Apre oggi negli spazi di Casa Francotto a Busca (CN) la mostra Da Kandinsky ai contemporanei. Il lungo viaggio di energia, colore e segno. Visitabile fino al 16 gennaio 2022, l’esposizione ha come obiettivo quello di valorizzare il colore e la forma nell’arte in risposta a un contesto sociale contemporaneo così complicato e segnato dalla pandemia.
Partendo da Wassily Kandinsky, del quale è in mostra un olio del 1928, il percorso espositivo guida il visitatore lungo il percorso dell’astrattismo novecentesco, attraverso correnti pittoriche e singole personalità artistiche.
65 le opere esposte, dal Futurismo – con due lavori di Giacomo Balla del primo ‘900 – al primo dopoguerra con Prampolini, per arrivare ad autori come Morlotti, Pizzinato, Turcato, Corpora e “puristi teorici” dell’arte astratta quali Munari, Reggiani, Veronesi e Soldati. Gli anni ’60 saranno rappresentati da opere di Dorazio, Perilli e Turcato, ma anche Capogrossi e gli spazialisti Bacci e Crippa.
Figura centrale della rassegna sarà l’opera di Victor Vasarely, molto attento al rapporto tra pensiero e colore (gestaltpsycologie). Un esempio di come il colore, nel percorso della storia della pittura, affascini per la sua “anima” lo troviamo con le presenze di Tadasky e Tornquist. Mentre le istanze contemporanee sono rappresentate dall’opera di Aricò, Pardi, Nigro e Borella, ma anche dai giovani Chen Li, Max Coppeta e Dognazzi.
Come precisano i curatori Cinzia Tesio e Riccardo Gattolin, la rassegna che arricchisce le sale di Casa Francotto fornisce una chiave del “vedere” attraverso il “separare con la mente”. «“Vedere” – spiegano – è un atto creativo e il giudizio visivo non è contributo dell’intelletto successivo alla percezione, ma ingrediente essenziale dell’atto stesso del vedere».
Ma come formulare il giudizio visivo e tradurlo e formularlo? «Sapere quali sono i principi psicologici che lo motivano e quali sono le componenti del processo visivo che partecipa alla creazione come alla contemplazione dell’opera – concludono i curatori – significa sapere “che cosa” in realtà vediamo. Per “vedere” l’opera d’arte non occorre essere un artista, ma, niente, può essere più prezioso quanto l’attenzione all’aspetto psicologico e a quello emozionale».