In attesa di visitare ArtVerona, la fiera che tradizionalmente inaugura la ripartenza del mercato dell’arte in Italia dopo la pausa estiva, abbiamo fatto un giro tra le gallerie dello stivale per individuare, come di consueto, le mostre più interessanti in calendario. Ne abbiamo selezionate 10 che offrono a collezionisti e appassionati un’interessante panoramica dell’arte italiana dagli anni Cinquanta ad oggi, con un piccolo focus sulla fotografia. La prima è stata inaugurata il 26 settembre scorso alla Open Art di Prato ed è dedicata ad Agenore Fabbri (1911-1998). Artista dalla straordinaria verve creativa, Fabbri è stato scultore, ceramista e pittore ed è considerato, a buon diritto, un protagonista del panorama artistico italiano del Novecento. La sua opera è caratterizzata da una esasperata drammaticità espressiva, retaggio delle sofferenze del secondo conflitto mondiale che segnarono, in maniera evidente, la sua sensibilità artistica. La mostra pratese, curata da Mauro Stefanini, offre, attraverso circa trenta tra sculture e dipinti per lo più informali, una panoramica parziale ma particolarmente significativa della produzione artistica di Fabbri, con lavori realizzati tra il 1957 ed il 1965.
La milanese Galleria Giovanni Bonelli, invece, rende omaggio al maestro dell’astrazione italiana Bruno Munari. La mostra dedicata al poliedrico artista milanese, attivo sulla scena nazionale e internazionale per settant’anni, è curata da Riccardo Zelatore ed offre al pubblico, fino al 24 ottobre, la possibilità di ammirare una campionatura dei principali periodi dell’attività di Munari del quale viene proposto un corpus importante di opere, tra loro anche molto eterogenee, che permette di cogliere il vero filo conduttore dell’attività dell’artista: il suo metodo progettuale. In mostra si passa dai primi esiti di connotazione futurista alle Macchine aeree, dai Negativo-positivo alle Sculture da viaggio, dai Libri illeggibili ai pezzi di design, dalle Curve di Peano agli ultimi esiti della incessante ricerca di Munari. L’esposizione, inoltre, sottolinea alcuni aspetti peculiari della sua opera come, ad esempio, il rapporto con il mondo della didattica e la collaborazione, praticamente ininterrotta, con molte delle riviste italiane dedicate al progetto, alla comunicazione, all’arte. Il percorso allestitivo, infine, mette in relazione settori disciplinari diversi che per Munari rappresentano fasi distinte di un’attività progettuale senza soluzione di continuità.
Fino al 18 novembre prossimo, la A+B Contemporary Art di Brescia presenta la seconda personale di Nazzarena Poli Maramotti (n. 1987). Vincitrice del premio Euromobil 2014, Poli Maramotti porta in galleria una nuova serie di opere pittoriche che nascono e sviluppano l’idea di paesaggio, superandola. Il titolo della mostra – Wanderdüne 57°38’53”N 10°24’22”E -, fa riferimento alla più grande duna mobile nordeuropea: Rabjerg Mile, presso Skagen, in Danimarca. Fenomeno naturale scelto dalla giovane artista emiliana come metafora del costante mutamento della sua pittura verso una nuova direzione di ricerca. Le opere esposte in Wanderdüne 57°38’53”N 10°24’22”E restituiscono, infatti, l’analogia tra questo fenomeno e il percorso dell’artista. L’approccio a questo “soggetto” da parte di Poli Maramotti non è descrittivo, ma concettuale: similmente all’azione della duna che, nel suo movimento, azzera il paesaggio portandolo a una configurazione essenziale, così attraverso lavori stilisticamente eterogenei, ma coerenti nella pratica pittorica, l’artista arriva a superare l’idea stessa di figurazione. In questo modo dà vita ad un discorso pieno di interruzioni, fatto di scarti mentali in cui la narrazione a singhiozzo induce lo spettatore ad una indagine in profondità delle superfici pittoriche per scoprire una dimensione mentale, all’origine di ogni figurazione, che contiene in sé tutte le immagini possibili.
Il 30 settembre a Monza la Galleria Villa Contemporanea ha inaugurato Ora Serata, personale di Patrizia Emma Scialpi (n. 1984), giovane artista tarantina il cui percorso artistico esplora e coinvolge una pluralità di registri linguistici e visivi che spaziano dal video alla pittura, dall’installazione ambientale all’intervento curatoriale. Questo approccio si riflette nel concept della mostra, realizzato appositamente per la galleria lombarda che raccoglie gli elementi connotativi della sua pratica artistica, articolando un percorso popolato da aggregazioni visive e concatenazioni mentali. Zona liminale, di rottura o intersezione a seconda del punto di vista, Ora Serrata fa leva sulle relazioni che intercorrono tra la visione e la sua interpretazione. In mostra, accanto alla video installazione Neith – già presentata in aprile in occasione della sesta edizione della rassegna d’arte contemporanea Senso Plurimo presso i Cantieri Teatrali Koreja di Lecce -, ci saranno nuovi lavori su carta di natura scultorea dal titolo Coring e alcuni contributi esterni di altri artisti e operatori culturali. Dei veri e propri link addizionali a cui attingere per sperimentare livelli di lettura diversi della mostra – ad opera di Alberto Zanchetta, Alessandro Di Pietro e del collettivo NastyNasty© -, che si relazionano ai temi della personale per apportare nuove argomentazioni critiche e creare, così, un ambiente aperto, che mima i meccanismi di produzione di conoscenza e creatività amatoriale attraverso oggetti self made e d’uso comune.
Sempre il 30 settembre scorso, la galleria milanese Dep Art ha inaugurato i nuovi spazi espositivi di via Comelico con una mostra dedicata a Turi Simeti che, per l’occasione, presenterà 20 tele a rilievo bianche, realizzate fra i primissimi anni Sessanta e il 2015. L’esposizione, curata da Federico Sardella, si configura come un omaggio ad uno degli artisti più rilevanti del panorama artistico non solo italiano, attivo da oltre 50 anni e contraddistintosi per la capacità di intraprendere una ricerca originale e coerente che vede la forma e l’equilibrio al centro della sua pratica artistica.
Giovedì 1° ottobre, alla galleria Lorenzelli Arte di Milano, ha aperto i battenti la mostra Il colore della pittura dedicata a Piero Dorazio che, oltre ad essere un doveroso omaggio al grande maestro dell’astrattismo italiano scomparso nel 2005, vuole rappresentare la grandezza dell’artista anche attraverso le opere che nell’ambito del suo percorso sono state considerate “meno interessanti”. Spesso la critica, e di conseguenza il gusto collezionionistico, tendono a fossilizzarsi e a idealizzare un determinato periodo nella produzione di un artista e a considerare poi corollari i momenti successivi perché ritenuti di caduta rispetto alle “vette” precedenti. E’ il caso di Dorazio, di cui il banale comune sentire ha offuscato la reale portata del percorso artistico successivo al periodo dei Reticoli, conclusosi nel 1964/65. L’intento della mostra è quello di ribadire che la pittura e la produzione di questo grande artista vanno al di là della loro identificazione con un mero singolo periodo, ma si svilupparono in diverse forme nell’arco della sua intera vita.
Da oggi, sabato 3 ottobre, la Galleria La Linea di Montalcino, propone una tripersonale dedicata a Elisa Bertaglia (n. 1983), Antonio Barbieri (n. 1985) e Luca Grechi (n. 1985): Inconologia Onirica. Curata da Isabella vitale, la mostra pone a confronto tre artisti il cui percorso artistico è caratterizzato da un comune interesse per concetti come il sogno, il mito e la realtà e che, attraverso il loro peculiare sincretismo, mescolano uomini, piante e animali. I disegni di Elisa Bertaglia e di Luca Grechi evocano atmosfere fantastiche popolate da figure antropomorfe e sospese, così come le sculture antropoidi di Antonio Barbieri, sembrano disegnate con il filo di ferro e poi sospese nel vuoto: personaggi fantastici in luoghi esenti dal tempo. Tra le opere in mostra si instaura, così, un dialogo continuo di cui si può ascoltare il brusio crescente del narrare di favole e di storie mitologiche, dove la fantasia si scontra e si concilia con gli archetipi.
A pochi anni dalla sua scomparsa il Mart di Rovereto dedica, dal 16 ottobre prossimo, un’importante retrospettiva a Beppe Devalle (Torino, 1940 – Milano, 2013), grande maestro della pittura italiana e docente prima all’Accademia Albertina di Torino, poi all’Accademia di Brera di Milano. In mostra 75 opere raccontano l’intero percorso creativo dell’artista, compresa la produzione più recente pressoché inedita. Fra i grandi maestri della pittura contemporanea italiana, Beppe Devalle guardò attentamente alla storia dell’arte, per trovarne una nuova forza comunicativa. Conoscitore acuto della grammatica del colore e della composizione, ha restituito il proprio sapere in dipinti dalle dimensioni importanti, costruiti attraverso la più pura tecnica pittorica unita a numerose possibilità combinatorie che spaziano, a seconda dei diversi periodi, dall’uso del colore, del collage, della sovrapposizione o delle inquadrature fotografiche, con tagli arditi e distorsioni. Profondo conoscitore della tecnica pittorica, del linguaggio pubblicitario e delle regole della comunicazione, si fece interprete dell’attualità, cogliendone le contraddizioni. Durante la sua carriera è stato tra i protagonisti dei più significativi eventi del suo tempo, in Italia e all’estero, partecipò tre volte alla Biennale di Venezia (1963, 1972, 1982) e due alla Quadriennale di Roma (1972 e 1986).
Per quanto riguarda la fotografia, invece, ci piace segnalare Reflections, mostra di Marco Ferrario che sarà inaugurata a Milano il 10 ottobre prossimo presso La Casa di Vetro. La mostra, che si tiene nell’ambito di PhotoFestival, comprende 30 foto tratte dal progetto che l’autore porta avanti da circa un decennio e che dà il nome all’esposizione, Reflections, appunto, in cui il riflesso diviene mezzo per l’interpretazione del reale e, allo stesso tempo, è immagine trasfigurata, surreale, che perde i connotati dell’oggettività per diventare altro.
Infine, presso la sede milanese della casa d’aste Artcurial di Palazzo Crespi a Milano, ha aperto il 2 ottobre scorso la personale di Mario Cresci (n. 1942), In bilico nel tempo. Organizzata da Nicoletta Rusconi Art Projects, la mostra è un’occasione per ammirare alcune foto recenti di questo straordinario ed eclettico autore. Il filo conduttore che lega le opere è l’idea di un “tempo altro”: “il tempo dell’arte”, per citare lo stesso Cresci. Soggetti / oggetti dei lavori esposti sono infatti alcune importanti opere d’arte storiche, sia dipinti, sia fotografie, sia architetture di altri autori, appartenenti a epoche diverse e qui poste dall’artista in una condizione paritetica, cioè di equivalenza. L’evento propone un percorso visivo fatto di fotografie che hanno come comun denominatore l’intensità dello sguardo, che attira e magnetizza quello dello spettatore. Un invito a riflettere sulla magia dell’incrocio di sguardi, oltre che una riflessione sulla pratica del vedere, guardare e osservare.