Dopo Gerhard Richter anche Nan Goldin dice addio alla Marian Goodman Gallery che la seguiva dal 2018 ed entra a far parte della scuderia Gagosian che ha annunciato ieri la nuova rappresentanza:
L’artista non ha reso note le motivazioni del suo “divorzio” da Marian Goodman anche se da tempo rumors la dicevano in cerca di una mega-galleria che potesse dare una svolta al suo mercato. Se, infatti, il suo valore artistico è riconosciuto da tempo a livello globale, come ha testimoniato anche il Leone d’oro che lo scorso anno ha vinto a Venezia il lungometraggio All the beauty and the bloodshed di Laura Poitras a lei dedicato, quello economico delle sue opere è invece decisamente sottovalutato.
Dal suo lavoro seminale del 1985, The Ballad of Sexual Dependency, che ne ha di fatto lanciato la carriera fino a oggi, le sue quotazioni sono in effetti rimaste molto più basse rispetto a quelle dei colleghi maschi e delle fotografe di nuova generazione.
Basti pensare che dal 2000 oggi i suoi prezzi medi in asta si collocano tra i 10.000 e i 5.000 dollari (diritti esclusi), mentre in galleria si sale tra i 15.000 e i 50.000. Segno, questo, che il suo mercato secondario è ancora tutto da sviluppare in termini, soprattutto, di qualità.
Il suo attuale record d’asta risale all’8 maggio 2012 quando il suo Ballad Triptych, eseguito tra il 1977 e il 1987 e stampato nel 1995, fu venduto a New York in occasione della Post-War and Contemporary Art Evening Sale per 218.500 $ (buyer’s premium incluso).
Negli ultimi cinque decenni, Goldin ha celebrato la comunità transgender. Nei suoi primi ritratti in bianco e nero del bar “The Other Side” a Boston negli anni ’70, Goldin ha documentato le vite dei suoi coinquilini e dei suoi amici più cari, catturando la loro bellezza, vulnerabilità e gioia. Goldin li ha definiti “pionieri” della rivoluzione dell’identità di genere che si sta verificando oggi.
In tempi più recenti, si è invece concentrata sulla luce naturale nel suo lavoro, esemplificata da una serie in corso di fotografie in grande formato del cielo, senza cornice. Questi lavori profondamente sereni esplorano la spiritualità e la mortalità.
I ritratti di Goldin presentano fotografie di individui e coppie, bambini e famiglie scattate nel corso di periodi prolungati; altre serie raffigurano stanze vuote con tracce palpabili di presenza umana.
Che siano presentati come immagini proiettate, griglie di immagini multiple in grande formato, stampe singole o libri, le fotografie di Goldin operano in una sequenza narrativa con relazioni tematiche tra di loro.
Una grande presentazione recente, “Memory Lost” (2019-21), con colonna sonora del compositore Mica Levi e musica aggiuntiva di CJ Calderwood e Soundwalk Collective, racconta una narrazione inquietante ed emotiva composta da tagli tratti dal suo archivio di migliaia di diapositive. Abbracciando elementi di casualità nella fotografia, molte delle sue immagini componenti sono il risultato di ciò che Goldin chiama “magia”, descrivendo i risultati sfocati e pulsanti come astrazioni.
Nel 2017, Goldin ha fondato P.A.I.N. (Prescription Addiction Intervention Now) in risposta alla crisi delle overdose che ha profondamente segnato gli Stati Uniti. Il gruppo organizza azioni pubbliche dirette per rendere Big Pharma responsabile ed esporre la complicità delle istituzioni che accettano tali finanziamenti.
Queste proteste hanno portato alla rimozione del nome Sackler dal British Museum, dal Solomon R. Guggenheim Museum, dal Musée du Louvre, dal Metropolitan Museum of Art, dalle Serpentine Galleries, dal Tate e da altri musei e università. L’organizzazione promuove trattamenti salvavita per le persone che usano droghe e si batte per una politica pubblica di riduzione del danno.
Oltre alla rappresentanza globale di Gagosian, Goldin continuerà la sua lunga relazione con Fraenkel Gallery a San Francisco.