Dai disegni cartografici realizzati per il genio militare durante la Seconda Guerra Mondiale fino allo stimolante mondo veneziano post bellico con l’incontro del gallerista Carlo Cardazzo fino alla Milano di Lucio Fontana, Remo Brindisi ha vissuto una vita piena e intensa influenzata dalle correnti che la attraversavano.
Con questa immagine molto chiara della figura di Brindisi, comincia la nostra scoperta di questa affascinante collezione, in una bellissima giornata di sole che ci presenta la casa museo come uno piccolo scrigno, racchiuso tra gli umidi lidi di Comacchio. E proprio questa luce fa capire immediatamente perché Remo Brindisi, vivendo gran parte della sua vita nella fervente Milano, avesse poi scelto questo luogo per trascorrere gli ultimi suoi anni, aprire qui un museo e svolgere per questo territorio una vera e propria attività politica e culturale.
Per capire una collezione occorre conoscere l’evolversi della vita di chi la ha realizzata. E se questo è valido per molte occasioni, in questo caso diventa la chiave per capire la scelta dei pezzi e l’estitica dell’intera raccolta. D’altra parte già il luogo in cui la collezione è oggi esposta è il risultato di un’operazione firmata Remo Brindisi. Infatti durante gli anni, Brindisi strinse molte relazioni importanti con galleristi e artisti dell’epoca; in particolare nacque una forte amicizia con la famosa progettista e designer Nanda Vigo, dalla quale poi fu affiancato nella progettazione dell’edificio del museo, a partire dall’intento di creare una casa che fosse arte al servizio dell’arte.
La collezione poi è da considerarsi una vera e propria operazione artistica di grande entità e eterogeneità stilistica. Infatti, Brindisi raccolse durante tutta la sua vita opere di numerosissimi artisti, senza pregiudizi di genere o culturali, spaziando anzi tra i movimenti artistici più importanti del Novecento, ma anche acquisendo opere di artisti emergenti, proprio come a svlgere un ruolo di vero mecenate. Così opere pittoriche, plastiche, di design e architettoniche si fondono oggi in un’unica raccolta, riempendo ogni singolo ambiente della sua casa museo.
Naturamente non finisce qui, perchè non tutti i pezzi sono esposti. Per le opere conservate nei tre ulteriori depositi, è stato studiato un sistema di rotazione che permette la loro periodica esposizione.
A dimostrare l’attaccamento per il terriotrio che lo ospitava, alla sua morte l’artista lasciò la sua casa e la sua intera collezione al Comune di Comacchio, confermando la sua grande attenzione verso la condivisione e divulgazione dell’arte.
L’intervista a Laura Ruffoni e Barbara Rovetti è un vero e proprio racconto, durante il quale ci accompagnano nella storia, dalla nascita all’evoluzione di una collezione speciale. Una di quelle collezioni che ci fanno capire il radicamento della cultura artistica che caratterizza la nostra storia, così come il nostro presente.