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Da Miart a Outer Space: al via la Milano Art Week 2017

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Da Miart 2017Il Cacciatore Bianco. Memorie e rappresentazioni africane la nuova grande mostra che FM Centro per l’Arte Contemporanea inaugurerà il 31 marzo. Fino ad arrivare a Outer Space: una mostra dedicata ai project space italiani. La prossima settimana Milano torna ad essere la capitale italiana del contemporaneo con un fittissimo programma di eventi. Vedere tutto? Impossibile. Ecco allora una breve guida alla Milano Art Week 2017 con tutti gli appuntamenti che, secondo noi, non dovreste assolutamente perdere.

 

Miart 2017: una fiera sempre più internazionale

 

Dopo la bolognese Arte Fiera, anche Miart (31/03 – 02/04) si presenta alla sua edizione 2017 con un nuovo direttore artistico: Alessandro Rabottini, già braccio destro di Vincenzo de Bellis che ha curato le ultime tre edizioni facendo della fiera milanese uno degli appuntamenti più interessanti della scena artistica italiana. Nonostante la giusta volontà di continuità contrassegnata da questo passaggio di testimone, Miart 2017, a cui dedicheremo uno dei nostri “diari di viaggio” in occasione della preview del 30 marzo prossimo, si presenta comunque alcune novità degne di nota. Se, infatti, le sezioni principaliEmergent, First Step, Established Contemporary ed Established Masterssono confermate come architettura portante di questa edizione, Miart 2017 rafforza il dialogo tra posizioni storiche ed esperienze artistiche recenti, ridefinendo e ampliando il concept della sua sezione centrale.

Alessandro Rabottini, nuovo direttore artistico di Miart.
Alessandro Rabottini, nuovo direttore artistico di Miart.

In questa edizione troveremo, così, la nuova sezione su invito Generations, sviluppo della precedente sezione THENnow: a partire da ora, e che vuole stimolare un confronto pensato tra artisti di generazioni tra loro diverse, a prescindere dalla contrapposizione tra un artista storico e un artista contemporaneo. Viene inoltre introdotta On Demand, una sezione trasversale e di nuova concezione, che incoraggia le gallerie a esporre opere context-based – opere site-specific come installazioni e wall paintings, progetti da realizzare, commissioni, performance, etc – ovvero opere che, per esistere, hanno bisogno di essere “attivate” da chi le possiede, sottolineando in questo modo quanto l’atto stesso del collezionare sia una forma di cura, di progettualità e di responsabilità.

Una vista dell'edizione 2016 di Miart
Una vista dell’edizione 2016 di Miart

175 le gallerie presenti a Miart 2017, di cui ben 71 sono realtà internazionali (+13% rispetto al 2016 e 41% del totale) provenienti da 13 paesi del mondo. Cifre che confermano l’avvenuto rilancio della kermesse milanese che oggi è, senza dubbio, un evento centrale del panorama italiano ma che si sta accreditando in modo sempre più autorevole anche su quello internazionale, decisamente più competitivo, e questo grazie ad una proposta in cui la componente sperimentale è molto accentuata ma in dove anche l’arte cosiddetta established ha un suo ruolo importante.

 

Il Cacciatore Bianco e le altre mostre in programma

 

Sulla scia dello straordinario interesse culturale e di mercato che sta riscuotendo a livello internazionale l’arte africana, inaugura il 31 marzo prossimo negli spazi di FM Centro per l’Arte Contemporanea la mostra Il Cacciatore Bianco. Memorie e rappresentazioni africane: la nuova rassegna curata da Marco Scotini, con oltre 40 artisti e più di 120 opere, che mette in dialogo opere di arte contemporanea con un nucleo di opere di arte antica tradizionale. Il percorso espositivo si articola sulle diverse forme di rappresentazione e di ricostruzione della memoria e della contemporaneità africane, attraverso lavori provenienti dalle maggiori collezioni italiane e materiali di archivio. Un mostra imperdibile, secondo noi, che dà un significativo apporto alla definizione stessa di arte africana, alla conoscenza della sua storiografia e dello sviluppo del suo collezionismo, superando la divisione antropologica tra opera d’arte e documento etnografico.

Ouattara Watts, Matrix 00D, 2005, Mixed media on canvas, 200 x 260 cm, Private collection, Courtesy Magazzino Arte Moderna, Roma
Ouattara Watts, Matrix 00D, 2005, Mixed media on canvas, 200 x 260 cm, Private collection, Courtesy Magazzino Arte Moderna, Roma

Se la mostra dei Frigoriferi Milanesi è certamente l’evento clou della Milano Art Week 2017, nei prossimi giorni sono tante le mostre che animeranno il tessuto urbano milanese e che meritano attenzione. Se state aggiustando il programma della vostra visita a Milano, allora, segnatevi questi appuntamenti a partire da The Phantom of the Anvil: personale di Andrea Sala che ha aperto i battenti giovedì alla Federica Schiavo Gallery e che presenta una serie di nuovi lavori dell’artista comasco che, con la sua opera, indaga il mondo degli oggetti, dell’architettura e dei materiali.

Andrea Sala The Phantom of the Anvil circa 1918 (notice the skull and cross bones on his shirt, that was the school sports logo),
Andrea Sala, The Phantom of the Anvil circa 1918 (notice the skull and cross bones on his shirt, that was the school sports logo). Courtesy: Federica Schiavo Gallery.

Reduce dal suo solo show newyorchese alla  Mitchell-Innes & Nash, Monica Bonvicini – una delle nostre artiste più apprezzate a livello internazionale – arriva nelle tre sedi espositive della Raffaella Cortese Gallery con la personale Our House. Tornata ad esplorare la sociologia legata all’abitare, Bovicini in questa mostra abbraccia strutture sia private che istituzionali e presenta, tra le altre opere, una serie di grandi disegni in bianco e nero in cui si è concentrata sulle catastrofi naturali causate dalle azioni umane facendo riferimento ad alcune teorie sul Capitalocene di Donna Haraway, esponente del pensiero femminista che studia il rapporto tra scienza e identità di genere.

Monica Bonvicini, Our House
Monica Bonvicini, Our House. Courtesy: Raffaella Cortese Gallery
Sempre in occasione di Milano Art Week, la galleria Massimo De Carlo presenta il 29 Marzo 2017  tre mostre di artisti che si dedicano, in modo diverso, alla pittura. Due saranno ospitate negli spazi di Via Ventura: una personale dell’eclettico artista americano Jim Shaw e Sincerely, Tony, la prima personale italiana della giovane pittrice Jamian Juliano-Villani, di base a New York. I due artisti interpretano la società americana e le sue debolezze, proponendo un affresco onirico, distopico e pop dell’America di oggi. Mentre la terza mostra sarà allestita nella sede di Palazzo Belgioioso: Chittagong, personale del pittore cinese Liu Xiaodong, uno dei massimi esponenti della pittura neorealista cinese contemporanea che in questa nuova mostra affronta e ritrae la realtà della città del sud del Bangladesh – uno dei più grandi Ship breaking Yard del mondo. Quella di Liu Xiaodong è una pittura oggettiva, risultato di un lavoro di ricerca e documentazione in loco particolarmente rilevante in un momento storico in cui la nozione di verità è costantemente messa in discussione.
Jim Shaw, Untitled, 2017. Courtesy: Massimo De Carlo
Jim Shaw, Untitled, 2017. Courtesy: Massimo De Carlo

L’inquietudine profonda di Giacinto Cerone è protagonista, invece, da Montrasio Arte che lunedì 27 marzo inaugura Giacinto Cerone. Una nota che non c’è: circa 20 sculture in ceramica realizzate dall’artista a partire dalla fine degli anni Novanta sino al 2004, anno della sua prematura scomparsa, tra le quali anche la serie dedicata ai fiumi del Vietnam. In questi lavori in ceramica, che più di altri ci trasmettono l’impronta della sua fisicità e della sua gestualità, Cerone aggredisce la materia, con gesti rapidi e incisivi: tagli, torsioni, lacerazioni diventano la sintesi formale della prorompente composizione plastica dello scultore.

Ciacinto Cerone, Senza titolo, Faenza 2004, ceramica rossa, 68x33x30cm. Courtesy: Montrasio Arte.
Ciacinto Cerone, Senza titolo, Faenza 2004, ceramica rossa, 68x33x30cm. Courtesy: Montrasio Arte.

Rä di Martino espone alla galleria Monica De Cardenas in occasione della sua prima personale milanese: The Day He Swims thru Marrakech, lavoro nato dal film “La controfigura” dell’artista italiana: il racconto di una troupe che cerca di realizzare in Marocco, a Marrakech, il remake di “The Swimmer”, lungometraggio del 1968 con Burt Lancaster tratto dall’omonimo racconto di John Cheever. Attraverso fotografie di backstage e frammenti di paesaggio la ricerca di Rä di Martino s’insinua nuovamente nel discorso sul cinema espanso degli anni ’70 e di qui nel fertile territorio comune di questi due medium – solo in apparenza distinti da una serie di opposizioni (stasi/movimento, materiale/immateriale, seconda/terza dimensione…) per una mostra in cui la relazione tra oggetto scultoreo e immagine in movimento è restituita attraverso una sequenza di fotografie e oggetti ibridi. Stanza dopo stanza lo spettatore è chiamato a osservare dall’interno dell’esterno le scene, rinnovando la sua attenzione sul farsi dell’immagine, sul cinema nel cinema nonché sull’analisi stessa dei dispositivi cinematografici che permettono di costruire nuovi significati della storia.

Rä di Martino, Al massira Dam, still dal film La Controfigura, 2017. Courtesy: Rä di Martino
Rä di Martino, Al massira Dam, still dal film La Controfigura, 2017. Courtesy: Rä di Martino

Inaugurata la scorsa settimana ma da mettere in agenda se non l’avete ancora vista, anche Untitled Viewes la mostra curata da Gaspare Luigi Marcone per la galleria Renata Fabbri arte contemporanea e che presenta al pubblico il nuovo ciclo di lavori della coppia Goldschmied & Chiari in cui le due artiste proseguono la loro ricerca giungendo ad un importante punto di approdo sia tecnico sia concettuale. Mentre all’Hangar Bicocca è in corso CROSSOVER / S, la prima retrospettiva in Italia di Miroslaw Balka, uno degli artisti più importanti degli ultimi tre decenni, il cui lavoro esplora la natura umana così come la memoria individuale e collettiva.

Herbert Hamak: At the end of the rainbow. Courtesy: Studio La Città.
Herbert Hamak: At the end of the rainbow. Courtesy: Studio La Città.

Infine, il 31 marzo, il veronese Studio la Città presenta la mostra dell’artista tedesco Herbert Hamak: At the end of the rainbow, allestito per l’occasione all’interno del temporary space Doubletrouble95, in zona Navigli, e inserito all’interno del circuito Fuori Salone. Non una classica retrospettiva, ma “il racconto di una storia”  che narra la sua genesi pittorica, l’evoluzione del suo studio sul colore e le modalità in cui ha imparato a dipingere, perché è proprio così che lui si definisce, un “pittore”.

 

Outer Space: una mostra dedicata ai project space italiani

 

Da Milano a Bologna, da Pescara a Scicli, i project space testano i nuovi territori dell’arte contemporanea anticipando il mercato dell’arte e promuovendo artisti emergenti attraverso attività che forniscono ad audience particolari, in momenti specifici, il riempimento di un vuoto. Quello tra istituzioni culturali e gallerie commerciali. Un lavoro prezioso ed è per questo che ci piace chiudere questa nostra guida alla Milano Art Week segnalandovi Outer Space, la prima mostra dedicata ai project space italiani. Un’occasione di incontro con il pubblico e con nuove forme di collezionismo. Dal 27 marzo, negli ambienti di FuturDome, 10 spazi indipendenti, decontestualizzati rispetto alle loro sedi, grazie ad Outer Space potranno esprimere la forza e la solidità delle loro incursioni nel futuro dell’arte, mostrandosi non solo come realtà temporanee in grado di crescere e operare, ma anche come istituzioni professionalizzate in grado di definire la prossima generazione di artisti. Outer Space è a cura di Ginevra Bria con la direzione artistica di Atto Belloli Ardessi. I project space invitati aderiscono a diversi modelli esistenti di spazio indipendente: Almanac (Torino/Londra), Current (Milano), Gelateria Sogni di Ghiaccio (Bologna), Le Dictateur (già interno a FuturDome), Mega (Milano), Site Specific (Scicli), T-space (Milano), Tile Project Space (Milano), Treti Galaxie (Torino) e Ultrastudio (Pescara).

Nicola Maggi
Nicola Maggi
Giornalista professionista e storico della critica d'arte, Nicola Maggi (n. 1975) è l'ideatore e fondatore di Collezione da Tiffany il primo blog italiano dedicato al mercato e al collezionismo d’arte contemporanea. In passato ha collaborato con varie testate di settore per le quali si è occupato di mercato dell'arte e di economia della cultura. Nel 2019 e 2020 ha collaborato al Report “Il mercato dell’arte e dei beni da collezione” di Deloitte Private. Autore di vari saggi su arte e critica in Italia tra Ottocento e Novecento, ha recentemente pubblicato la guida “Comprare arte” dedicata a chi vuole iniziare a collezionare.

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