Maggio a New York è quel momento dell’anno che conferma la città come indiscutibile centro nevralgico del mondo dell’arte internazionale, e per il suo mercato.
Il volume di arte presentata fra fiere, aste e mostre in città in quella che non è una singola art week, ma una maratona ininterrotta di quasi 15 giorni, non ha sicuramente eguali, in alcun altro centro dell’arte al mondo.
Navigare tutto questo non è semplice né per i tanti collezionisti e professionisti che vengono in città in quelle settimane, né in realtà per chi ci vive e viene travolto da un’infinità di eventi a cui partecipare.
Fra la minaccia di default imminente al 1° giugno, le recenti inquietudini dei mercati finanziari con la bancarotta della Silicon Valley Bank, seguita da Credit Suisse, come il persistere della guerra in Ucraina e le crescenti tensioni Cina/US… nulla pare aver turbato il mondo dell’arte in queste settimane, considerata la vivacità in termini non solo di offerta, ma anche di vendite riportate a vari livelli nelle varie fiere.
Quello che ha rivelato questa art week newyorkese, è piuttosto un collezionismo sempre più informato, più sobrio e ragionato, che reagisce a progetti di qualità, cerca originalità e unicità e sono attratti soprattutto dal nuovo e da narrative forti e di risposta al nostro tempo.
Mentre cerchiamo di riprendere il fiato dopo questa maratona, tentiamo un quanto più sintetico report dalle varie fiere in città in parallelo a quello già pubblicato riguardante le varie aste tenutesi negli stessi giorni.
Sul fronte fiere, la prima ad aprire le danze è stata quest’anno Future Fair, una delle ultime fiere aggiuntasi in città ma che ha deciso strategicamente di inaugurare per prima nella serata del 10 Maggio. Essendo l’unico evento in programma, la preview si è trasformata in un’affollatissima occasione per dare inizio alla settimana dell’arte anche se l’affluenza forse eccessiva impediva di guardare veramente all’arte presente.
Dati i prezzi contenuti (perlopiù massimo $10,000/15,000), non sono mancati i sold out anche in questa fiera relativamente giovane come nel caso di Laura Berger da La Mama Project.
A seguire Independent Art Fair ha aperto in VIP preview il 11 Maggio con il consueto breakfast con vista sul rooftop della sede negli Spring Studios a Tribeca. Già alle 10 però collezionisti e advisors si sono affrettati ai piani inferiori per assicurarsi quanto prima accesso alle opere offerte dai 66 espositori di quest’anno.
Fin dalle prime ore varie gallerie hanno riportato vendite, come nel caso di P.P.O.W. con le viscerali astrazioni di Grace Carney (range $20,000/50,000); DELI Gallery con gli enormi e vibranti pastelli e gesso di Alina Perez ( range $30,000/45,000) o le suggestive vedute di interni con trasparenze e fluidi ricambi di astratto/figurativo di Elizabeth Schwaiger da Nicola Wassel (range $ 18,000/30,000).
Subito sold out anche le intime e tattili poesie delle memorie famigliari plasmate nel feltro da Melissa Joseph presentate da REGULARNORMAL (range $15,000/20,000), come sono state vendute rapidamente anche le seducenti, ma inquietanti chimere dipinte da Marie Connor presentate da LUBOV (range $12,000/20,000).
Lo stesso giorno all’una ha inaugurato anche TEFAF New York presso l’elegante e storica sede di Park Avenue Armory. che si pone come cornice perfetta per i tesori offerti in fiera.
Così, progressivamente, nel pomeriggio fino a sera il mondo dell’arte si è spostato uptown dove, fra le sempre apprezzate ostriche e champagne, venivano presentati capolavori di vario genere. Anche l’edizione di New York ha visto sempre più uno spostamento verso il moderno e il postwar rispetto alle varie altre categorie di beni preziosi e da collezione che troviamo a Maastricht.
Highlight assoluto della fiera, il Rembrandt riscoperto solo di recente presentato da Galerie Talabardon et Gautier: l’olio del Paziente privo di sensi, era stato inizialmente offerto da una casa d’asta del New Jersey come dipinto della “Continental School” del XIX secolo e valutato tra i 500 e gli 800 dollari. Qualcuno ci aveva però subito visto qualcosa di più, attirando una battaglia di bid che l’ha fatto atterrare a $870,000 per poi essere offerto tramite la galleria a TEFAF.
In realtà, l’opera in fiera non era disponibile in quanto già venduta dalla galleria per una cifra fra i 3 e 4 milioni a Thomas S. Kaplan, miliardario Americano appassionato connoisseur e collezionista di pittura fiamminga – sebbene questo avesse concesso di esporre l’opera solo a patto che non venisse reso pubblico il suo nome, come ha confessato a seguito in un podcast di Artnet.
Soddisfatte le gallerie Italiane presenti, con Nicolò Cardi che ha commentato: “La qualità della fiera è sempre maggiore, tutti i collezionisti più importanti americani sono venuti e le vendite sono state piuttosto solide”.
La galleria ha presentato alcuni gioielli del postwar, come la Carla Accardi bianco/nero del 1957 subito venduta, Boetti, Fontana, Konsuth, Kounnellis ma anche una scultura di Marisa Merz, una gomma di Carol Rama e un feltro museale di Robert Morris, fra gli altri.
Bene anche per Mazzoleni che dichiara di aver ricevuto feedback positivo e registrato vendite per la proposta sia di artisti storici (Giorgio de Chirico, Giorgio Morandi), sia per la grande opera esposta di Jean-Paul Riopelle (L’Arve, 1962), fino ad arrivare a Carla Accardi, particolarmente apprezzata, o lo stesso Salvo, presente con diverse opere (Range prezzi vendite $40.000 e $400.000).
Fra gli stand più originali e le opere più interessanti offerte, anche lo scenico Mountain Bar di Jorge Pardo, presentato da Petzel Gallery.
Il bar è stato sia un’installazione artistica che un cocktail bar dal 2003 al 2012: originariamente situato nella Chinatown di Los Angeles, il bar era parte di uno spazio diventato non solo un centro di creatività per la scena artistica locale, ma ha anche ospitato la Mountain School of Arts, una delle scuole che ha formato gli artisti più importanti della regione.
Mentre si svolgevano le varie aste e le innumerevoli mostre in gallerie inauguravano in città fra i vari distretti di Chelsea, Tribeca, Lower East Side e Uptown, si è arrivati poi alla settimana successiva e ad un altrettanto affollata inaugurazione di Frieze New York, che ha aperto al pubblico vip presso lo Shed di New York il 17 maggio.
Sebbene strategicamente vicina al distretto di gallerie di Chelsea, la sede non è delle migliori per capienza possibile nel gestire l’affluenza e flussi portati da una manifestazione come Frieze, con il risultato di varie file ma anche di innumerevoli occasioni per essere visti/e farsi vedere come la cultura locale apprezza in questi contesti.
Al primo piano a dominare erano soprattutto le mega gallerie e la proposta di artisti blue chip dai prezzi stellari. Apprezzabile però l’attenzione curatoriale dimostrata da molte gallerie, che hanno preferito portare in questo contesto dei focus su singoli artisti.
Hauser & Wirth ha ad esempio dedicato il booth all’artista Jack Whitten, offrendo un’ampia panoramica sui vari momenti e medium affrontati nel corso della sua carriera: le opere, gran parte parte delle quali esposte in pubblico per la prima volta, sono state accolte da una forte domanda da parte dei collezionisti con vendite fra i $95.000 dollari e i 2,5 milioni di dollari.
Bene anche per il solo booth di PACE Gallery dedicato a Robert Nava: la galleria aveva prevenduto 11 delle opere esposte, ma aveva anche deciso di tenerne almeno 4 da offrire in fiera durante la preview. Il booth subito sold out vedeva un range di pezzi fra i $30,000 e 80,000, comunque decisamente inferiori alle quotazioni dell’artista oggi nel secondario.
Pre sold con prezzi dai 45,000 ai 130,000 anche per la magica presentazione personale di Naudline Pierre da James Cohan gallery, che fa seguito all’annuncio della galleria della rappresentanza dell’artista un anno fa. Una delle opere presentate è stata acquisita da un museo americano.
È riuscita a trovare compratore però anche l’ambiziosa installazione scultorea di Matthew Ronay che occupava con i suoi 7 metri l’intero stand di Casey Kaplan e venduta per $300,000.
David Zwirner ha invece dedicato lo stand alle opere astratte e minimal a olio e su carta di Suzan Frecon, con prezzi dai $50,000 a $500,000.
Interesse anche per la personale dedicata da Ortuzar Projects all’artista giapponese basata a Los Angeles Takako Yamaguchi, sebbene una delle scoperte di artiste meno note che si potevano fare in fiera. L’artista avrà una personale con la galleria in Autunno.
La galleria coreana Kukjie Gallery ha invece presentato un intero stand con installazioni di scintillanti mattoni colorati di Jean-Michel Othoniel (prezzi $70,000/150,000) mentre David Kordansky Gallery ha fatto sold out nelle prime ore con un solo booth di nuove incisioni su gesso e i collage digitali di Lauren Halsey, star della settimana con la ormai instagrammatissima installazione sul rooftop del Met di New York.
Tra le rapide vendite di White Cube troviamo invece un’opera di Ilana Savdie per $45,000; una scultura di Danh Vo per $45.000; due opere di Jessica Rankin per $48,000 e $60,000 e dipinti di Léon Wuidar $7.200 dollari.
Gagosian ha invece dedicato lo stand a Nan Goldin, dopo il recente annuncio dell’ingresso dell’artista nel roster: la galleria ha venduto varie opere con prezzi fra i $64,000 e $90,000.
Più scoperte e più sorprese si potevano trovare piuttosto ai due piani superiori, come le opere pittoriche dell’artista digitale e multimedia Trisha Baga offerte da Societè di Berlino o la perturbante ma stimolante presentazione delle sculture in lego di Liao Wen da Capsule Shangai, che ha meritato il premio per migliore stand (prezzi sotto i $25,000).
Subito venduto anche il talento pittorico di Ludovic Nkoth, presentato con opere su tela e acquerelli su carta sia da Francois Ghebaly che MASSIMODELCARLO. Quest’ultimo aveva anche una sezione dello stand interamente dedicata alle quilts della serie Codex di Sanford Biggers che catturavano subito lo sguardo con le loro colorate geometrie. (prezzi $65,000 a $125,000)
Il giorno seguente è stato il turno di NADA New York, che ha aperto alle 10 am nella nuova location in 22th street, strategicamente a fianco ad Hauser & Wirth che ospita in questo mese la notevole mostra di Mark Bradford.
Importanti collezionisti si sono presentati negli stand già nelle prime ore per assicurarsi acquisizioni di giovani talenti presentati e molti dei 88 espositori riportavano vendite già nelle prime ore della vivace preview: Charles Moffett ha subito venduto una coppia di dipinti di Julia Jo ciascuno al prezzo di 25.000 dollari, mentre un’opera di Lily Stockman, aveva attratto l’attenzione di un museo.
La galleria Pangée di Montreal aveva già vari acquirenti interessati alle opere di Alicia Adamerovich, con vendite subito confermate per l’artista reduce da una personale sold out da Kohn Gallery a Los Angeles durante l’ultima Frieze.
Swivel Gallery, che di recente si è espansa spostandosi nello spazio di Clearing a Brooklyn (ora a Manhattan) ha venduto nelle prime ore le elaborate ceramiche dell’artista con base Guadalajara Alejandro Garcia Cotreras alla sua prima presentazione in una fiera in US (prezzi dai $6,500 ai 20,000) come poi due grandi dipinti di Azarmsa per $11,000 e due sculture di Rebhuhn per $5,000 e 3,500 dollari.
Nel mentre Public Gallery piazzava 2 opere dell’artista italiano Christian Quin Newell, a istituzioni e Sebastian Gladstone faceva sold out delle opere di Tristan Unrau ($15,000/35,000).
Nonostante l’ampia offerta fra le numerose fiere, aste e mostre in contemporanea in città, pare che il sistema dell’arte a New York e gli internazionali che lo frequentano siano riusciti ad assorbire, e rendere sostenibile ancora una volta il tutto, dimostrando una domanda che resiste soprattutto nel lato dell’emergere e delle scoperte, come poi soprattutto di opere di qualità già museale o con potenziale rilevanza culturale nell’affrontare genuinamente temi caldi del nostro tempo.