400 i lotti che la vercellese Meeting Art metterà all’incanto nelle quattro sessioni d’asta in programma per i fine settimana del 17-18 e 24-25 marzo. Tra le opere inserite in catalogo, nella prima tornata, oltre a Spirali (1951) di Roberto Crippa (lotto 61, stima 8-9.000 euro), si segnala una bella tavola di Elio Marchegiani al lotto 62: Grammature di Colore (1976) presentata con una stima di 9-10.000 euro. E’ dal 2012 che il mercato di Marchegiani è in costante crescita tanto che 100 euro investiti in una sua opera nel 2006 volgono oggi in media 578 euro. Il suo prezzo medio di aggiudicazione nel 2017 ha raggiunto il suo punto più alto di 8.369 e un record price di 30.000 euro stabilito lo scorso anno con l’opera Grammature d’oro su pergamena – Solitudine (1978) battuta in Austria da Dorotheum.
Al lotto 81 troviamo, invece, un bell’inchiostro su carta del 1963 di Paolo Scheggi, offerto con una Stima di 14-16.000 euro. L’opera proviene dalla collezione della Fondazione D’Ars. Fresco fresco di record d’asta, Peter Halley è presente in asta con l’opera Can’t hardly wait del 2003 (lotto 110), inserita in catalogo con una stima di 160-180.000 euro.
Pochi lotti dopo, troviamo Sogni di fiori sevaggi, tela emulsionata del 1970 di Elio Mariani valutata 2-3.000 euro e bell’esempio di quella che fu la sua ricerca che lo vede, scrive Gillo Dorfles, «con l’uso d’una specifica tecnica di riporto fotografico su tela sensibilizzata, [rendere] evidente l’angoscia del tempo che passa, identificandola nella ripresa di un fiore che sboccia e appassisce attraverso una serie di immagini fotografiche giustapposte».
Nella terza sessione credo meriti attenzione il lotto 253: Pensiero 1 orange, tempera acrilica su tela del 1974 di Mario Nigro che ha una stima di 18-20.000 euro. Come non è da trascurare il lotto 287, dove troviamo un lavoro del 1972 di Edoardo Landi: Strutturazione ortogonale (stima: 8-9.000 euro), buon esempio di quelle sue “strutture visuali” che inizia a creare nel 1960, sperimentando via via materiali diversi come i cartoncini intrecciati e intagliati con cui è fatta l’opera in catalogo da Meeting, che gli consentono di riprodurre, come scrive Umbro Apollonio, «accadimenti di rifrazione luminosa o cromatica in cui l’instabilità non resta affidata al caso di agenti esterni, ma si produce per rigore di programmazione».
Sempre nella terza sessione, la nostra attenzione è attratta dal piccolo Senza titolo del 1983 di Emilio Vedova proposto al lotto 301 con una stima di 14-16.000 euro e da quello del 1959 di Pinot Gallizio al lotto 308 (stima: 27-30.000 euro). E allo stesso anno risale anche il Volume di Dadamaino al lotto 321 (stima: 72-80.000 euro).