Con la maggior parte delle regioni italiane tinteggiate di “giallo”, la possibilità di rinfrancarsi al cospetto dell’arte aumenta ogni giorni, pur con la complicazione del dover prendere l’appuntamento.
Un piccolo “prezzo” da pagare per una ritrovata libertà che sicuramente vale molto di più.
Diamo allora uno sguardo alle 10 esposizioni più interessanti tra quelle organizzate dalle nostre gallerie d’arte e che vi consigliamo per il mese di febbraio 2021.
Iniziamo il nostro viaggio attraverso l’Italia dell’arte da Milano dove, fino al 6 marzo la Loom Gallery ospita la personale dell’artista belga Willy De Sauter dal titolo Works. De Sauter dagli anni Sessanta lavora ad un corpus di opere che si articola fondamentalmente attraverso l’uso di un linguaggio formale.
Il suo obiettivo è rivolto alla realizzazione di dipinti e oggetti monocromi in gesso. La mostra alla Loom esplora una serie di traiettorie che l’artista ha seguito nella realizzazione del suo lavoro più recente. Negli anni, infatti, De Sauter ha continuato la sua sperimentazione con un linguaggio formale architettonico nelle sue opere realizzandole su pannelli di legno lavorati con stratificazioni di gesso.
Le sue recenti opere in gesso monocromo sono, così, una continuazione dei suoi anni di ricerca su un approccio fondamentale all’arte. La semplicità e l’austerità di questi lavori è l’esito dell’inesorabile processo di riduzione che l’artista persegue per rivelare la loro essenza.
Sempre nel capoluogo lombardo, dal 2 febbraio la Dep Art Gallery ospita la seconda personale di Regine Schumann che presenta circa venti opere in plexiglass acrilico, diverse delle quali realizzate appositamente per l’occasione e in esclusiva per la galleria milanese.
L’esposizione, a cura di Alberto Zanchetta, si intitola Chromasophia, neologismo che unisce le parole Colore/Chroma e Sapienza/Sophia: una “sapienza del colore” che Schumann ha maturato nel corso dei decenni con l’intento di offrire allo spettatore infinite possibilità combinatorie, tutte egualmente sorprendenti.
Per la prima volta in Italia, la personale espone la recente serie Moons, nata dalle urgenze espressive dell’artista emerse nei primi mesi della pandemia. In mostra anche un’opera realizzata in esclusiva per Dep Art Gallery e dedicata al capoluogo lombardo, dal titolo Colormirror Rainbow Satin
Ancora a Milano, dal 2 febbraio all’11 aprile 2021, la galleria ML Fine Art Matteo Lampertico apre le porte della sua nuova sede con Ritorno al Barocco. Leoncillo Fontana Melotti, mostra a cura di Andrea Bacchi – docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Bologna e Direttore della Fondazione Zeri – dedicata alle influenze della cultura barocca su alcuni dei più importanti Maestri dell’arte italiana del Novecento.
Il titolo riprende l’esposizione Ritorno al Barocco. Da Caravaggio a Vanvitelli realizzata nel 2009 a Napoli da Nicola Spinosa, in una nuova e diversa prospettiva di indagine: per la prima volta, infatti, preziose opere in ceramica realizzate tra gli anni Quaranta e gli anni Sessanta da Lucio Fontana, Fausto Melotti e Leoncillo Leonardi sono state esaminate alla luce dei rapporti con la scultura e la pittura barocca.
Una mostra che ha preso le mosse dalle parole di Lucio Fontana che nel Manifesto dello Spazialismo (1951) scrive: «È necessario quindi un cambio nell’essenza e nella forma. È necessaria la superazione della pittura, della scultura, della poesia. Si esige ora un’arte basata sulla necessità di questa nuova visione. Il barocco ci ha diretti in questo senso, lo rappresentano come grandiosità ancora non superata ove si unisce alla plastica la nozione del tempo, le figure pare abbandonino il piano e continuino nello spazio i movimenti rappresentati».
Donne, famiglia, rifugiati, femminicidio, abusi, migrazione, violenza, libertà negata, Olocausto, prigionia, femminismo. Questi i temi significativi contenuti nei lavori di Claudia Hans, Eugenia Martínez, Nico Mingozzi e Claudia Virginia Vitari, protagonisti della collettiva Intimo e Politico in scena, fino al 20 febbraio, alla Galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea di Torino.
Alla lista si potrebbero aggiungere “simultaneità” e “responsabilità”, caratteristiche che hanno consentito la scrittura della mostra in un momento in cui la politica è rientrata prepotentemente nella nostra vita quotidiana, per fornire soluzioni ad un grave stato mondiale di emergenza.
Fatti tragici vengono resi noti attraverso la somministrazione di numeri e l’aggiornamento periodico degli stessi; l’esposizione Intimo e Politico prova a rispondere al bisogno di riportare ad una dimensione maggiormente individuale l’orrore del calcolo statistico applicato all’essere umano ma così efficace dal punto di vista politico e dell’informazione.
A Venezia, marina bastianello gallery apre il 2021 con una mostra innovativa e coraggiosa, in cui la tecnologia digitale diventa uno strumento per parlare al mondo reale. DOVE SIAMO, a cura di Alessio Vigni, è la prima mostra collettiva declinata in digitale sul ledwall pubblicitario più grande d’Italia: quello della HTM Tower di Mestre, la costruzione più alta di tutto il comune di Venezia.
La video-mostra che verrà trasmessa in loop su un ledwall di 200 metri quadri installato a circa 80 metri di altezza sia di giorno che di notte, sarà considerata una vera e propria finestra digitale, un prolungamento della galleria, tramite la quale si proverà a ripristinare un dialogo diretto ed esplicito tra opera d’arte e fruitore andando ad occupare gli spazi della vita quotidiana con forza e visibilità.
Fino al 6 marzo la Galleria P420 di Bologna presenta per la seconda volta una mostra personale dell’artista tedesco Joachim Schmid dal titolo Photoworks.
La riflessione di Schmid si rivolge non verso la fotografia cosiddetta d’autore, bensì verso tutto ciò che è “lasciato fuori” e che quindi non è e non aspira ad essere fotografia “d’arte”, verso quella fotografia che si manifesta quando milioni di fotocamere producono miliardi di fotografie, e ne indaga, in maniera pionieristica, i tanti significati nascosti.
Schmid comincia nei primissimi anni ’80 ad interessarsi alla massa di fotografie che la cultura popolare genera per un’infinità di scopi, nessuno dei quali artistico, e in particolare alla fotografia come oggetto, con il suo spessore, con un fronte e un retro. Le raccoglie ovunque sia possibile, nei mercatini, per strada, le richiede a chiunque abbia fotografie di cui potrebbe volersi liberare.
La mostra raccoglie una selezione di lavori – dal più recente Il mare (2019) a Zur Theorie der Fotografie (sulla teoria della fotografia) del 1986, da R.Flick Collection (2017) e The Artist’s Model (2016) alla serie Statics (1995-2003) per citarne alcuni – attraverso i quali da quasi quarant’anni Schmid ironicamente cortocircuita i canoni riconosciuti della fotografia, ne allarga i confini, si interroga scetticamente sul ruolo dell’autore e sull’intenzione artistica rispetto al risultato ottenuto.
La Galleria Eduardo Secci di Firenze ospita, invece, fino al 6 marzo prossimo la mostra Marco Tirelli, curata da Alberto Fiz. In occasione di questa prima mostra nello spazio della galleria fiorentina, l’artista romano presenta una serie di opere inedite realizzate durante i mesi del lockdown.
In questo ultimo ciclo di opere Tirelli s’interroga sul potere rigenerativo dell’immagine in base ad un’indagine che appare particolarmente attuale nella società di oggi, dove il flusso mediatico sembra aver sottratto valore ad ogni forma d’iconografia banalizzando il messaggio.
Tirelli, al contrario, recupera il significato primario dell’immagine sottoponendola ogni volta alla verifica della pittura che non duplica la realtà ma la trasforma.
Spostandoci a Roma, qui la galleria Richter Fine Art apre la nuova stagione espositiva con la personale di Giulio Catelli Doppio Ritratto, in mostra da giovedì 11 febbraio.
L’artista presenta una nuova serie di dipinti in cui è frequente la presenza di due figure: persone fisiche da un lato e oggetti connessi e in dialogo tra loro dall’altro, quasi a dar vita a un controcanto reciproco.
Volendo accostare la pittura alla vita stessa, Giulio Catelli compone un itinerario di ambienti e affetti. Non si tratta infatti solamente di contrapposizioni o ripetizioni, ma un vero e proprio diario visuale interiore in cui modelli e iconografie sono rivisitati in una tensione alla spontaneità e alla leggerezza.
A Napoli, fino al 6 marzo, la Galleria Tiziana di Caro ospita la prima mostra personale nei suoi spazi di Teresa Gargiulo, intitolata Come disegnare un’isola.
La pratica di Teresa Gargiulo include il disegno, la scrittura, la scultura, la fotografia e l’installazione, ed è incentrata sul linguaggio e sulla geografia che sono il pretesto per raccontare l’identità e le relative mutazioni cui questa può essere soggetta in relazione allo spazio e al territorio.
La mostra include opere realizzate tra il 2019 e il 2020 e si apre con un grande lavoro intitolato “grafemi per le mani, fonemi per le orecchie”, un’istallazione di centottanta fogli che si presenta come un grande alfabeto dove la rappresentazione dei fonemi si sostituisce a quella delle lettere, e tratta le variazioni di percezione che si possono avere ascoltando altre persone a seconda della lingua in cui si esprimono.
Sempre a Napoli, la Shazar Gallery presenta primitivo la nuova personale di Simone Cametti a cura di Valentina Muzi. La mostra è il primo intervento del progetto più ampio “Bivacchi”, quei rifugi abbandonati e “incastonati in un’atmosfera silenziosa, incorniciati da una natura incontaminata” che l’artista ha individuato quali luoghi da attivare.
L’azione messa in atto da Cametti (e riportata in mostra) ha voluto dare nuova vita, o meglio, nuova luce a questi siti – ormai dismessi-, entrando in relazione in primis con il luogo e poi con il sentiero, tracciandone uno nuovo.
Negli spazi di via P. Scura, fotografie, video e una installazione di 4 m definiscono il rapporto instaurato tra l’artista romano (vincitore del Premio Terna), il rifugio Delle Serre (1500 m di altitudine tra Abruzzo e Lazio) e la natura esplorata.