Nuovo mese, nuovo tour tra le gallerie d’arte del Bel Paese alla scoperta delle mostre più interessanti che, secondo noi, dovreste mettere in agenda. Iniziamo da Napoli, dove la Shazar Gallery di Napoli presenta Class(h), la prima personale italiana di Andrès Pachon.
Il progetto commissionato all’artista spagnolo dalla galleria napoletana è una nuovissima ed esclusiva visualizzazione sperimentale, possibile grazie ad una Intelligenza Artificiale. L’opera rinnova e implementa un lavoro precedente: “AbstractMachine” (2020) acquisito dal Museo Nazionale Reina Sofía.
Negli spazi di via P. Scura il pubblico potrà “attraversare” e interagire con la “scatola nera” (una video installazione interattiva): la macchina utilizzata per il riconoscimento, la classificazione e la generazione di immagini dell’Archivio della Biblioteca Pubblica di New York.
Attraverso diversi dispositivi e un software, creato esclusivamente per la Shazar, Pachon ha ottenuto immagini multiple che rivelano la modalità di esplorazione dell’Intelligenza Artificiale. In Class(h), infatti, le fonti visive originali dell’archivio non sono mai presenti, appaiono invece figure generate da un’Intelligenza Artificiale che ha imparato a rappresentare i caratteri latenti dell’archivio, concentrandosi sulle peculiarità visive che associa alle diverse categorie.
Sempre a Napoli, la Galleria Tiziana de Caro ospita, dal 6 ottobre prossimo, la prima mostra personale nei suoi spazi di Oscar Santillán intitolata A Breathing Mountain, a cura di Alessandra Troncone. Il lavoro dell’artista ecuadoregno riguarda la scienza, il linguaggio, la storia e alcuni aspetti antropologici a loro volta connessi con le sue radici in Ecuador.
I media che utilizza sono molteplici: fotografia, video, video installazione, scrittura, scultura. La sua pratica artistica è legata al concetto di “ANTIMUNDO”, un approccio che combina ricerca scientifica, elementi di sci-fiction e attitudini decoloniali alla ricerca di modelli di pensiero oltre alla modernità occidentale.
“A Breathing Mountain” include opere pensate in esclusiva per questa mostra e realizzate negli ultimi due anni. Il titolo è tratto da “The Andean Information Age”, libro pubblicato nel 2020 che nasce dalla conversazione tra Oscar Santillán e Alessandra Troncone e dalle rispettive ricerche incrociate sul misterioso tema dei quipu: insieme di cordicelle annodate che, si pensa, servissero per calcoli astronomici.
A Roma, la Galleria Anna Marra presenta invece La danse de l’absurde, prima personale in Italia di Rebecca Brodskis, curata da Giorgia Calò. In mostra dodici lavori realizzati appositamente per l’occasione dall’artista francese e ispirati a immagini di danzatori espressionisti e alla filosofia dell’assurdo di Albert Camus.
Il lavoro di Rebecca Brodskis esplora attraverso la pittura il rapporto tra l’essere umano e il contesto sociale, un mondo in continuo mutamento che spesso sfugge alla nostra comprensione.
I protagonisti delle sue opere, che appaiono attanagliati dal dubbio, l’ansia e il disorientamento, sono – come spiega la stessa artista – «metafore dell’umano contemporaneo impigliato in circoli sociali in continua espansione. Vagano per i meandri di città tentacolari, condannati all’estrema lucidità ma costantemente invasi dalla paura del domani».
Sempre nella capitale, la Galleria Monitor presenta Roma (manuale della mollezza e la tecnica dell’eclisse), la nuova personale di Nicola Samorì che lo stesso artista ha definito come la sua «prima mostra che prende le ferie dal museo e presenta forme che non hanno radici nelle pinacoteche».
Il corpus di opere inedite che compone la mostra romana di Samorì, può a primo acchito creare spaesamento in chi conosce l’opera dell’artista, ma in realtà vedono potenziati aspetti già in nuce in altri lavori più recenti.
Semplicemente Roma rivela al pubblico la presenza nelle immagini di Samorì di un codice genetico indipendente dal filone a cui è stata ricondotta più frequentemente la sua produzione da un decennio a questa parte, ossia quello che affonda le sue radici nel repertorio dei maestri del passato.
Chiude il trittico di mostre romane selezionate per questo mese: Manta ray , una mostra collettiva allestita negli spazi della galleria Matèria e a cura di Ornella Paglialonga con opere di Eduardo Fonseca E Silva & Francisca Valador , Helena Hladilova , Jacopo Pagin , Catherine Parsonage e Amedeo Polazzo .
La mostra nasce con l’intento di evidenziare il carattere fine a se stesso dell’opera d’arte, caratteristica che incarna la finalità ultima o contingente dell’essere e del divenire. Il percorso espositivo è quindi pensato per irradiare un’aura enigmatica e seducente, in cui ogni opera attrae lo spettatore con l’obiettivo di favorire una connessione senza la necessità e la definizione di un tema particolare.
Inoltre, le opere selezionate da Ornella Paglialonga ci permettono di rapportarci ad esse in modo fluido e un po’ inesplicabile, attraverso uno scollamento dalle nozioni limitanti spesso utilizzate per rappresentare l’identità dell’opera e il suo ruolo nel mondo.
In Toscana, a Pistoia, la Galleria Vannucci presenta Mi sono stufato, nuova personale di Gianni Ruffi. La mostra si compone di una serie di lavori realizzati tra la fine degli anni Ottanta a oggi, in alcuni casi mai esposti, che l’artista ha voluto ricollocare creando un suggestivo percorso intorno alla sua poetica.
La mostra rivela ancora una volta la freschezza e la solidità formale dell’artista, densa di poesia, ironia e irriverenza verso il nostro quotidiano. La grande sala principale accoglie, tra le altre, l’opera che dà il titolo all’intera mostra: Mi sono stufato 1993-1996, una sequenza di cinque stufe riprodotte in legno tamburato, e una in ferro, che entrano in forte dialogo con lo spazio della galleria, sede precedentemente di un’officina metalmeccanica e di cui serba ancora memoria.
Risalendo lo stivale arriviamo a Venezia, dove la marina bastianello gallery ha appena inaugurato INEDITO, la nuova personale di Matteo Attruia. Una mostra che vuole sorprendere visitatori e collezionisti e allo stesso tempo stimolare una riflessione su alcuni aspetti del mondo dell’arte contemporanea quali la compatibilità tra i concetti di edizione, copia e unicità dell’opera d’arte, il ruolo del prezzo nelle scelte dei collezionisti, i legami tra strategie di allestimento e marketing.
In mostra complessivamente più di 30 opere, tra sculture, scritte lenticolari di grandi dimensioni realizzate appositamente per INEDITO e un nuovo ed emblematico lavoro in neon che mentre omaggia le progressioni numeriche di Fibonacci di Mario Merz rappresenta anche ciò che è: tre edizioni, ancora una volta, della stessa opera.
Ultimo tassello del progetto, la scelta di presentare tutte le opere in vendita allo stesso prezzo: una
provocazione che vuole stimolare i collezionisti di arte contemporanea a interrogarsi sull’influenza che il costo
di un’opera può avere, o meno, sulle loro scelte d’acquisto.
La galleria A+B Gallery di Brescia, per il mese di ottobre, propone invece De Scooter De Pictura, prima mostra personale di Marco Neri. In esposizione soggetti pittorici inediti con cui l’artista rielabora e prosegue la propria ricerca su temi centrali della propria produzione, come il paesaggio urbano, l’architettura e il tempo.
Le opere esposte, realizzate nel corso del 2020 e 2021, sono acrilici, vinilici e tempere su lino, di grande e medio formato, e acrilici su carta rosaspina preparata a mano. Attraverso un calembour ironico, definito dal titolo della mostra, Neri compie un’indagine rigorosa sulle proprietà linguistiche, tecniche e formali della pittura mostrando una piena aderenza tra espressione ed esperienza.
Romagnolo di nascita, l’artista dipinge da oltre trent’anni, assumendo una posizione analitica rispetto allo spazio e alle sue proprietà plastiche. La metafora dello “scooter” adempie così alla possibilità di una visione sempre ridiscussa, situata e posizionata rispetto al paesaggio, un movimento dello sguardo che “scorre” riversando il tempo della percezione in quello della composizione.
Spostandoci ora a Milano, qui, il 5 ottobre, la galleria Podbielski Contemporary inaugura la stagione espositiva con una nuova mostra intitolata Nicola Lo Calzo. Binidittu, progetto inedito dell’artista Nicola Lo Calzo che, attraverso il racconto della storia e dell’eredità culturale di San Benedetto il Moro, prende in esame i rapporti fra la storia del colonialismo e l’identità culturale contemporanea.
Nato da schiavi africani agli inizi del Cinquecento nei dintorni di Messina, e poi vissuto come frate eremita in Sicilia fino alla sua morte (1589), San Benedetto, detto Binidittu, infatti, non solo è stato eletto a protettore sia degli afrodiscendenti in America Latina sia dei Palermitani, ma è diventato anche icona di riscatto ed emancipazione a livello mondiale.
Con questo progetto, Lo Calzo ha l’ambizione di contribuire al dibattito sulla rimozione della memoria e la costruzione dell’identità in una prospettiva decoloniale, riscoprendo non solo l’uomo, ma anche i valori simbolici, politici e civili che questa storia ci trasmette.