Il 21 febbraio 2022, dopo settimane di fortissime tensioni, il presidente Vladimir Putin ha deciso di riconoscere come entità indipendenti le zone non controllate dal governo delle regioni ucraine di Donetsk e Luhansk, mentre il successivo 24 febbraio vi è stato l’avvio ufficiale dell’invasione in Ucraina.
A seguito di tale operazione, l’Unione Europea nel condannare l’invasione ha progressivamente imposto una serie di sanzioni aventi natura economica finalizzate ad ottenere la cessazione del conflitto.
Per il Regno Unito, l’UE e gli Stati Uniti, le sanzioni economiche sono viste come un modo per aiutare l’Ucraina senza impegnarsi in una guerra di terra contro la Russia.
Tali restrizioni economiche vengono applicate allo stato russo, alle imprese e alla cerchia ristretta di oligarchi del presidente Vladimir Putin, un termine che si riferisce ai soggetti politicamente influenti diventati molto ricchi subito dopo la caduta dell’Unione Sovietica.
Con il presente contributo si vuole analizzare le principali sanzioni attualmente vigenti con specifico riferimento al mercato dell’arte.
Più in particolare, con il quarto pacchetto di sanzioni approvate in data 15 marzo 2022, l’Unione Europea ha introdotto restrizioni commerciali relative ai beni di lusso, tra le quali rientrano le opere d’arte e gli oggetti di antiquariato.
In dettaglio, l’articolo 3 nonies del Regolamento (UE) 2022/428 approvato dal Consiglio Europeo del 15 marzo 2022 ha specificatamente previsto come sia “vietato vendere, fornire, trasferire o esportare, direttamente o indirettamente, i beni di lusso elencati nell’allegato XVIII a qualsiasi persona fisica o giuridica, entità od organismo in Russia, o per un uso in Russia”, al cui punto 20 compaiono proprio gli oggetti d’arte, da collezione o di antichità.
Alla luce della mutevole situazione internazionale, per i soggetti che comprano o vende opere d’arte con soggetti potenzialmente interessati dalle misure restrittive appare opportuna l’effettuazione di una “due diligence”, ovvero un’attività di controllo e approfondimento preventiva in modo da intensificare le verifiche relative ai dati ed alle informazioni disponibili.
In aggiunta, occorre altresì evidenziare come in questo momento per un collezionista russo sia piuttosto complicato riuscire a pagare le opere d’arte, tenuto conto del valore molto basso del rublo e delle numerose restrizioni finanziarie attualmente in vigore.
La situazione in Svizzera e le difficoltà nei controlli
Le sanzioni vengono applicate in maniera differente tra gli stati rendendo così ancora più complicata la situazione internazionale.
A differenza dell’Unione europea, dove attualmente sono vietati pagamenti in contanti per qualsiasi importo superiore a 1.000 euro, in Svizzera è ancora possibile effettuare pagamenti in contanti fino a 100.000 franchi (98.000 euro).
In aggiunta, vi è la presenza di zone economiche speciali tra cui il Geneva Freeport, vale a dire una zona dove si trattano le merci come se non fossero state importate nel territorio doganale svizzero e al cui interno non è semplice comprendere il beneficiario effettivo delle merci depositate.
Tale impostazione rende ancora più complesso per i collezionisti districarsi nel rispetto della normativa attualmente vigente.
Ulteriore aspetto da analizzare riguarda l’utilizzo di criptovalute quale strumento per aggirare le sanzioni attualmente in vigore.
Con riferimento all’incremento degli NFT nel mercato mondiale dell’arte, occorre evidenziare come anche le criptovalute siano sulla lista delle sanzioni dell’UE e l’OFAC ha emesso una nuova guida per chiarire che i cittadini statunitensi e le imprese di asset digitali devono rispettare le sanzioni contro la Russia.
Alla luce di quanto sopra evidenziato, sarà certamente più complesso utilizzarle come metodo di evasione da parte dei collezionisti russi.
Gli effetti economici sui grandi collezionisti russi
Con l’arrivo di queste misure, secondo i maggiori operatori del settore è improbabile che il mercato internazionale dell’arte ne risenta in maniera significativa, dal momento che il numero di acquirenti russi è diminuito dal crollo finanziario del 2008 e rappresenta ormai solo una quota minoritaria del mercato.
Da valutare saranno invece gli effetti che vi saranno sulle grandi istituzioni di proprietà russa, tra cui si segnala Phillips di proprietà dei russi Leonid Friedland e Leonid Strunin.
Al momento, la casa d’asta ha deciso di donare alla Croce Rossa ucraina 5,8 milioni di sterline (7,59 milioni di dollari), ovvero il 100% del premio dell’acquirente e della commissione del venditore dell’asta 20th Century & Contemporary Art Evening Sale del 3 marzo scorso, che ha totalizzato 30 milioni di sterline.
Qualora la situazione del conflitto dovesse prolungarsi, è lecito attendersi un nuovo inasprimento delle sanzioni con un impatto da rivalutare anche sul mercato dell’arte.