L’ascesa economica del continente asiatico, coincisa con l’apertura della borsa di Shanghai nel 1990, ha profondamene influenzato il mercato globale dell’arte. Le dinamiche che caratterizzano l’Occidente – irriverenza, frammentazione, esclusione – sono in contrasto rispetto a ciò che sta succedendo lungo la Silk Road promossa da Beijing.
Diverse istituzioni finanziarie multilaterali – l’Asian Development Bank, l’Asian Infrastructure Investment Bank, l’Eurasian Economic Union, la Trans-Pacific Partnership, etc. – sono state in grado di promuovere dialogo e coesione tra il Sud Est Asiatico ed il Medio Oriente, passando per la Cina, l’India, la Corea del Sud, il Giappone, l’Australia e la Nuova Zelanda. Insieme questi paesi producono un GDP di $30 trilioni, rappresentano un totale di 3.5 miliardi di persone e stanno definendo il più grande accordo di libero commercio della storia.
Questo fenomeno genera ripercussioni dirette all’interno del mercato globale dell’arte poiché esiste una correlazione tra sviluppo economico e crescita culturale, vettori direttamente proporzionali che decretano la sopravvivenza o il declino delle civiltà.
Iain Robertson, scrittore di settore e docente al Sotheby’s Institute of Art, individua due cause nella creazione di una nuova gerarchia culturale di carattere globale: le città stato di Hong Kong, Singapore, Dubai e Qatar rappresentano oggi canali estremamente efficienti per la compravendita di beni di lusso; Corea del Sud, Taiwan e diversi paesi in Medio Oriente hanno accumulato ingenti riserve di capitali esteri devoluti successivamente alla creazione di avanzate infrastrutture urbane e culturali.
Inoltre, è necessario considerare che le democrazie illiberali ed autoritarie dei governi asiatici e del Medio Oriente hanno esportato i loro ideali verso Occidente mentre l’ascesa geopolitica di Russia e Cina ha cambiato la direzione economica, politica e culturale del mondo. Questi elementi contribuiscono da un lato ad indirizzare il gusto e lo sguardo del fruitore verso canoni estetici di matrice orientale, e dall’altro ad incrementare l’influenza dei mercati asiatici e mediorientali all’interno del mercato globale dell’arte.
Il report inerente al mercato dell’arte nel 2018 stilato da Artprice rivela che la Cina rappresenta il secondo mercato più importante con una quota pari al 29% dell’intero – il primo posto è occupato dagli Stati Uniti d’America (38%), il terzo dal Regno Unito (18%) – a cui corrisponde un valore complessivo di transazioni di $4.5 miliardi. Rispetto al mercato occidentale, governato da Londra e New York, quello cinese è geograficamente più esteso: Beijing (45%), Hong Kong (29%), Shanghai (7%) and Guangzhou (6.7%) si dividono la quasi totalità del mercato.
Questa particolare struttura favorisce la creazione di una solida sinergia tra mercato locale e mercato internazionale, avvicinando la classe media all’opera d’arte e al concetto di collezionismo. Le principali case d’asta inglesi – Sotheby’s, Christie’s, Phillips e Bonhams – sono riuscite a stabilire le proprie sedi ad Hong Kong, ma il forte protezionismo della Repubblica Popolare guidata da Xi Jinping ha permesso a Poly Auction House e Guardian Auction House di dominare il mercato locale.
Molti sono, inoltre, i collezionisti cinesi che partecipano attivamente alle Evening Sale che si svolgono a New York e Londra e che sostengono le principali istituzioni culturali pubbliche dell’emisfero occidentale: il collezionista cinese Yiquian Liu si è aggiudicato per £170.4 milioni l’opera Nu couché di Amedeo Modigliani, offerta da Christie’s nel 2015 durante la Contemporary and Modern Art Evening Sale di Novembre.
L’india presenta un tasso di crescita previsto per il 2019 in aumento del 7.3% rispetto all’anno precedente ed il suo mercato si è ampliato sensibilmente da quando Osian’s e Suffron Art, le due principali case d’asta locali, sono state fondate nel 2000. Il South Asia Market Report stima che il valore complessivo delle transazioni effettuate all’interno del mercato indiano nel 2019 raggiungerà $223 milioni, un aumento del 13% rispetto al 2018.
Anders Petterson, fondatore di ArtTactic, racconta che il mercato ha avuto origine grazie ad un gruppo di collezionisti appartenenti alla prima generazione trasferitasi nella Silicon Valley per lavorare nel settore tech: educati, ricchi e straordinariamente confidenti nei confronti dell’e-commerce, essi hanno avuto la lungimiranza di investire in opere contemporanee attraverso acquisti online. Nel 2015, Christie’s ha venduto l’opera Birth di F. N. Souza per $4.085.000, l’hammer-price più alto per un lotto offerto all’interno del mercato indiano.
Cina ed India costituiscono i cardini del mercato orientale, ma anche Malesia (4.8%), Indonesia (5.2%), Tailandia (4.1%) e Vietnam (6.7%) hanno registrato nel 2018 tassi di crescita del prodotto interno lordo che tendono inesorabilmente ad influenzare il panorama artistico internazionale.
Alcune opere di artisti provenienti da questi paesi sono state offerte in aste pubbliche, sia nell’emisfero occidentale che all’interno dei rispettivi mercati locali, segnalando risultati estremamente interessanti: Red, orange and core di Ibrahim Hussein, offerto da Henry Butcher Auction House a Kuala Lumpur nel 2012, ha realizzato $228.537; Banteng Hunt di Raden Saleh è stato venduto nel 2018 per $11.7 milioni dalla casa d’aste Ruellan, a Vannes; Traditional houses on stilts, eseguito nel 1962 da Damrong Wong-Uparaj, ritrae un piccolo villaggio di pescatori ed è stato offerto da Christie’s Hong Kong nel 2009, realizzando $412.450; When the sun visited the earthworld di Rodel Tapaya è stato venduto da Sotheby’s Hong Kong per $84.247 nel 2012.
Per quanto concerne il mercato dell’arte mediorientale, Roxane Zand, Deputy Chariman del dipartimento Middle East and Gulf Region di Sotheby’s, sostiene che l’Iran rappresenti ad oggi uno dei centri più dinamici per le start-up che operano nel settore tech grazie ad un sofisticato apparato culturale ed urbano. Teheran è sede di alcuni fra i collezionisti più importanti al mondo, ed è emersa una tendenza artistica che tende ad evocare le origini del paese attraverso forme geometriche, sublime calligrafia e simbologia zoroastriana.
L’emirato di Abu Dhabi, che controlla la maggior parte del petrolio nazionale, sarà presto caratterizzato da un alto numero di musei ed istituzioni culturali mentre sono in molti del settore a ritenere alto il potenziale artistico ed economico del triangolo formato da Baku-Erevan-Istanbul. La galleria Caspia Contemporary, ad esempio, sta cercando di portare a Londra mostre di alta qualità di artisti dell’Azerbaijan, al fine di creare un canale remunerativo tra la Terra del Fuoco e i più importanti poli finanziari dell’Unione Europea.
La supremazia tecnologica e militare cha ha permesso all’Occidente di governare il mondo durante gli ultimi cinquecento anni, e conseguentemente di imporre il proprio pensiero nei confronti dei popoli conquistati, scema rapidamente lasciando posto a nuovi idoli. L’oriente ha iniziato un rapido ed inesorabile processo di risorgimento culturale proiettato alla valorizzazione delle proprie tradizioni, ad una riscoperta profonda delle radici che sottendono la storia delle civiltà che lo abitano.
È pertanto necessario che il mondo occidentale, e l’Unione Europea nello specifico, si ricordi di essere figlio di Roma e del suo pantheon meticcio al fine di creare dialogo con il diverso. L’imperatore Claudio scrive, infatti, che Atene e Sparta siano implose e decadute prima di Roma poiché hanno posto un confine creando il mito dei barbari e non hanno accolto all’interno del proprio dominio lo straniero.