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Miami Art Week: il mercato torna a respirare tra NADA, Untitled e Art Basel

del

Miami come termometro del mercato globale

Dopo una settimana di aste di novembre da oltre 2 miliardi di dollari, in molti l’hanno detto apertamente: il vero test per capire lo stato del mercato sarebbe stato Miami. La città, ormai più facilmente percorsa in spagnolo che in inglese, è diventata il crocevia dove si incontrano collezionisti statunitensi e latinoamericani, e dove la Miami Art Week assomiglia sempre più a una migrazione stagionale o permanente di una nuova comunità di collezionisti, che oggi hanno proprietà e, si spera, possano sostenere anche il suo sistema dell’arte in continua espansione, attivo ben oltre questa settimana. Ma è durante Art Basel Miami Beach che si giocava quest’anno la partita decisiva, non solo sul fronte dei blockbuster, ma soprattutto nella fascia emergente e mid-tier del mercato, tra le più colpite negli ultimi mesi.

NADA e Untitled Art: il ritorno della fascia emergente

La settimana si è aperta con NADA e Untitled Art ancora una volta in prima linea, inaugurando nello stesso giorno e rivolgendosi in modo esplicito alle fasce media ed emergente del mercato. Entrambe le fiere offrivano un punto d’ingresso più accessibile e un vero spazio di scoperta, diventando al tempo stesso il termometro più accurato della salute del sistema. Le opening erano gremite, l’atmosfera vibrante e le vendite costanti: non si è visto il clima di isteria dei tempi in cui tutto andava sold out prima di pranzo, ma abbastanza movimento da suggerire che il segmento giovane del mercato stia finalmente tornando a respirare, con ritmi e volumi diversi rispetto agli anni del boom.

«Non è la stessa frenesia di qualche anno fa, ma è molto più forte rispetto all’inizio dell’anno», ha commentato l’art advisor Adam Green, collegando l’energia di Miami a quella che si trascina da Frieze London, Art Basel Paris e dalle aste di New York.

A questa edizione di Art Basel Miami si avvertiva un cambiamento sottile ma inequivocabile, ha confermato Angela Semmelbauer: i collezionisti si muovevano con maggiore intenzione, più pronti ad acquistare, come se il mercato stesse lentamente uscendo da mesi di esitazione per ritrovare un ritmo più sereno e vitale.

Other Plans, Cristina Molina

Untitled Art: energia internazionale e layout curatoriale

Quest’anno il centro di gravità è sembrato spostarsi in modo più deciso verso la spiaggia, con Untitled Art a catalizzare un’energia più internazionale e concettualmente ambiziosa. Molte gallerie che storicamente erano pilastri di NADA hanno scelto il tendone di Untitled, contribuendo a una compagine di circa 160 espositori da oltre settanta città e a un layout ripensato che rende più leggibili le sezioni tematiche.

La nuova direttrice esecutiva, Clara Andrade, sta cercando di far funzionare la fiera non solo come piattaforma commerciale per le gallerie, ma come ecosistema dotato di una propria grammatica curatoriale.

Tra chi ha cambiato sponda, HAIR+NAILS ha esaurito la personale di Emma Baetrez, mentre Swivel Gallery ha quasi venduto tutto tra le composizioni giocose di Edgar Orlaineta e le pitture sfumate e sintetiche di Ioanna Liminiou, in vista della sua prima personale negli Stati Uniti. Miro Presents, Rhodes, Vigo, Spencer Brownstone, SGR Galería e la belga Stems hanno registrato sold out precoci, così come CARVALHO, con un dialogo tutto al femminile tra Élise Peroi, Yulia Iosilzon, Rachel Mica Weiss e Rosalind Tallmadge, tutte sotto i 30.000 dollari.

Domanda solida anche nel mid e high range

La domanda ha retto anche nelle fasce più alte: Kavi Gupta ha piazzato un’opera di Glenn Ligon tra i 250.000 e i 300.000 dollari, mentre nel mid-range sotto i 50.000 dollari si sono registrate vendite come At Night I Sit and Beg For You di Lola Stong-Brett (46.000 dollari) e man in buckskins di Billy Childish (47.500 dollari).

La presentazione “The Missing Figure” di Rajiv Menon Contemporary, incentrata su assenza e cancellazione nelle storie dell’Asia meridionale, ha venduto cinque opere su sei (6.000–10.000 dollari) nel giro di poche ore.

All’ingresso, JO-HS ha aperto il percorso con il campo rosa monumentale ispirato ai fiori di Cosmos di Celeste e ha presentato nei primi stand le narrazioni esistenziali fratturate di Rodrigo Echeverría, con tutte le piccole tele esaurite entro sera.

LATITUDE, sul lato spiaggia del tendone, ha venduto in poche ore quattro-cinque opere di Iris Yehong Mao e Liane Chu, tra 3.000 e 8.000 dollari, tanto da reinstallare metà stand a metà giornata.

Adhesivo Contemporary ha piazzato un’astrazione a olio da 8.000 dollari di Jun Martínez a un’istituzione statunitense, mentre oltre dieci opere di Camila Buxeda, dai piccoli formati alle grandi tele, sono state rapidamente acquisite da collezionisti locali e internazionali.

VIP Preview of NADA Miami 2025

Digital-native: da eccezione a normalità

Untitled aveva anche già mostrato come le pratiche digital-native non siano più un’eccezione marginale, come poi ha reso evidente anche Art Basel con il successo della sua prima sezione dedicata. Sotto la tenda di Untitled, LatchKey Gallery ha presentato le cosmologie forestali digitali di Jessica Lichtenstein, costruite integralmente senza A.I. generativa, con stampe da 35.000 dollari che anticipano la sua mostra al Museum of Arts and Design di New York.

Heft Gallery ha giocato sulle soglie tra frammentazione digitale e materialità classica, con le sculture in bronzo e marmo di Auriea Harvey e un roster che include Nancy Burson, Zach Lieberman, Gretchen Andrew e Rafael Rozendaal, in parallelo alla partecipazione alla nuova sezione digitale Zero10 di Art Basel.

La sezione Nest, con soglie di accesso più abbordabili, ha permesso a diverse gallerie asiatiche di essere presenti nonostante i costi logistici: tra le proposte più significative, la lettura autoteorica queer di Moses Tan allo stand di Starch (Singapore) e le cosmologie sincretiche delle dee di Xinyu Long per Cub_ism_Artspace (Shanghai).

NADA: la piattaforma per costruire fondamenta nelle Americhe

NADA ha confermato il proprio ruolo di fiera in cui molte gallerie delle Americhe costruiscono e consolidano le proprie basi, soprattutto nella fascia 5.000–20.000 dollari. Charles Moffett ha firmato uno degli opening più forti con Kenny Rivero, vendendo dieci nuovi lavori (12.000–25.000 dollari) in vista della sua prima personale newyorkese dopo tre anni.

Tara Downs ha esaurito il debutto statunitense di Yirui Fang (6.000–16.000 dollari) in anticipo su una personale di gennaio già quasi sold out. Mrs. ha piazzato opere di Lily Ramírez, Elizabeth Atterbury e Sachiko Akiyama; Harkawik ha venduto circa 35.000 dollari di lavori, tra cui tre opere di Jackson Markovics; Bremond Capela ha collocato un dipinto di Madeline Peckenpaugh al museo FAMM in Francia, oltre a lavori di Alexis Soul-Gray e Valdrin Thaqi.

Patel Brown ha venduto due opere di Alexa Kumiko Hatanaka e una di Sergio Suarez nella prima mezz’ora, mentre Pangee ha quasi esaurito le vedute frammentarie di Claire Milbrath (5.000–20.000 dollari).

Sargent’s Daughters ha presentato uno degli stand più “costruiti”, mettendo in scena le estetiche giocose di Wendy Red Star, Scott Csoke e Debbie Lawson su carta da parati Colefax and Fowler, mentre la personale di ProxyCo dedicata a Lucía Vidales — ispirata a un dialogo con Siqueiros — ha affrontato collasso e trasformazione spirituale, con piccoli lavori tra 8.000 e 12.000 dollari rapidamente venduti e un murale da 60.000 dollari in attesa di un impegno istituzionale.

NADA ha continuato a offrire spazio a scoperte significative, come le tele psicologicamente cariche del kazako Waldemar Zimbelmann da Althuis Hofland (tutte sotto 20.000 dollari), i bronzi ibridi di Ernesto Solano e le cosmologie dorate di Keiko Moriuchi da Laura the Gallery, che hanno attirato l’interesse di un museo locale.

VIP Preview of NADA Miami 2025

Art Basel Miami Beach: il test del segmento top-end

Se il segmento emergente e mid-tier ha dato segnali di ripresa, il vero banco di prova per il top end si è spostato su Art Basel Miami Beach, dove tutti gli sguardi erano puntati sulla VIP preview del 3 dicembre. Nonostante una coda mattutina piuttosto disciplinata, verso le 11 l’atmosfera appariva più tranquilla e il pubblico meno internazionale rispetto all’apertura di Art Basel Paris due mesi prima. Ma la fiera, unica tappa del brand Basel nelle Americhe, continua a catalizzare alcuni dei collezionisti più importanti degli Stati Uniti e un numero crescente di acquirenti dal resto del continente. «La fiera mette in dialogo gli ecosistemi artistici del Nord e Sud America con prospettive globali, creando una piattaforma in cui nuove voci e programmi consolidati possono prosperare fianco a fianco», ha osservato la direttrice Bridget Finn, sottolineando come questa miscela rifletta l’identità di Miami stessa.

Dopo un avvio apparentemente sottotono, la fiera si è rapidamente riempita e nel primo pomeriggio gli stand erano animati da conversazioni chiaramente orientate alle vendite, un cambiamento benvenuto rispetto al recente rituale del “bacio e via” visto ad altre fiere statunitensi. Alle 15 Hauser & Wirth aveva già venduto il 40 percento in più rispetto all’intera settimana dell’anno precedente, con opere di George Condo, Louise Bourgeois, Ed Clark, Henry Taylor e Rashid Johnson in sei cifre e un flusso continuo di transazioni.

David Zwirner ha rapidamente alzato l’asticella con un Gerhard Richter da 5,5 milioni di dollari, oltre a opere storiche di Alice Neel, Josef Albers e Ruth Asawa, mentre gallerie come Thaddaeus Ropac, Almine Rech, White Cube, Pace, Gladstone, Lisson, Perrotin, Templon, Lehmann Maupin, Marianne Boesky, Tina Kim e molte altre riportavano vendite significative che coprivano un ampio spettro di fasce di prezzo e generazioni di artisti.

Zero10: il nuovo polo del digitale

Una parte dell’energia più sperimentale si è concentrata nella nuova sezione digitale Zero10, dove la spettacolare installazione Regular Animals di Beeple ha monopolizzato l’attenzione, tra robot-cani con maschere iperrealiste di tycoon tecnologici, NFT esauriti a 100.000 dollari l’uno e una satira piuttosto esplicita sulla spettacolarizzazione dell’identità e della creatività nell’era algoritmica.

Accanto a Beeple, realtà come Audrey Studio, Heft Gallery, XCOPY, Kim Asendorf e altri hanno mostrato quanto il digitale stia consolidando un proprio linguaggio anche nei contesti fieristici tradizionali, mescolando oggetti fisici, artigianato storico e strutture contrattuali on-chain con un’agilità ormai matura.

ABMB25, Public Interactions, PR, General Impressions

Nova e Positions: narrazioni stratificate e ricerche ibride

Nelle sezioni Nova e Positions, infine, il ritmo rallenta, ma più a livello di estetiche e narrazioni più stratificate: dalle cartografie materiali del commercio globale di Nicole Cusson da Silverlens alle riflessioni su diaspora e trauma di Melike Kara, dalle sperimentazioni di Yve Yang tra pittura, scultura e fotografia a singole posizioni come Debra Cartwright, Altoon Sultan, Renata Petersen, Mapa Teatro, o le installazioni ibride di Carolina Fusilier e le astrazioni di Nour Malas, sold out in mezz’ora.

Qui il filo rosso sembrava essere una riflessione condivisa sulle tensioni tra fisico e virtuale, tradizione e innovazione, corpi e infrastrutture tecnologiche a confronto con mitologie e spiritualità antiche, o in possibile integrazione.

Una ripresa realistica, non euforica

Nel complesso, tra NADA, Untitled e Art Basel, la settimana di Miami ha mostrato un mercato che, pur lontano dai picchi di euforia speculativa, sembra aver ritrovato una certa fiducia lungo tutta la filiera, dal segmento emergente ai blue chip. Le vendite sono state stabili, i collezionisti hanno dimostrato curiosità verso una gamma più ampia di linguaggi e geografie, e molte gallerie hanno parlato di sollievo e di un nuovo senso di slancio verso il 2026.

Più che un ritorno al vecchio “boom”, l’impressione è quella di una fase di ricalibratura, in cui la ripresa economica procede in parallelo alla possibilità di una rinnovata vitalità e apertura curatoriale e culturale, capace di risuonare con un mondo in rapida trasformazione e con una nuova generazione di collezionisti.

Elisa Carollo
Elisa Carollo
Elisa Carollo è art advisor, curatrice e appraiser, con un focus particolare sull' arte contemporanea e ultracontemporanea. Ha conseguito un master in Art, Law and Business presso Christie's New York e un BA in Marketing e management delle industrie culturali e creative presso l'Università IULM di Milano. Lavora come consulente freelance per collezionisti, gallerie e artisti e collabora stabilmente con la Fondazione Imago Mundi di Treviso.

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