Cari amici, eccoci finalmente in vacanza a godere di un po’ di meritato relax, a raccogliere i frutti dell’anno che si sta per concludere e a riflettere su quello che sta per iniziare.
Molti di voi, magari seduti in poltrona davanti al fuoco, si fermeranno un momento ad assaporare la propria collezione sulle pareti del salotto, ricordando i momenti belli e brutti legati a ciascuna opera e fantasticando sul futuro, su quell’angolo di muro bianco ancora da riempire.
Io, invece, sto pensando anche a voi che mi avete fatto compagnia in questi 15 mesi di pubblicazioni con Collezione da Tiffany.
Per quelli che se lo stanno chiedendo da un po’, confesso che il mio modesto salotto è ancora abbastanza vuoto. Diciamo pure che, dopo l’ultimo trasloco, ho di proposito lasciato il posto a giochi e attrezzature per l’infanzia 0-5 anni, che ora stanno pian piano diminuendo ed evolvendo. Di pari passo, iniziano finalmente a prendere posizione alcune di quelle piccole cose che ho raccolto e conservato, alcuni di quei doni inattesi che sanno riempire l’intera casa con la loro presenza.
Perciò no: non sono una collezionista di opere d’arte, anche se non avrei dubbi su cosa scrivere esattamente nella mia wishlist, ma piuttosto degli incontri nascosti dietro ciascuna di esse e delle relazioni che ne scaturiscono, come semi da piantare in terreni ancora da coltivare.
Ora torniamo un passo indietro, torniamo a voi.
Il mio quotidiano è denso di arte, ma è soprattutto ricco delle sue storie, che sono anche le vostre.
Parola di Collezionista: come è nato e perché
Quando Nicola (Maggi) mi ha proposto di curare questa rubrica, immaginavo che raccontare storie di collezionismo rappresentasse un valore aggiunto per tutti, un modo per diffondere l’amore per l’arte e la necessità di vivere con l’arte ogni giorno, anche quando non ce ne rendiamo conto.
Speravo soprattutto di riuscire, in qualche modo, a contaminare altre menti, amplificando un messaggio in grado di raggiungere i cuori (sì, lo so: sono un’ingenua sognatrice).
Quello che non potevo immaginare, invece, è che quest’avventura potesse costituire un immenso campo di approfondimento e un continuo mare da esplorare anche per me stessa.
Senza presunzione alcuna, sia chiaro, semplicemente prima di averlo provato non potevo sapere che curiosare un po’ nelle vite degli altri, confrontarmi con persone sempre nuove su alcuni aspetti spesso taciuti, chiacchierare liberamente senza dover finalizzare, contrattare e dimostrare continuamente col supporto di dati, o scambiare opinioni autentiche in barba a qualsiasi autorità, più o meno riconosciuta, potesse essere una fonte di crescita e ricchezza continua.
Negli anni trascorsi in galleria ho incontrato collezionisti molto diversi fra loro, imparando a conoscerne le motivazioni, i gusti e le finalità, ma senza approfondirne i retroscena.
Molti degli incontri recenti sono nati invece dal passaparola, da contatti professionali o fortuiti, da notizie intercettate nel web e approfondite con curiosità. Direi che sono nati soprattutto grazie alla volontà di condividere e al desiderio di mettersi in gioco delle persone con cui ho parlato.
Da parte mia, in maniera più intuitiva che analitica, ho cercato di tracciare un panorama sulle abitudini del contemporaneo, su come stanno cambiando e sulle possibili nuove prospettive, mantenendo una connessione con i diversi contesti di origine.
Per ogni racconto ho tentato di individuare e approfondire qualche dettaglio distintivo da cui trarre una riflessione di respiro più ampio.
In questo modo, ciascuna vicenda privata ha rappresentato per me un piccolo dono da condividere con voi, perché ogni storia rivela una particolare visione sul mondo che cambia intorno a noi e può costituire anche una chiave per leggerlo.
Casi di collezionismo: che cosa ho imparato
Abbiamo incontrato collezionisti di ogni età, uomini e donne (poche, lo so, ma cercherò di recuperare), professionisti negli ambiti più disparati, provenienti da tutto il territorio nazionale.
Abbiamo visto storie di collezionismo nate in famiglia e cresciute, cosa non così scontata, senza limitarsi a essere la mera prosecuzione o l’imitazione di quell’input originario, dando vita a percorsi del tutto personali, di padre in figlio, di nonno in nipote con esiti impensati che, a volte, sono diventate delle vere e proprie scelte di vita.
Il figlio di Alessandro Casini ha aperto giovanissimo una sua galleria d’arte, per esempio.
Emblematica è la vicenda delle Collezioni Cattelani che, scomparso il padre, hanno assunto un carattere universale con l’apporto di ciascun componente della famiglia, ognuno con la propria visione che confluisce in un unico contenitore globale.
Per non parlare di Giancarlo Zilio che, condividendo questa passione con la sorella in una galleria che portano avanti insieme, ha saputo contagiare anche il padre, prima immune.
Abbiamo parlato di nuove tecnologie e del ruolo del web per la diffusione e per il commercio, scoprendo aspetti positivi e negativi e ragionando sul legame con le persone che stanno dietro l’interfaccia virtuale.
Il giovane Michele Rossato ce lo ha detto chiaramente: non solo il web, ma anche testa e cuore del collezionista e dell’intermediario.
Giovanni Casasco invece ci ha parlato di distanze che non esistono e di come le 4 di notte, o del mattino, possano diventare un momento perfetto per chiacchierare d’arte da una parte all’altra del globo terrestre.
Con Alessandro Celli abbiamo parlato di finanza e amore, con Sara Sanesi di cucina e amore, con Giorgio Fasol di futuro e amore a prima vista, con Igor Campagnolo ancora di innamoramento, fin dal principio.
Quel “collezionare per restituire” pronunciato da Donata Pizzi è diventato come un mantra per me, a ricordarmi della finalità pubblica di cui l’arte deve essere investita.
Un intento che ho ritrovato spesso connotato sia a livello aziendale, come nei casi di Bruno Paneghini e di Piero Bisazza, sia nelle iniziative promosse da privati cittadini, come Carlo Palli con il suo archivio o l’avventura di Art Adoption di Massimo Magurano.
Su tutti, trionfa l’immenso Gio Batta Meneguzzo da cui ho appreso l’ascolto incondizionato dell’arte, delle persone, di sé stessi, della vita.
Ognuna di queste interviste mi ha donato un punto di vista unico perché io potessi a mia volta diffonderlo, con l’augurio che ogni giorno possa essere vissuto nella condivisione dell’arte per lasciare al futuro un mondo migliore di come l’abbiamo trovato.