L’occhio del collezionista è sicuramente una delle sue qualità più importanti. Con l’occhio si scelgono i pezzi migliori, con l’occhio si scruta tra le forme, si intuisce la genialità del tocco artistico e ce ne si innamora. Con l’occhio si costruisce nel tempo una collezione che non è solo una forma di investimento economico ma un modo per arricchire la propria anima e godere dell’espressione di un’emozione.
E proprio quell’occhio, quell’attenzione al dettaglio, quella passione e cura che spinge a scegliere un’opera invece di un’altra, può fare la differenza per garantire una corretta conservazione dell’opera stessa.
Infatti, il primo e miglior conservatore di una collezione d’arte è sicuramente chi la osserva quotidianamente, chi la sfiora e la vive giorno dopo giorno: insomma, il collezionista.
Spesso, la prima domanda che pongo, come restauratrice, a un collezionista che mi porta un’opera da restaurare è “cosa è successo?” e, subito dopo, “era già così quando l’ha acquistata?”. Proprio come per la medicina, infatti, la prima operazione da svolgere per la cura del paziente è una anamnesi completa. E questa la può svolgere solo il soggetto interessato o, se questo è un’opera muta, colui che l’ha osservata per molti anni, chi l’ha vissuta, studiata e apprezzata nei minimi dettagli.
La capacità di osservazione è, dunque, una qualità fondamentale per un collezionista, che gli permetterà di conservare un’opera al meglio in modo da prevenirne i degradi e farla durare il più possibile immutata nel tempo: in altre parole, gli permetterà di mettere in atto quella che si potrebbe chiamare conservazione preventiva “fai da te”.
Tuttavia, per fare ciò non basta “guardare” la vostra collezione ma è necessario sviluppare un occhio critico. A questo scopo, per imparare a “osservare” con attenzione le vostre opere, potrete porvi alcune domande. Si formano macchie sulle opere in carta? Le fotografie cambiano colore o tendono a diventare meno nitide? I dipinti ingialliscono? Le sculture si opacizzano? O ancora, una strana condensa è apparsa all’interno dei vetri delle cornici? È muffa quella strana polverina sulla tela del vostro quadro? Nuovi fori di tarlo sono spuntati nelle sculture lignee o in mobili d’arredo? Tutte queste situazioni potrebbero presentarsi alla vostra attenzione e rendersene conto per tempo è fondamentale.
Così, per aiutare la vostra memoria visiva a riconoscere se una macchia c’era già quando avete acquistato l’opera o se è apparsa successivamente, il mio consiglio è di fotografare di tanto in tanto le vostre opere, anche con il cellulare, in maniera amatoriale. Questo aiuterà il vostro occhio a confrontare nuovi cambiamenti con precedenti stati conservativi o semplicemente fornire la giusta documentazione agli esperti, ad esempio, in caso di prestiti delle vostre opere o di interventi di restauro.
In particolare, questa collaborazione tra collezionista e restauratore è più che mai fondamentale. Noi professionisti, infatti, siamo (spesso) in grado di leggere la materia dell’opera e interpretare un agente di degrado osservando l’oggetto fuori dal contesto ambientale in cui è normalmente collocato, ma l’occhio di chi conosce l’opera da tanto tempo e che, avendola scelta e posizionata ne conosce ogni dettaglio, ogni angolo e sfumatura rappresenta un aiuto importantissimo.
Osservate con cura, dunque, la vostra collezione, prendete nota dei cambiamenti e degli effetti visibili del tempo che passa e potrete correre ai ripari prontamente chiamando un esperto a visionare con attenzione il problema. In questo modo, statene certi, sarete in grado di salvaguardare le vostre opere prima che sia troppo tardi e che il cambiamento si aggravi irreparabilmente.