Ma è davvero tutto oro quel che luccica ad ArtBasel?
La scorsa settimana, proprio mentre a Milano continuava a piovere incessantemente, sulle rive assolate del Reno si è riunito il meglio dell’arte contemporanea mondiale. Noi siamo andati a dare un’occhiata spinti dalla curiosità e dall’immancabile necessità di risolvere la consueta FOMO (Fear Of Missing Out).
Per prima cosa, le vendite (e queste che vedrete sotto sono soltanto alcune di quelle dichiarate dagli espositori all’ente fiera nella prima giornata). Cominciare dai numeri aggiusta sempre qualunque prospettiva.
SOLD!
David Zwirner (New York, Paris, Hong Kong, London, Los Angeles)
Joan Mitchell, Sunflowers, 1990-1991. Sold for USD 20m
Gerhard Richter, Abstraktes Bild (Abstract Painting), 2016. Sold for USD 6m
Josef Albers, Study for Homage to the Square, 1966. Sold for USD 1.6m
Joan Mitchell, Untitled, c. 1973. Sold for USD 1.3m
Hauser & Wirth (Paris, Hong Kong, Monaco, Ciutadella de Menorca, Gstaad, Sankt Moritz, Zurich, London, Somerset, Los Angeles, New York, West Hollywood)
Arshile Gorky, Untitled, ca. 1946 – 1947. Charcoal and pastel on paper. Sold for USD 16m
Blinky Palermo, Ohne Titel, 1975, Acrylic and cardboard on aluminium. Sold for a price in the region of USD 4m
Louise Bourgeois, Woman with Packages, 1987-1993 Marble with wood base. Sold for USD 3.5m
Mark Bradford, Pink Pearl, 2024, Mixed media on canvas. Sold for USD 3.5m
Pace (New York, London, Los Angeles, Hong Kong, Seoul, Geneva, Tokyo)
Three editions of Jean Dubuffet’s Banc-Salon, 1970-2024. Each sold for EUR 800,000
(exhibited in collaboration with Galerie Lelong & Co)
Nigel Cooke, The Nurture of Jupiter, 2024 Oil on linen. Sold for USD 330,000
Emily Kam Kngwarray, Yam Story, 1995, Synthetic polymer paint on linen. Sold for USD 250,000
to The George Economou Collection, Athens
Perrotin (Paris, Hong Kong, Los Angeles, New York, Seoul, Shanghai, Tokyo)
A painting by Takashi Murakami. Sold for EUR 700,000
A painting by Ali Banisadr. Sold for EUR 500,000
A work by Hernan Bas. Sold for EUR 230,000
A work by Emma Webster. Sold for EUR 80,000
White Cube (Hong Kong, Seoul, London, New York, West Palm Beach, Paris)
Julie Mehretu, Untitled 2, 1999, Ink and polymer on canvas. Sold for USD 6.75m
Mark Bradford, Clowns Travel Through Wires, 2013 Mixed media on canvas. Sold for USD 4.5m
Jeff Wall, The Storyteller, 1986 Transparency in lightbox. Sold for USD 2.85m
David Hammons, Untitled, 2009, Dirt on paper, with green leather suitcase. Sold for USD 1.95m
Tracey Emin, Hellter Fucking Skelter, 2001 Appliquéd blanket. Sold for USD 1.45m
Galeria Plan B (Berlin, Cluj)
Adrian Ghenie, Museum Scene, 2024 Oil on canvas. Sold for EUR 900,000
Serban Savu, In Search of Icarus, 2024 Oil on canvas. Sold for EUR 25,000
Xavier Hufkens (Brussels)
A painting by Leon Kossoff. Sold for GBP 1.2m
A sculpture by Donald Judd. Sold for USD 1.45m
A sculpture by Louise Bourgeois. Sold for USD 1.2m
Lisson Gallery (Beijing, Shanghai, London, Los Angeles, New York)
Lee Ufan, Response, 2024 Acrylic on canvas. Sold for USD 850,000
Sean Scully, Wall of Light Green Mountain, 2022 Oil on linen. Sold for USD 562,500
Hiroshi Sugimoto, Opticks 025, 2018 Chromogenic print. Sold for USD 250,000
Sprüth Magers (Berlin, London, Los Angeles, New York)
George Condo, Rosemary’s Baby, 2024, Acrylic, crayon, and metallic paint on linen Sold for USD 1.95m. Sold to a US collector
Galleria Continua (São Paulo, Beijing, Habana, Boissy-le-Châtel, Paris, Rome, San Gimignano, Dubai)
Anish Kapoor, Prussian Blue, 2023 Stainless steel, lacquer. Sold for GBP 750,000
Julio Le Parc, Zepelin de acero, 2021, Stainless steel, steel wires, mirrors. Sold for EUR 700,000
Sold to a museum
MASSIMODECARLO (Beijing, Paris, Hong Kong, Milan, London)
Elmgreen & Dragset, This is How We Play Together, 2023 Statuary marble. Sold for EUR 250,000
Dominique Fung, Tang Dynasty Horses as Offering, 2024 Oil on canvas. Sold for USD 170,000
Lenz Geerk, Rest, 2024 Acrylic on canvas. Sold for USD 120.000
Gianfranco Baruchello, Effet matériel de complexité, 1962. Sold for EUR 90,000
Gladstone Gallery (New York, Brussels, Rome, Seoul)
Jannis Kounellis, Untitled (Wooden Rose), 1966 Wooden feather on canvas. Sold for USD 2.5m
A painting by Elizabeth Peyton. Sold for USD 1.35m
Dopo avervi mostrato questi numeri, gli stessi che noi della stampa abbiamo ricevuto in casella mail nella giornata di martedì scorso (dopo una sola giornata di fiera), verrebbe molto semplice dichiarare un mercato 2024 in salute ed esplosivo. Avulso dalle congiunture economiche e dal momento storico segnato dalle guerre e dall’inflazione.
Chi potrebbe permettersi di affermare il contrario?
Eppure, passeggiando tra gli stand delle più importanti gallerie del mondo per quella che nel contemporaneo è tutt’oggi considerata la regina delle fiere, emergono nuances e sfumature più complesse. Tra i comunicati stampa e le interviste vis a vis ci sono sempre delle dissonanze piuttosto significative.
Primo spoiler: non si sente parlare yankee tra gli stand e, come noto, senza americani il portafoglio langue.
La dichiarazione di vendita preventiva è funzionale a qualificare sostanziale benessere per tutto il sistema. Nell’epoca dei social e della performance, non sta bene dire che le cose non funzionano.
Specie in una fiera dove il modulo medio-grande di booth viene all’incirca 160.000 franchi svizzeri, 200 tutto compreso con moquette allestimento e faretti.
Intendiamoci, queste vendite che abbiamo riportato sopra sono formalmente corrette, tutto è (se il bonifico è partito) andato davvero così. Il tema però, da evidenziare con voi cari lettori di Collezione da Tiffany, è che si tratta di vendite effettuate con fatica dalle gallerie proprio prima dell’apertura della fiera.
Parliamo di clienti abituali delle rispettive, che puntualmente avvisati dai galleristi delle opere più pregiate che sarebbero state offerte in mostra, hanno opzionato e poi confermato l’acquisto, prima che la fiera aprisse.
Il problema è che questa modalità di lavoro, in voga già da diversi anni, sembra non essere più sufficiente a mantenere tutta la filiera. Servono i big players, non affama il comparto medio.
Molte gallerie, certamente le europee, nel primo semestre 2024 hanno lavorato poco, riponendo tutti i loro sforzi e le loro aspettative proprio su Art Basel. Le vendite “a passante”, che una volta facevano il grosso dei fatturati, lasciano il posto soltanto alle concordate e preventive, che richiedono più sforzo e prevedono una rubrica clienti in costante e continuo aggiornamento.
Detto questo, fatta questa doverosa analisi che ci aiuta a capire un po’ meglio come mai sui giornali si legge sempre di vendite milionarie e poi tutti a casa lamentino poco lavoro, possiamo evidenziare una qualità generale estremamente elevata.
A Basilea si mangia male, ma l’arte è sempre di altissimo livello.
Passeggiando per Unlimited siamo rimasti affascinati come sempre dalle installazioni di grandi dimensioni: Julio Le Parc gentilmente offerto da Galleria Continua, Mario Ceroli da Cardi, Donald Judd da Gagosian, Salvo con Mazzoleni.
Il tour del big size regala come da tradizione emozioni a tutti i visitatori e non è possibile restarne distanti, almeno emotivamente. La coda fuori dall’installazione digitale realizzata da Refilk Anadol per Turkish Airlines non si è praticamente mai sgonfiata per tutta la settimana.
Nota di colore: il bar della fiera ufficiale propone soltanto menù vegetariani, per salvare il pianeta anche se si arriva in jet privato.
Per quanto riguarda la main section i nomi sono quelli altisonanti di sempre: Perrotin (che da qualche anno organizza il party più esclusivo, dove entrare è molto difficile e vale quanto un bollino vip di esclusività ulteriore), Gagosian e Zwirner con i consueti booth muscolari, decorati da opere milionarie, White Cube, Massimo De Carlo(che vanta un posto al richiestissimo piano terra), e via a sfumare in dissolvenza per importanza, fino ai bagni.
Il piano superiore è meno affollato e si trovano ancora opere a prezzi ragionevoli. Cito Serban Savu, protagonista del padiglione rumeno alla Biennale 2024, in mostra da Plan B e venduto per soli 25.000 euro.
Le fiere collaterali hanno tutte il loro perché, da Liste a Basel Photo, da Design Basel alla novella The Digital Art Mile. Il problema è che i collezionisti di razza, quelli che si concedono dal lunedì al mercoledì per venire a visitare Basilea, non hanno né tempo né voglia di visitarle.
Ci arrivano i curiosi, i professionisti locali, avvocati e medici con il week end libero, e come potete immaginare le vendite non sono sufficienti a giustificare l’investimento.
Il tema finale ora resta considerare cosa succederà nel futuro prossimo. Forse non tutti ancora sapete che Paris+ il prossimo ottobre lascerà il posto proprio ad Art Basel Paris. Prima edizione della nuova succursale europea dell’azienda.
Nella Ville Lumiere, che post Brexit si è qualificata come capitale europea dell’arte. A Parigi, che certamente è più bella ed accogliente della cittadina svizzera sul Reno, e che potrà offrire (tra ristorazione e hotel) molte motivazioni in più a tutti i collezionisti americani che non vengono a Basel.
Sarà Art Basel Paris la nuova Basilea? Lo scopriremo nei prossimi articoli.
Non mancate