basilea, che ricostruisce una parte della personale di Alfano alla Kunsthalle di Berna nel 1974, dove furono esposte i tre lavori epocali che adesso arrivano ad Art Basel: Stanza per Voci, Frammenti di un autoritratto anonimo n°1 e Distanze (Delle distanze dalla rappresentazione). Tre opere emblematiche della poetica dell’artista.
Infine, la Galleria Vistamare di Pescara che arriva nella sezione Featured di Art Basel con un solo show dell’artista gallese Bethan Huws e il cui lavoro è fortemente influenzato dalle origini geografiche, dall’infanzia trascorsa in una fattoria e dal fatto che sua madre lingua sia il gallese, lingua celtica assai diversa dall’inglese, parlata da una ristretta minoranza. La sua è arte concettuale che si inserisce nel percorso pioneristico avviato da Marcel Duchamp, tra i primi a utilizzare il linguaggio come elemento fondante della creazione artistica e i giochi di parole come tecniche /non-sense/ per investigare affondo l’essenza stessa dell’oggetto d’arte.
L’idea della /traducibilità /delle diverse lingue così come un’educazione prettamente rurale sono il caposaldo del pensiero di Huws, che utilizza da sempre i mezzi più disparati per esprimere la propria personalissima visione del mondo. La sua poetica investiga con costante arguzia e ironia, non disgiunte da una leggerezza tipicamente britannica, l’essenza stessa del fare arte.
Art Basel e l’Italia… Unlimited
Dieci le gallerie italiane e sette gli artisti nostrani che quest’anno saranno presenti nella sezione Unlimited di Art Basel, la speciale piattaforma dedicata a quei progetti che trascendono le limitazioni imposte dal tradizionale stand fieristico e che, per il sesto anno consecutivo, è stata curata da Gianni Jetzer, curatore del Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington DC. Qui la Galleria Continua di San Gimignano presenterà due artisti: Carlos Garaicoa con “Saving the Safe” (2017), un’installazione che mette in scena architetture simbolo per riflettere sulle tensioni create dalla crisi finanziaria di questi ultimi anni. E Subodh Gupta che con “Cooking the World” (2017) darà vita ad uno spazio rituale collettivo all’interno del quale i visitatori potranno consumare cibo cucinato dall’artista.
Punta sul re-enactment della mostra di Goran Trbuljak alla Galleria del Cavallino di Venezia nel 1977, invece, la galleria P420 di Bologna alla sua prima presenza a Basilea. E sempre la galleria bolognese, peraltro, porta ad Art Basel Unlimited anche Paolo Icaro, questa volta assieme alla bresciana Galleria Massimo Minini.
Mentre la milanese A arte Invernizzi presenta ad Art Basel Unlimited 2017 l’opera di François Morellet π Weeping Neonly (2001) in collaborazione con Annely Juda Fine Art e Galerie Kamel Mennour. Ma l’Italia, nella sezione Unlimited, sarà rappresentata anche dalla Galleria Alfonso Artiaco di Napoli che presenterà un progetto di Giulio Paolini del 1981.
Completano la squadra italiana nella sezione Unlimited ad Art Basel, la galleria ZERO… di Milano che, assieme alla berlinese Galerie Isabella Bortolozzi, porta il lavoro del giovane Yuri Ancarani; mentre dopo un’edizione di assenza torna a Basilea anche Francesco Arena, presentato dalla Galleria Raffaella Cortese assieme alla londinese Sprovieri. Dell’artista pugliese verrà allestito il progetto Orizzonte. Le gallerie Magazzino e Massimo De Carlo, assieme alla inglese Frith Street Gallery, puntano invece su Massimo Bartolini di cui verrà allestito il progetto Due (2013-2017). E ancora la romana Magazzino, questa volta in alleanza con Lévy Gorvy, è dietro anche alla presenza a Basilea di Enrico Castellani. Infine la torinese Galleria Franco Noero è tra le gallerie che portano ad Unlimited il giovane artista messicano Gabriel Kuri.
L’Italia nelle sezioni Galleries
Dalle sezioni speciali al settore principale della fiera, Galleries, che vedrà la presenza di 15 gallerie italiane. Tra queste la prima da citare non può essere che Tornabuoni Arte ( Hall 2.0 | F13). La galleria fiorentina, come già in passato, si presenta infatti a Basilea con una mostra di taglio museale. E dopo la ricostruzione della partecipazione di Paolo Scheggi alla Biennale di Venezia del 1966 ad Art Basel 2015 e lo stand dedicato alle auto da corsa di Salvatore Scarpitta dello scorso anno, la 48 esima edizione di Art Basel è l’occasione per presentare un progetto inedito, dedicato al famoso ciclo delle Fine di Dio di Lucio Fontana. Quattro Fine di Dio saranno presentate insieme ad un’importante documentazione costituita da studi preparatori e lettere che testimoniano la loro creazione. Questo progetto innovativo e senza precedenti è documentato da un catalogo che costituisce il primo studio in assoluto dedicato interamente a questo ciclo di opere e raccoglie tutte le testimonianze critiche sulla serie.
Sempre nella sezione Galleries, troviamo anche Alfonso Artiaco (Hall 2.0 | A10) di Napoli che, per l’occasione, presenterà un progetto focalizzato sul 30° anno di attività, con una selezione di opere a firma degli artisti con cui la galleria lavora da più tempo, come gli italiani Giovanni Anselmo, Botto & Bruno, Giulio Paolini e Perino & Vele. E così anche la Galleria Continua ( Hall 2.1 | P20) di San Gimignano che arriva a Basilea con un progetto espositivo che si ispira alle recenti ricerche di alcuni dei artisti che rappresenta: Kader Attia, Daniel Buren, Chen Zhen, Carlos Garaicoa, Antony Gormley, Anish Kapoor, Moataz Nasr, Michelangelo Pistoletto,Pascale Marthine Tayou e José Yaque.
Emilio Vedova, Giuseppe Spagnulo, Giacomo Balla, Carla Accardi, Antonio Sanfilippo e Marino Marini sono, invece, alcuni degli artisti che compongono la proposta della Galleria dello Scudo (Hall 2.0 | H10). Mentre la milanese A arte Invernizzi (Hall 2.0 | D6) presenterà ad Art Basel 2017 un progetto di mostra intitolato Dinamiche dello spazio che vuole mettere in dialogo opere fondamentali di Rodolfo Aricò, Carlo Ciussi, François Morellet, Mario Nigro e Niele Toroni. L’esposizione propone opere realizzate con differenti media a partire dagli anni Cinquanta, presentando l’evoluzione di un’idea creativa di movimento nello spazio, espressa non da oggetti in movimento fisico ma grazie ad una dinamica che è interna alla stessa immagine. Attraverso generazioni differenti e diversi linguaggi visuali, l’esposizione traccia questo percorso di ricerca attraverso opere fondamentali in dialogo tra loro.
La Galleria Tega (Hall 2.0 | F10) di Milano, per l’edizione di quest’anno di Art Basel ha scelto invece di portare un progetto dedicato alla arte scena artistica romana degli anni Sessanta. Per l’occasione la galleria milanese realizzerà anche un catalogo dal titolo “Rome 60s” curato da Walter Guadagnini e dove verranno riprodotte tutte le opere che verranno esposte a Basilea e altre dello stesso periodo storico.
Mentre la Massimo de Carlo (Hall 2.1 | R3) porta nello proprio stand una selezione di lavori a firma di Gianfranco Baruchello, Massimo Bartolini, Enrico Castellani, Jannis Kounellis, Paola Pici e Rudolf Stingel, tanto per fare qualche nome. Alighiero Boetti, Anish Kapoor, Sheila Hicks, Hans-Peter Feldmann, Jonathan Monk, Ariel Schlesinger, Wilfredo Prieto, Vanessa Beecroft, Luigi Ghirri, Robert Barry, Paolo Icaro e Giulio Paolini, sono invece le carte di Massimo Minini (Hall 2.1 | S5). E anche Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea (Hall 2.0 | F14) porta a Basilea la sua squadra migliore, capitanata dallo scultore Tony Cragg e composta, tra gli altri, da Mario Airò, Giovanni Anselmo, Mario Merz, Giuseppe Penone e Giulio Paolini.
Ma a rappresentare l’Italia nella sezione Galleries ci saranno anche le gallerie Kaufmann Repetto (Hall 2.1 | K14), Magazzino (Hall 2.1 | P2), Giò Marconi (Hall 2.1 | S20), Franco Noero (Hall 2.1 | L23), Christian Stein (Hall 2.0 | G12), e Zero… (Hall 2.1 | L7), molte delle quali abbiamo già incontrato nelle sezioni Unlimited e Feature.
Dulcis in fundo… l’Italia nel Parcours
Infine, il nostro itinerario virtuale attraverso l’edizione n.48 di Art Basel si conclude con il Parcours. Ossia i 22 lavori site-specific installati attorno alla Münsterplatz di Basilea. Qui, l’Italia sarà rappresentata da Gianni Colombo con il suo ambiente Spazio curvo (1992), che sarà installato sulla Martinsgasse; un intervento – quello presentato dalla galleria A Arte Invernizzi di Milano – che modifica la percezione degli spettatori dello spazio architettonico con forme curve sospese nel vuoto. Mente il nuovo lavoro di Pedro Cabrita Reis – La linea di Basilea (2017) – presentato tra le altre dalla romana Magazzino assieme a Sprovieri, crea una linea di luce inaspettata, messa in dialogo con gli alberi vicini, appoggiati contro l’angolo dell’architettura di Münster.
Massimo De Carlo, assieme a Sadie Cole HQ, portano a Basilea due performance di Marvin Gaye Chetwynd: The Green Room & The Science Lab (2017). Performance in cui l’artista veste i panni di uno scienziato pazzo al centro di un laboratorio fortemente teatrale e fantastico. Riempito di ghiaccio secco e illuminato da luci teatrali, il laboratorio di papier-mâche trae ispirazione dal Professore Matto di Jerry Lewis, e come lui Chetwynd si trasforma in un personaggio a metà strada tra uno scienziato e una diva inopportuna. Il lavoro Who am I to Judge, or, It Must be Something Delicious di Nathalie Djurberg & Hans Berg vede, invece, la collaborazione della galleria Giò Marconi. Mentre Kaufmann repetto è tra i sostenitori del progetto Screen Shot (2015) di Latifa Echakhch e la ZERO… di And As The Medieval Cloisters Connect Seamlessly With The Corridors of Power… I’m quietly confident… (U-turn!) (2013), a firma di Cally Spooner.