Febbraio ricco di appuntamenti per tutti gli amanti dell’arte, tra mostre in gallerie ed esposizioni in sedi istituzionali. Cerchiamo allora di fare il punto partendo da Ferrara dove, sabato 8 febbraio apre al pubblico Tra Simbolismo e Futurismo. Gaetano Previati. Mostra con la quale, in occasione del centenario della morte, la città natale rende omaggio al suo grande artista.
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Organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, che conservano un vasto fondo di dipinti e opere su carta dell’artista, la rassegna presenterà al pubblico più di novanta opere, accostando olii, pastelli e disegni delle collezioni civiche ferraresi ad un notevole nucleo di opere concesse in prestito da collezioni pubbliche e private. Completano la selezione alcuni importanti documenti inediti.
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Da Ferrara Milano dove la Galleria Bianconi ha da poco inaugurato la mostra Umberto Bignardi, Sperimentazioni visuali a Roma (1964-1967). Curata da Lorenzo Madaro, questa esposizione nella galleria milanese – che da anni si occupa della valorizzazione e dello studio dell’opera di Umberto Bignardi attraverso una collaborazione diretta con il maestro – si concentra su quattro specifici anni, assolutamente densi di indagini sperimentali e contrassegnati per una attività espositiva intensa. Anni in cui Bignardi è protagonista di una stagione irripetibile legata alla Pop Art, affrontata mediante un approccio autosufficiente rispetto all’immaginario dei suoi compagni di strada Schifano, Festa, Angeli e Fioroni che pur frequenta con assiduità.
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Sempre a Milano, da non perdere la bella mostra con la quale Galleria Tega, in concomitanza con l’uscita del Catalogo Generale dei dipinti e delle sculture (1945 – 2016) di Achille Perilli edito da Silvana Editoriale, rende omaggio al maestro romano con un focus dedicato al periodo dei suoi “fumetti”. Dipinti materici con piccole ideali sequenze che recuperano e rinnovano quella grafia attivata dalla gestualità di Joan Miró e con il tratto graffito tipico di Paul Klee. In mostra una trentina di opere eseguite nei primi anni Sessanta.
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A Torino, fino al 12 marzo 2020, Luce Gallery presenta la mostra Life is Elsewhere del giovane artista afroamericano Dominic Chambers. Attingendo al proprio vissuto e ispirandosi a racconti, mitologie e alla storia afroamericana, Chambers affronta temi legati alla black identity. Riflettendo sullo stigma sociale attraverso la pratica artistica, rinegozia il rapporto con la propria eredità culturale, famiglia e mascolinità.Nei dipinti di grandi dimensioni sfida le associazioni sia storiche che contemporanee attribuite al corpo nero, in particolare al maschio afroamericano, raffigurandolo in momenti di meditazione e contemplazione all’interno di scenari inventati.
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Rimanendo nella città sabauda, ha aperto questo giovedì negli spazie della Galleria Alberto Peola, Sleep Well Childhood, prima mostra personale dell’artista Giuseppe Mulas (Alghero, 1995). Ricordi e frammenti di vita si intrecciano in una pittura densa e stratificata che, partendo dall’infanzia, apre una narrazione rivelatrice di memorie celate tra passato e presente. Come un bambino incide segni indelebili sulle pareti di casa così l’artista imprime sulla tela un gesto che non permette modifiche e crea una storia ricca di simbolismi. Rievocazioni di un’innocente pubertà si mescolano al gioco e al sogno, alterando ed estendendo il corpo in nuove proiezioni.
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Parla di cambiamento e di novità, la mostra Renovation, inaugurata il 31 gennaio scorso a Venezia e che segna un passaggio storico dalla galleria massimodeluca alla marina bastianello gallery che ne eredita il lavoro fatto, portandone avanti la ricerca con nuova forza e nuovo entusiasmo. In mostra i lavori di tutti gli artisti rappresentati: Matteo Attruia, Agostino Bergamaschi, Paolo Brambilla, Orianne Castel, Nemanja Cvijanović, Nicola Facchini, Graziano Folata, Antonio Guiotto, Lalla Lussu, Margherita Mezzetti, Penzo+Fiore, Giusy Pirrotta, Barbara Prenka, Paolo Pretolani, Giovanni Sartori Braido, Regina Magdalena Sebald, VOID e Maria Giovanna Zanella.
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Venosa, D. Carlo Gesualdo – Libro Terzo, inchiostro su carta, 2019.
Spostandoci a Parma, dal 16 febbraio al 22 marzo 2020, lo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università riapre gli spazi rinnovati e restaurati dell’Abbazia di Valserena con l’installazione di Massimo Bartolini dal titolo On Identikit, primo appuntamento del programma di residenze d’artista Through time: integrità e trasformazione dell’opera, realizzato in occasione di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020. L’artista, riconosciuto a livello internazionale, è stato invitato a confrontarsi con l’Archivio-Museo dello CSAC di Parma, che conserva oltre 12 milioni di materiali originali della comunicazione visiva e della ricerca artistica italiana a partire dai primi decenni del Novecento. Un patrimonio preziosissimo su cui l’artista ha lavorato, focalizzandosi in particolare sulle opere di due maestri dell’arte: Luigi Ghirri e Luciano Fabro.
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Oggi a Firenze apre invece, negli spazi di Base / Progetti per l’arte, la mostra dal titolo 43°45’51.8″N 11°15’46.8″E che Karin Sander, artista che dagli anni ’90 propone una riflessione concettuale sulla natura dell’opera d’arte, ha appositamente ideato per lo spazio non profit fiorentino e che indaga la relazione tra luogo espositivo, opera e pubblico al tempo di google maps e degli altri social media digitali e globali.
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Sempre a Firenze, ma dal 22 febbraio, Palazzo Strozzi ospiterà invece Tomás Saraceno. Aria, una grande mostra, curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi, dedicata a uno dei più originali e visionari artisti contemporanei al mondo, la cui ricerca poliedrica e creativa unisce arte, scienze naturali e sociali. L’artista invaderà Palazzo Strozzi con opere immersive ed esperienze partecipative che invitano a cambiare punto di vista sulla realtà e a entrare in connessione con fenomeni ed elementi non umani che diventano protagonisti delle sue installazioni e metafore della nostra percezione del Cosmo.
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A Napoli è invece visitabile fino al prossimo 30 aprile la mostra Black Square realizzata da Nicola Samorì per la Fondazione Made in Cloister e curata da Demetrio Paparoni. Un grande progetto espositivo in cui il lavoro e la ricerca dell’artista trovano la loro naturale collocazione all’interno del Chiostro cinquecentesco di S. Caterina, sede della Fondazione e dove, come ha spiegato lo stesso Samorì, “tutti i lavori in mostra parlano della trasformazione della materia, rivelano il potenziale della decadenza e l’energia primigenia della creazione, della degenerazione e della rigenerazione”.