Agosto è volato via come una saetta e già settembre ci riporta a ritmi più frenetici. Il calendario dell’arte è già stracolmo di eventi, tra fiere, aste (ne parleremo nei prossimi giorni) e ovviamente mostre.
Mentre a Procida è in corso Panorama, la mostra diffusa a cura di Vincenzo de Bellis che coinvolge le oltre sessanta gallerie del consorzio ITALICS e di cui vi avevamo parlato il 10 luglio scorso, il calendario settembrino delle esposizioni nelle migliori gallerie d’arte dello stivale è ormai già definito.
In queste settimane lo abbiamo studiato per voi e oggi vi proponiamo, come da tradizione, una prima selezione di mostre che secondo noi dovreste proprio mettere in agenda per un ritorno in galleria alla grande.
Iniziamo da Milano e da Sing into my mouth, la prima personale in Italia di Jeanne Gaigher (Cape Town, 1990), con la quale Osart Gallery prosegue la sua indagine sulle personalità più interessanti del panorama artistico sudafricano.

A partire dalla riflessione sul formato tradizionale della pittura e del suo supporto – la tela – Gaigher indaga le possibilità espressive dei materiali e delle loro texture.
L’artista utilizza stoffe, garze, pittura e disegno, per costruire opere in cui racconta le tensioni tra il corpo e il suo contesto. Mette in scena narrazioni oniriche, surreali, in cui il corpo femminile è assoluto protagonista.
Sempre a Milano la Luca Tommasi Arte Contemporanea presenta, a partire dal 13 settembre, la mostra The Science of painting: un dialogo pittorico e concettuale che riunisce le opere dell’artista inglese Daniel Sturgis e dell’artista americano Dan Walsh, con un testo del critico americano Barry Schwabsky.

Cose: bandiera, libro, trave; linee: diagonale, orizzontale, perpendicolare; luoghi: pavimento, parete, spazio sono alcune delle parole sulle quali si basa la terza mostra di Francesco Arena nelle tre sedi della milanese Galleria Raffaella Cortese : Terza mostra: tre cose dove, ogni spazio è contraddistinto dalla presenza di un’opera.
Senza nessun ordine di visita definito si passa dal livello basso del pavimento con Bandiera linearizzata a quello alto di Orizzonte lasco, all’unione dei due con Sentenza in sei metri da zero a sessantasei centimetri capace di mettere in dialogo altezza e il piano di calpestio.

Per Até aqui, la sua nuova personale alla Boccanera Gallery a Trento e Milano, Debora Hirsch presenta una serie di lavori inediti con i quali continua il suo affascinante lavoro di cucitura tra poli opposti, geografici, mentali e visivi.
Tra passato e futuro, tra reale e virtuale, tra natura e artificio. Ogni opera dell’artista è l’esito di uno straordinario lavoro di assemblaggio e dissimulazione.
Dietro ogni opera si nasconde infatti un’intelaiatura precisa di memorie e di pensieri, che spesso fanno riferimento al mondo da cui Debora Hirsch viene, il “nuovo mondo”; poi il processo pittorico porta, secondo quanto suggeriva il grande poeta brasiliano Oswald de Andrade, a cui il titolo della mostra rende omaggio, alla determinazione di una situazione inedita; immagini di un mondo “ultra nuovo” che non cancella ciò che è stato, non elimina gli opposti ma li colloca dentro un orizzonte liquido dove tutto diventa ancora possibile.

A Firenze, la Galleria Eduardo Secci propone, dal 9 settembre prossimo, la mostra Le contraddizioni della fragilità a cura di Angel Moya Garcia. Sino al 6 Novembre, la collettiva presenta le opere di Diana Al-Hadid, Alejandro Almanza Pereda, Andrea Galvani, José Carlos Martinat e Matthew Ritchie.
L’ambito di indagine della mostra si incentra sulle varie declinazioni in cui emerge il concetto stesso di fragilità, scrutando le contraddizioni che possono celarsi nella sua definizione attraverso l’analisi di alcuni tra i diversi contesti in cui viene applicato il termine: sociali, culturali, economici, scientifici e filosofici.
Una serie di accezioni e interpretazioni in cui spesso la fragilità viene considerata come una qualità spregiativa che ci indirizza verso il dubbio e l’incertezza, il fallimento e la sua accettazione o la debolezza delle nostre convinzioni.

Rimandendo in Toscana, a Livorno la galleria Gian Marco Casini, a partire dall’11 settembre presenta la personale di Alessandro Manfrin dal titolo Lookout. I lavori in mostra tentano di costruire un dialogo con la tradizione romantica di origine ottocentesca.
Il paesaggio sublime, l’architettura in rovina, il sentimento nostalgico sono gli elementi che determinano la temperatura dell’intera mostra, soggetti dai quali siamo naturalmente attratti, che ci portano a soddisfare una contorta e vorace bulimia visiva.
Tra le opere esposte ci sarà anche il primo lavoro realizzato da Alessandro Manfrin: si tratta di una serie di fotografie di documentazione delle manifestazioni del 1968.

Spostandoci in Campania, per la precisione a Caserta, la Galleria Nicola Pedana ospita, dal 10 settembre, Come una stella di giorno, mostra di Marco Rossetti a cura di Antonello Tolve. Per la sua prima personale in galleria Rossetti propone un brillante gruppo di lavori realizzati tra il 2020 e il 2021 che spingono il discorso fotografico oltre quel documento che registra la realtà sensibile per dar vita a un circuito mobile in cui le immagini vengono
modificate, sfibrate, denudate da una mente che opera una traduzione plastica, aperta allo dello spazio circostante, facendo acquisire alla fotografia una sorta di aniconica tangibilità.

A partire dal 7 settembre, infine, tre gallerie italiane celebreranno in concomitanza la memoria di Paolo Cotani con la mostra: Voleva capovolgere il cielo. Omaggio a Paolo Cotani .
Ad annunciare l’omaggio a dieci anni dalla scomparsa dell’artista è la stessa Associazione Paolo Cotani, impegnata nella catalogazione e nella promozione della sua opera, ad annunciarla sul suo sito.
Le gallerie coinvolte hanno seguito il percorso dell’artista nel corso della sua carriera e presenteranno una selezione di opere di diverse epoche: Galleria Primo Marella di Lugano, Galleria Mazzoleni di Torino e Galleria Rolando Anselmi, sia a Berlino che a Roma.